Stranamente su questa teoria son d’accordo col Papa

Sua santità Benedetto XVI, durante l’Incontro con le autorità e il corpo diplomatico di Vienna (7 settembre 2007) ha dichiarato:

Una grande preoccupazione costituisce per me anche il dibattito sul cosiddetto “attivo aiuto a morire”. C’è da temere che un giorno possa essere esercitata una pressione non dichiarata o anche esplicita sulle persone gravemente malate o anziane, perché chiedano la morte o se la diano da sé.

Come cantava Giorgio Gaber (Il corrotto), «stranamente su questa teoria son d’accordo col Papa». La preoccupazione di Joseph Ratzinger è condivisibile: chi crede nella libertà, ossia nella autodeterminazione delle persone, deve prestare particolare attenzione alle pressioni che, se particolarmente invasive, possono di fatto costituire una limitazione della libertà individuale.

Una cosa simile può accadere anche con il matrimonio e le conversioni religiose.
Può benissimo accadere che una persona decida di sposarsi non per libera scelta, ma per le pressioni dei parenti o sociali: una madre che ripete ogni cinque minuti «ma quando ti sposi?» o un sussidio negato in quanto single potrebbero, in determinate situazioni, costringere qualcuno a sposarsi senza che ne abbia realmente voglia.
Che dire poi di una persona che non crede in Dio, conosce a malapena il credo niceno ma, per convenienza o per paura delle minacce islamiche e scientiste, si definisce cattolico, convinto che solo il cristianesimo possa arginare il nemico musulmano e l’arroganza di una scienza che ha perso il senso del limite?

Curiosamente, Ratzinger propone la proibizione come rimedio agli eventuali abusi solo per l’eutanasia, lasciando da parte i matrimoni e le conversioni religiose. Sembra di capire che, per questi ultimi casi, sia sufficiente un semplice accertamento delle reali intenzioni della persona coinvolta.

4 commenti su “Stranamente su questa teoria son d’accordo col Papa

  1. Avrei parecchio da obiettare sull’identificazione tra libertà e autodeterminazione: noi viviamo sempre in collettività, legati e dipendenti da altri, vincolati da legami sociali ed affettivi, colmi di conoscenze e credenze acquisite…
    Alcuni pensano che liberarse in più possibile sia l’utopia a cui aspirare per avere quanta più libertà possibile.
    Io penso, invece, ci siano influssi buoni e cattivi, giusti ed ingiusti, eccessivi o limitati, ma che questa rete di legami non sia affatto una limitazione della libertà: legami vogliono dire anche mutuo riconoscimento, e chi mai potrebbe far uso, per dire, della libertà sessuale se non fosse riconosciuto per quello che è( uomo, donna, omosessuale, eterosessuale…) ?
    Immagina un mondo dove tutti i diritti sono stati riconosciuti ai gay, ma essere gay e dire di essere gay resa un tabu sociale: si pretende- come senso comune, non come legge- che se uno è omosessuale, non lo dica.
    La libertà sarebbe totale, la possibilità di attuarla inesistente.

    In realtà volevo dire qualcosa sulle pressioni e la libertà d’eutanasia, e un articolo di Spaemann, ma ho parlato d’altro.
    E fa niente, tanto la mia vita da sempre un detour… 🙂

  2. Avrei parecchio da obiettare sull’identificazione tra libertà e autodeterminazione

    Io avrei molto da obiettare su quello che tu chiami autodeterminazione, ma il concetto è vago e quindi non ho obiezioni serie e razionali da opporre. Diciamo che sono autodeterminato non quando non ho limitazioni, ma quando ho uno spazio di manovra sufficiente e posso muovermi all’interno di questo spazio…

    Quanto a Spaemann: attendo.

  3. L’argomento, che voleva essere contro ogni forma di eutanasia ma in realtà vale solo per alcuni casi, suona così.
    Mettiamo che si ammetta un’uccisione su richiesta, la forma più forte di eutanasia.
    Una persona malata in modo irreversibile si renderà conto di avere la possibilità di defilarsi da questo mondo.
    La sua malattia, che comporta spese, fatica e sofferenza ad altri, non è solo un fatto che gli accade, ma per gli altri anche un peso da cui potrebbe sgravarli esprimendo un semplice desiderio.
    Una persona si sente sempre responsabile e colpevole di ciò che potrebbe evitare, e ciò aumenterà la sua sofferenza per la sua condizione di malato.
    Non è immediato dolore, ma è una vera e propria sofferenza, reale e vissuta.
    E’ facile, benché non necessario, che questo lo induca a optare allora per l’eutanasia, ma non è questo che ci interessa.
    Ora, potrebbe non scegliere o scegliere quella via: l’essenziale è che quel diritto all’eutanasia sarebbe la soluzione ad una situazione che esso stesso genera.
    Non è un argomento conclusivo, ma è un’obiezione interessante.
    ciao! 🙂

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