Ascesa e declino della zeta di Putin

Nelle settimane successive all’invasione dell’Ucraina, la lettera zeta era diventata problematica.
Per motivi che non ho mai capito bene – in un articolo dello scorso marzo pubblicato da Internazionale di presentano alcune ipotesi –, la Z è diventata simbolo della Russia di Putin, una sorta di svastica che manifestava il sostegno all’invasione dell’Ucraina.

Certo nessuno ha seriamente pensato di bandire quella lettera dall’alfabeto, ma l’utilizzo come simbolo o marchio rischiava di essere frainteso o strumentalizzato, tanto che si è deciso di cambiare titolo al film d’apertura del Festival di Cannes è l’assicuratore Zurich ha modificato il proprio logo sui social network.

Ho usato il passato perché qualche giorno fa ho notato un volantino che presenta una grande zeta al centro. Nessun sostegno a Putin e all’invasione dell’Ucraina e neanche disinteresse: semplicemente la zeta ha perso quel significato e può essere tranquillamente utilizzata senza ambiguità, coerentemente con l’immagine grafica dell’ente che prevede di ingigantire la lettera centrale del testo. Mi sono chiesto se valesse davvero la pena cancellare dalla foto del volantino il nome dell’ente in questione, al quale non rimprovero nulla; alla fine ho deciso di toglierlo lo stesso, ma è quasi sicuramente un eccesso di prudenza.

Non mi sorprende che la zeta sia tornata a essere accettabile: non è la svastica, simbolo presente in molte culture ma tutto sommato poco usato prima del nazismo, ma una lettera dell’alfabeto, anzi l’ultima lettera dell’alfabeto latino utilizzata in espressioni come “dalla a alla zeta” oltre che in molti altri contesti (mi limito a citare la zeta di Zorro, anche se a casa ho una copia della Psicogenesi dell’alfabeto di Alfred Kallir, nel quale – temo con rigore pseudoscientifico – si indaga il significato simbolico delle varie lettere dell’alfabeto).
A sorprendermi un po’ è la velocità con cui tutto questo è accaduto: in sei mesi la zeta è diventata simbolo contestato ed è poi tornata, almeno qui in Europa occidentale, a essere quello che era. Mi chiedo se questo sia dovuto alla zeta, simbolo poco adatto a essere strumentalizzato e soprattutto osteggiato, oppure se l’immaginario collettivo sia ormai così mutevole da rendere impossibile, per un qualsiasi simbolo o segno, cristallizzarsi su uno specifico significato.

Un segno di vittoria

Winston Churchill
Winston Churchill

Ero convinto che il segno di vittoria, indice e medio alzati, fosse solo occidentale, una invenzione inglese legata prima ai temibili arcieri inglesi e poi a Winston Churchill, che con la V ridava fiducia ai sudditi della corona, provati dai bombardamenti nazisti; un gesto ripreso infine da Dwight Eisenhower che, da buon americano, esagera e alla V minuscola delle dita aggiunse quella maiuscola delle mani.

Le immagini delle proteste in Iran mostrano invece questo gesto usato anche in un paese che non utilizza la scrittura alfabetica latina (per quanto sicuramente conosciuta, almeno a grandi linee, dalla popolazione). Continua a leggere “Un segno di vittoria”