Solitudine

Questo racconto inizia con un normale viaggio in treno, e finisce con una scena altrettanto naturale. Quello che c’è in mezzo, purtroppo, non è altrettanto normale o usuale.

Nebbia. L’unica cosa visibile era la nebbia. Campi, fiumi, alberi, strade, case: tutto era nascosto dalla nebbia.
Il treno, lentamente, si muoveva nel grigio.

Gloria, di fronte a questa monotonia, si addormentò.
Il treno, finalmente, giunse alla stazione, terminando così il suo viaggio.

Quando Gloria si svegliò, il treno era già fermo da alcuni minuti. Correndo scese dalla vettura e si ritrovò nella nebbia. E nel nulla: in stazione non c’era nessuno. Nessun passeggero, nessun ferroviere, non c’erano neppure altri treni fermi in qualche binario.
Lentamente, stupita di tutta quella solitudine, Gloria abbandonò la stazione per la piazza antistante.

Nessuno. Anche la piazza era deserta, e anche le vie di accesso sembravano deserte. Le attività commerciali erano chiuse, anche se, curiosamente, non c’erano serrande o sbarre abbassate. Come se tutti i bar, le edicole, le cartolerie e persino le gioiellerie avessero chiuso per un attimo, con l’intenzione di riaprire entro pochi minuti.
Fu solamente dopo alcuni minuti che Gloria si rese conto dell’innaturale silenzio. Vicino alla stazione vi erano due grosse strade, a quell’ora molto trafficate: eppure non si sentiva il classico e fastidioso rumore del traffico. Neppure un lontano colpo di clacson. Nulla.

La nebbia, all’improvviso, si alzò, permettendo ad un tiepido sole di riscaldare ed illuminare Gloria e la piazza.
Gloria iniziò a camminare, diretta verso il centro. I suoi occhi cercavano persone, segni di vita, ma incontravano solo edifici vuoti.

Lo sguardo si rassegnò, ed iniziò a guardare con interesse i palazzi delle vie del centro. Ve ne erano alcuni particolarmente belli. Le facciate neoclassiche, con le loro linee pulite ed essenziali, bilanciavano lo sfarzo dei palazzi barocchi. Le vetrate con decorazioni floreali, quasi come gemme preziose, attiravano l’occhio sugli edifici liberty.
A contrastare tutto questo, la bellezza dell’assenza di decorazioni di alcuni edifici moderni.

Mentre camminava estasiata, guardando forse per la prima volta le vie che tante volte aveva attraversato, Gloria sentì una voce. Qualcuno la stava chiamando, e le stava anche toccando, delicatamente, la spalla. Si accorse, all’improvviso di avere gli occhi chiusi; li aprì e vide lo scompartimento del treno.
Senza neppure ringraziare il controllore che l’aveva svegliata, corse giù dal treno e fuori dalla stazione, attraversando la moltitudine di persone che sostava ovunque.
Era in ritardo, e bisognava correre: non c’era tempo per guardare case e palazzi.

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