Sperimentare cloni

Qualche giorno fa, mentre ero vicino alle casse di un supermercato ad aspettare che mio padre arrivasse con dei biscotti, sono stato attratto dalla copertina di una rivista per i consumatori (non ricordo il nome esatto: qualcosa del tipo “scelgo io”, “consumo meglio”, “scelgo meglio”…).
Il titolo che mi aveva attratto riguardava il vaccino per l’influenza di tipo A.1 La rivista, seguendo le raccomandazioni di non ricordo quale giornale pediatrico, sconsigliava alle donne in stato di gravidanza di vaccinarsi, e questo nonostante i rischi di affrontare l’influenza durante la gestazione. Perché? Perché il vaccino contiene coadiuvanti non testati durante la gravidanza.

Nell’articolo che ho letto non vi era alcuna traccia del rapporto rischi/benefici, che spero sia invece presente nella rivista pediatrica citata. Ma quello che mi ha incuriosito non è tanto la razionalità del consiglio della rivista, quanto quello che il giornalista ha chiamato “paradosso della sperimentazione”: per motivi etici non si sperimentano farmaci su donne incinte, e quindi si mettono in commercio farmaci di cui non si conoscono gli effetti durante la gravidanza.
Ho il sospetto che il paradosso, così come esposto dalla rivista per consumatori, sia un po’ rozzo. Ma indubbiamente vero, e non solo per le donne in stato di gravidanza.

Ronald Ross, premio Nobel per la medicina nel 1902, riuscì a dimostrare che la malaria si trasmette tramite punture di zanzara e non, come si credeva, bevendo acqua contaminata, tramite un esperimento molto semplice: ad alcuni indiani fece bere acqua contaminata, mentre altri li lasciò pungere dalle zanzare. I secondi si ammalarono più dei primi, ed ecco dimostrata l’origine della malaria.2
Grazie alla scoperta di Ross si salvarono molte vite. Eppure oggi sarebbe impossibile compiere un simile esperimento – nonostante i pazienti (o cavie) di Ross venissero informati dei rischi e il buon medico tenesse sempre a portata di mano una dose di chinino. Impossibile perché, anche se sappiamo che il bene di molte persone vale più del bene di poche, rifiutiamo questo calcolo utilitaristico per i diritti: il diritto di una persona vale quanto il diritto di un milione di altre persone.
Dubito si voglia rinunciare a un simile principio, nonostante l’indubbia comodità di poter disporre di un certo numero di cavie prive di diritti come erano, almeno in parte, gli indiani di Ross.

Nei film di fantascienza3 gli esseri umani vengono clonati per fornire organi di ricambio. Forse sarebbe più interessante sviluppare cloni (privi di almeno una parte del sistema nervoso, ovviamente) per testare farmaci.

  1. Influenza che la rivista continua a chiamare “suina”. Tra l’altro: se, dopo volatili e maiali, la prossima influenza arriverà dalle mucche, si avrà un delizioso vaccino per la vaccina. []
  2. Ovviamente questo non fu l’unico esperimento di Ross, e alcune ricerche vennero condotte su piccioni – forse per questioni etiche, forse perché cento piccioni sono più maneggevoli di cento indiani. []
  3. Penso a The Island, ma in un certo senso anche I ragazzi venuti dal Brasile è un esempio dello stesso genere. []

6 commenti su “Sperimentare cloni

  1. Quindi, nel caso specifico, si tratterebbe di utilizzare un clone femmina (privo di coscienza) al quale viene impiantato un embrione* (clone a sua volta e programmato per non sviluppare completamente l’encefalo).
    Sarebbe interessante.
    Anche perché, accidentalmente, si risolverebbe il problema delle assenze sul lavoro, per maternità, delle donne senzienti.

    *L’intervento genetico avverrebbe sui gameti o dopo la fecondazione? Se fosse la seconda che ho detto, avremmo problemi etici: inibendo lo sviluppo completo del cervello significherebbe uccidere una persona, secondo l’idea di alcuni.

  2. @Marcoz: Grosso modo l’idea è quella. Sui dettagli non mi pronuncio: commetterei ingenuità.
    Opposizioni ci sarebbero in ogni caso: secondo alcuni i cloni umani non andrebbero fatti perché i cloni umani non andrebbero fatti (sacralità del patrimonio genetico umano, giocare a fare Dio, eccetera).

  3. “Anche se sappiamo che il bene di molte persone vale più del bene di poche, rifiutiamo questo calcolo utilitaristico per i diritti: il diritto di una persona vale quanto il diritto di un milione di altre persone.”

    Sì e no. 🙁

    In linea di principio questo che dici è vero. Però nella pratica a volte rispettarlo è impossibile.

    Prendi il caso (reale) di Serena. Serena è una bimba di tre anni. Una coppia di coniugi che non può avere figli la prende a casa, violando la legge sull’adozione (invero macchinosa e piena di lungaggini). La bimba si trova bene, è felice. Resta con loro per più di un anno. Però la coppia non ha i requisiti di legge per adottarla. Allontanare la bimba dalla coppia (ora la sua famiglia, di fatto) rappresenterebbe per la bibma un trauma. Che fa il giudice? Ha due strade:

    1. Lasciare la bimba alla coppia. Così si fa l’interesse di Serena, ma si potrebbe incentivare (almeno indirettamente) il commercio di bambini: altre coppie potrebbero fare altrettanto.

    2. Togliere Serena dalla coppia. Un trauma per lei. Ma si disincentiva il commercio di bambini e si rispetta la legge.

    Ecco il caso: il dolore di Serena (una bimba di tre anni, innocente) vale l’utile di milioni di altri bibmbi?

    Per la cronaca, il giudice ha optato per l’allontanamento di Serena.

    Una decisione drammatica. Ma, in coscienza, credo che sia difficile cavarsela dicendo che i giudici hanno sbagliato.

    La storia di Serena è raccontata nel “Diritto mite” di Zagrebelsky.

  4. @Lorenzo: Forse ho capito male io l’esempio, ma non mi sembra ci sia un conflitto tra i diritti di pochi e gli interessi di molti. La situazione mi sembra infatti riguardare l’interesse della bambina rispetto all’interesse di molti altri bambini – il che non rende la situazione semplice, in ogni caso.

  5. Poco tempo fa, da un importante ospedale (dove c’è un reparto apposta) mi sono state offerte 1000euro, e dico 1000, per assumere due dosi di muscoril a settimana, per quattro settimane, affinché si potessero poi accettare casi di sonnolenza, apatia ecc. Una cosa molto fattibile, a pensarci. Niente di invasivo o cinematografico. Il lavoro della cavia è molto redditizio, il problema è che solo pochi sanno a chi rivolgersi e quando. Lo sanno molto bene gli studenti di medicina che si sottopongono molto frequentemente e tranquillamente a questi test per guadagnare di tanto in tanto qualche soldino.
    Ma per restare all’argomento in questione…

    1) La sperimentazione dei medicinali sugli uomini o sugli animali ha una sola e vera giustificazione di fondo: alle cause farmaceutiche costa meno rispetto a verifiche di altro tipo (cloni e via dicendo sono “solo” troppo costosi, per il momento).
    2) Detto questo, io credo che rientri nel diritto dell’umanità discutere sull’opportunità o meno di sacrificare degli individui al computo del (SUO di lei) benessere generale. Se ne può parlare e discutere. Ci sono i pro e i contro. Ma CERTO non rientra in tali diritti discutere sull’opportunità o meno di sacrificare degli animali a suo uso e consumo.
    Voglio dire, un conto è se io investo i miei soldi per poi godere dei frutti di tale investimento. Un altro è se investo i tuoi, e a te poi non do nulla.

  6. @Zar: Direi che c’è una bella differenza tra la malaria e due dosi di muscoril (che non so cosa sia, ma immagino non sia sostanza molto pericolosa). E, a livello di consenso informato, c’è anche una differenza tra la conoscenza che puoi avere tu e quella che potevano avere gli indiani interpellati da Ross.
    In ogni caso, la faccenda dei costi è vera: fare cloni (al di là degli aspetti etici e legali) è troppo costoso. Almeno per ora.

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