Truffa ontologica

Due brevi citazioni da Sans Papier di Maurizio Ferraris:

In considerazione di quanto si è detto sin qui, non stupirà certo che la legge costitutiva degli oggetti sociali sia Oggetto = Atto Iscritto: gli oggetti sociali consistono nella registrazione di atti che coinvolgono almeno due persone e che sono caratterizzati dal fatto di essere iscritti su un supporto fisico qualunque, dal marmo ai neuroni, passando per la carta e i computer.
p. 72

Senza iscrizione non c’è oggetto sociale, nel senso, banale, che un atto sociale che non venga iscritto nell’accezione sin qui precisata si riduce a un puro flatus vocis. […] Ciò premesso, le iscrizioni possono ovviamente essere simulate, in maniera esplicita (un matrimonio a teatro, al cinema, in un romanzo, con tutte le differenze intrinseche a queste tre situazioni), o implicita (truffe, assegni a vuoto).
p. 90

Un atto sociale o è iscritto oppure non esiste. Però le iscrizioni possono essere simulate, quindi l’iscrizione non è sufficiente. Uno degli esempi scelti da Ferraris è l’assegno a vuoto, che però è un atto sociale ben definito, solo diverso da quello che ci si aspetta. Socialmente parlando, un assegno a vuoto, e le truffe in generale, esistono.
Il problema è che un assegno a vuoto è identico a un assegno normale. Un matrimonio simulato è identico a uno non simulato, dove con simulato non intendo riferirmi alle recite, ma alle intenzioni degli sposi, come previsto dal codice civile. Un documento falso è identico, o almeno molto simile, a un documento autentico (se le differenza è macroscopica, si ha una riproduzione malfatta, non un documento falso).
In poche parole: la stessa registrazione può determinare oggetti sociali diversi. L’iscrizione è sicuramente uno degli ingredienti degli oggetti sociali, ma il discorso si ferma qui: gli oggetti sociali non consistono in registrazioni.

Ovviamente non è un grave problema: le analisi di Ferraris rimangono valide e il suo testualismo debole resta una ottima e interessante teoria. Solo non spiega che cosa siano gli oggetti sociali: è più una analisi fenomenologica che ontologica. Delle due, una: o si continua a cercare l’ontologia degli oggetti sociali, oppure si lascia perdere l’ontologia e ci si accontenta della fenomenologia.

10 commenti su “Truffa ontologica

  1. ( Mi lascia molto perplesso che si parli indistintamente di iscrivere un’informazione sulla carta o nei neuroni.
    Ma questo è Derrida è la sua “traccia”… )

    Penso che Ferraris ti obietterebbe che l’iscrizione deve essere fatta seguendo precise regole costitutive e forse che anche di questa corretta operazione ci devono essere traccie.
    Penso…
    Cmnq una banconota è falsa, se ad emetterla è una stamperia clandestina con cliché veri.
    In quel caso la cartamoneta, quando si scoprono i falsari, viene cercata e ritirata dalla circolazione.
    Mi chiedo però se davvero è nulla quella cartamoneta o se piuttosto è prodotta in modo illegale e pertanto viene ANNULLATA come conseguenza della scoperta dei falsari.
    Se io pago con cartamoneta falsa qualcuno, in buona fede, l’ho pagato veramente o no?
    Io direi di sì.
    Sto dicendo, anche se non ne sono sicuro, che in molti casi l’aspetto fenomenico degli oggetti sociali è anche ontologico.
    Per questo sarebbe errato mettere sullo stesso piano banconote false e matrimoni. La prima è un’entità sociale ma non è una relazione, la seconda è un’entità sociale ma anche una relazione( non c’è matrimonio senza due persone sposate ).
    Se due persone non possono- p.e. per vincoli di sangue- essere sposati, il matrimonio è nullo.
    Ma l’analogia è piuttosto con il falsario che non ha titolo a stampare moneta, non con la moneta falsa!
    E se due persone sono sposate da un sindaco fasullo ma senza che si possa sospettare l’inganno, io li considererei sposati DAVVERO.
    Lo stesso si può dire di due persone che simulano un matrimonio: se portano troppo avanti la finzione, mi sa che marito e moglie lo diventano sul serio.
    ciao! eno

  2. Mi lascia molto perplesso che si parli indistintamente di iscrivere un’informazione sulla carta o nei neuroni.

    Lascia molto perplesso anche me: i neuroni sono una iscrizione molto atipica, tanto per cominciare perché non sono leggibili da altri.

    Penso che Ferraris ti obietterebbe che l’iscrizione deve essere fatta seguendo precise regole costitutive e forse che anche di questa corretta operazione ci devono essere traccie.

    Probabilmente sì. In questo caso, però, gli atti sociali non sarebbero iscrizioni, ma regole, il che mi sembra un passaggio dalla padella alla brace…

    Per questo sarebbe errato mettere sullo stesso piano banconote false e matrimoni.

    Sono d’accordo: non intendevo dire che un matrimonio simulato sia identico a una banconota falsa. Di comune hanno solo l’avere le identiche iscrizioni degli oggetti sociali “buoni” pur non essendolo…

    E se due persone sono sposate da un sindaco fasullo ma senza che si possa sospettare l’inganno, io li considererei sposati DAVVERO.
    Lo stesso si può dire di due persone che simulano un matrimonio: se portano troppo avanti la finzione, mi sa che marito e moglie lo diventano sul serio.

    Qui ci vorrebbe un avvocato, non un filosofo 😉

  3. Forse bisogna rifarsi alla distinzione goodmaniana tra allografico e autografico…

  4. JoeChip: premettendo che non ho letto Goodman e ho quindi una conoscenza di seconda mano sul tema, ma come ti rifaresti a questa distinzione?
    I documenti sono in parte allografici (si rifanno ad un modello abbastanza rigido, il protocollo) e in parte autografici (quello che trasforma un generico contratto dal mio contratto di affitto è la mia firma non riproducibile).

  5. La definizione Oggetto = Atto Iscritto potrebbe spiegare il mio commento. Ho letto sull’ultimo libro di Maurizio Ferraris la risposta a questo post. Quella “iscrizione” ha provocato in me una registrazione (traccia interna + contenuto) collegata ad un oggetto sociale che mi ha portato a cercare la traccia esterna originale cioè qui. Questa consapevolezza ha fatto nascere un nuovo oggetto che ho tenuto per me fino al momento in cui l’ho “iscritto” con questa risposta. In questo modo è diventato un oggetto sociale con una vita propria libero di provocare altre risposte.

  6. @Giacomo: Premetto di essermi disinteressato all’ontologia sociale, ultimamente.
    Comunque: la tua ricostruzione mi pare funzionare. Non fosse che un commento è un oggetto sociale fino a un certo punto: vedi tutto il dibattito sul valore sociale, politico e penale dei commenti su Facebook…

  7. Io penso che un commento possa essere definito come oggetto nel senso di “qualcosa che esiste”. E visto che può esistere solo in una società, è un oggetto sociale. Certo, potrebbe anche avere lo stesso valore penale che ha un sassolino (oggetto naturale). Il sasso gettato nel lago provoca delle onde così come può farlo un commento lanciato nel “lago sociale” di Facebook…

  8. @Giacomo: È un oggetto sociale… ma un oggetto ben diverso da una dichiarazione pubblica o da un contratto firmato di fronte a un notaio.
    Il pregio della teoria di Ferraris è evidenziare gli aspetti comuni, il difetto è trascurare le differenze.

  9. Da quello che ho letto nel libro, Ferraris propone due categorie di documenti (che sono oggetti sociali) uno forte e uno debole.
    Il documento forte è l’iscrizione di un “atto” (come può essere un contratto). Il documento debole è la registrazione di un “fatto”, un esempio è questo commento.

    Naturalmente il commento può essere istritto successivamente in un documento forte, come una denuncia o una promessa di pagamento.

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