Tra il dire e il fare c’è di mezzo il proibire

Prima premessa.
L’Ucoii (Unione comunità ed organizzazioni islamiche in Italia) ha comprato una pagina pubblicitaria su Quotidiano Nazionale, Giorno, Resto del Carlino e Nazione del 19 agosto. Il contenuto della pagina è un delizioso parallelo storico tra Israele e il nazismo: Ieri stragi naziste – oggi stragi israeliane, Marzabotto uguale Gaza uguale Fosse Ardeatine uguale Libano.
Mohamed Nour Dachan, presidente dell’Ucoii, riconosce la durezza del linguaggio, ma dice che era “l’unico modo per far passare il messaggio alla gente altrimenti vittima di una informazione distorta, di un terrorismo mediatico” (Repubblica).
Innumerevoli le reazioni di sdegno e protesta; alcuni propongono di dichiarare fuori legge l’ucoii o almeno escluderla dalla consulta islamica.

Seconda premessa.
Il 28 luglio Mel Gibson è stato fermato dalla polizia per eccesso di velocità e guida in stato di ebrezza; durante l’arresto, l’attore si è lasciato andare a insulti antisemiti. Il giudice lo ha condannato a tre anni di carcere e un anno di terapia disintossicante dall’alcol.
La Anti-Defamation League ha duramente condannato la reazione di Gibson e, nonostante le scuse e i pentimenti, la carriera cinematografica dell’attore e regista è molto probabilmente terminata.

Uno dei principi vigorosamente affermati da Giulio Giorello in Di nessuna chiesa è la libertà di opinione, ossia la libertà di esprimere qualsiasi opinione. La libertà di discussione è uno dei punti chiave del fallibilismo: ogni limitazione ai discorsi, l’introduzione di qualsiasi argomento proibito, è deleteria per il progresso della conoscenza umana.
Anche le opinioni più sgradevoli, becere o dogmatiche devono poter essere discusse e prese in considerazione. C’è chi, oggi, sostiene che la terra è piatta: una opinione chiaramente insostenibile. Eppure va discussa e affrontata: vi saranno comunque dei vantaggi per la comunità, ad esempio in termini di divulgazione scientifica oppure come nuovi temi per la narrativa fantastica.

Libertà di discussione non significa completa e totale libertà di azione: il relativista non è disposto a tollerare le azioni che danneggiano la libertà altrui: un reato, ad esempio una azione violenta, non è una discussione bensì un atto, e come tale va giudicato ed eventualmente condannato.
Tolleranza verso le opinioni ma non verso le azioni: così si può riassumere il fallibilismo presentato da Giulio Giorello. Il problema è che la differenza tra azioni e opinioni non è sempre netta e ben definita.
Magdi Allam, a proposito dell’Ucoii, scrive sul Corriere della Sera:

A noi non resta che prendere atto che oggi in Italia predicare e aizzare le masse a distruggere Israele è assolutamente lecito, che la stampa nazionale gratuitamente o a pagamento diffonde dei messaggi inequivocabilmente ostili al diritto all’esistenza di Israele. E che tutto ciò viene considerato libertà di espressione. Nonostante si tratti in realtà del fulcro dell’ideologia del terrore di cui tutti noi siamo testimoni e vittime.

Le opinioni dell’Ucoii sono, per Magdi Allam, fulcro dell’ideologia del terrore e quindi vanno proibite. L’unica possibile giustificazione della proposta dell’editorialista del Corriere è considerare come un’azione, e non come un’opinione, il contenuto della pagina pubblicitaria dell’Ucoii.
Equiparare le stragi naziste alle azioni dell’esercito israeliano è in effetti una affermazione forte, che potrebbe (potrebbe) portare qualcuno a compiere azioni contro gli ebrei.
Si obietterà che probabilmente si vuole semplicemente sollecitare una pubblica disapprovazione delle opinioni che paragonano Israele al nazismo: una critica, non una censura preventiva.
Tuttavia la differenza rischia di essere minima. Come mostra il caso di Mel Gibson, sul quale comunque si sovrappongono vari livelli distinti (oltre al reato di guida in stato di ebrezza e agli insulti antisemiti, il popolare attore avrebbe chiamato “tette di zucchero” una poliziotta), la pubblica riprovazione può avere effetti anche più importanti delle punizioni previste dalla legge.

Non si vuole sostenere che la reazione di Mel Gibson o la equiparazione di Israele al nazismo siano opinioni rispettabili o che non vadano condannate: come la terra non è piatta, così gli ebrei non sono i responsabili di tutte le guerre e le radicali differenze tra Israele e il nazismo impediscono un confronto diretto come quello proposto dall’Ucoii.
È sul tipo di condanna che si vogliono sollevare alcune perplessità: più che discutere si tende a soffocare, a rimuovere. Le parole delirio e delirante ricorrono spesso nei commenti: come se gli antisemiti fossero tutti malati da curare (Mel Gibson dovrà in effetti seguire una terapia di disintossicazione). Non si prendono neppure in considerazione le affermazioni e le tesi presentate, non si cerca di capire perché Mel Gibson abbia insultato gli ebrei, non si va ad approfondire cosa accadde a Sabra e Chatila, non discute dei torti e delle ragioni di Israele, non si accenna neppure alle differenze tra il Medio Oriente dei nostri giorni e l’Europa degli anni trenta del novecento.

Si è creata una zona di non discussione: forse tutto questo è necessario per evitare inutili scontri. O forse no, e quello che si vuole evitare è semplicemente la riflessione.

5 commenti su “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il proibire

  1. Carissimo, questo è un post da 10 e lode. Dovrebbe essere obbligatorio nelle scuole.
    Pur avendo sempre un taglio filosofico, entra anche in ambiti politici. Che fai, ti avventuri? Non farmi preoccupare!
    Cantor

  2. Ringrazio per l’apprezzamento.
    Non preoccuparti: sono e rimango un filosofo, non potrei cambiare neppure se lo volessi.
    Non mi interessano i dettagli della “gestione dello stato” (primo significato di politica secondo il De Mauro), però qualcosa di interessante e pertinente sulla “vita pubblica” (secondo significato) credo e spero di averla da dire.

  3. spesso ci si nasconde al confronto dietro con la scusa che le opinioni altrui sono totalmente folli e irragionevoli.
    credo che la censura abbia solo un valore negativo.

  4. E certo che ce l’hai da dire. Eppure tremo all’idea di vederti firmare un corsivo politico. Per me ci arriverai. Ne hai la stoffa.
    Ciao.
    (hai letto cosa ha scritto Adinolfi del mio blog? Non mi ricordo se te ne avevo già parlato.Cmq, questo è link: http://marioadinolfi.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1122160.
    Leggi alla voce Cantor e poi dimmi se non avevo ragione: sei davvero il mago di WordPress.)

  5. Un corsivo politico? L’idea terrorizza anche me.
    Su Adinolfi: no, non avevo letto il commento, e fa piacere sapere di aver svolto un lavoro magistrale 😉

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