Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere

È secondo me la critica più sensata alle tesi utilitariste: spesso la valutazione di vantaggi e svantaggi non è un calcolo semplice e oggettivo, ma una valutazione complessa e almeno in parte soggettiva. Prendere la decisione giusta può essere un’arte nella quale è necessario esercitarsi a lungo, non una procedura da apprendere con un po’ di teoria.

È il pensiero di questa giornata un po’ strana, trascorsa come spesso capita a seguire notiziari e siti di informazione. Eventi come il terremoto in Emilia, per vari motivi, monopolizzano l’attenzione. Sono la notizia del giorno, quella che non puoi non dare, quella che tutti vogliono leggere.
Ma se la tua testata – cartacea, radiofonica, web: poco importa – si chiama La gazzetta del quartiere, L’Eco del rione o Il giornale di zona, al principio dell’importanza della notizia di affianca quello della regionalità; insomma, se fai cronaca locale devi dare spazio alla cronaca locale, affrontando tutte le notizie, anche quelle più a largo respiro, dal punto di vista locale. Non si tratta di provincialismo, ma di specializzazione.
È ovvio che questi due principi sono in potenziale conflitto, perché spesso i grandi eventi di cui tutti parlano – e di cui non puoi non parlare – non avvengono sotto casa. Il conflitto è solitamente risolvibile trovando uno spunto regionale. Si aprono le Olimpiadi, evento del quale tutti parlano? Si cerca un atleta del posto che vi ha partecipato: qualcuno, anche senza ricorrere alle Olimpiadi degli anni Cinquanta, lo si trova. Ci sono le elezioni negli Stati Uniti? Cerchiamo uno yankee che vive qui vicino, o un oriundo che si è trasferito negli States. E così via.

Il bilanciamento tra questi due principi è però un’arte, non un’operazione automatica. E lo dimostra il terremoto. Evento tragico in Emilia, assolutamente trascurabile in altre zone, dove chi lo ha avvertito al massimo si è un po’ spaventato perché oscillava il lampadario.
Notizia che non si può non dare, il terremoto, ma come puoi, tu che ti occupi esclusivamente di cronaca locale, aprire con un terremoto avvenuto a qualche centinaio di chilometri di distanza?
Ho visto, ascoltato e letto un po’ di tutto: dalle interviste di chi si è svegliato di soprassalto a chi è uscito in strada perché tremava lo schermo del computer. Notizie date con grande enfasi, perché così richiede il principio della notizia importante, e con taglio locale, come richiede il principio della regionalità. Mentre il numero di morti e sfollati continua tragicamente a salire, l’ipotetica Gazzetta del quartiere titola bello in grande “Dormivo e la scossa mi ha svegliato”, un titolo perfettamente giustificato, ma decisamente inadeguato.
Per quanto fuori contesto, non posso non citare il Tractatus di Wittgenstein: su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.

3 commenti su “Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere

  1. Il silenzio

    Ascolta, figlio, il silenzio.
    È un silenzio ondulato,
    un silenzio,
    dove scivolano valli ed echi
    e che piega le fronti
    al suolo.

    (Federico Garcia Lorca)

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