Se vuoi mandare un messaggio, spedisci un telegramma

Due parole sul divieto di edificazione di minareti in territorio elvetico.

Con la votazione popolare del 29 novembre i cittadini svizzeri hanno deciso di aggiungere il seguente capoverso all’articolo 72 della costituzione federale:

L’edificazione di minareti è vietata.

L’articolo 72 riguarda i rapporti tra chiesa e stato. Evidentemente neppure i promotori del referendum credono davvero che «i minareti non [abbiano] nulla a che vedere con la religione»1, altrimenti avrebbero proposto di modificare l’articolo 75 (sulla pianificazione del territorio) o, al limite, l’articolo 57 (sulla sicurezza del paese e la protezione della popolazione).
Ho anche il sospetto che i promotori (e buona parte degli oltre 1500000 svizzeri che hanno approvato il referendum) concordino con quanto affermato dal Consiglio Federale:

Il divieto di costruire minareti non avrebbe alcun effetto su coloro che violano apertamente o segretamente le leggi e l’ordine sociale della Svizzera o che tentano di imporre un altro sistema legale fondato ad esempio sulla Sharia.

Un divieto inutile, quindi. Eppure è stato approvato. Perché?
Probabilmente nella decisione ha influito quello che dovrebbe essere un aspetto secondario delle leggi: mandare messaggi.

Le leggi costruiscono oggetti sociali.
Alcuni oggetti sociali sono sfumati e vaghi. Altri sono solidi e rigidi. Solitamente la legge si occupa di questi ultimi, lasciando i primi ad altre pratiche come consuetudini, abitudini, teorie morali o religiose e così via.
Se, ricorrendo a una metafora edilizia non molto elegante ma spero chiara, paragoniamo la realtà sociale a un edificio, la legge si occupa delle opere in muratura ed eventualmente dei mobili molto ingombranti (quelli che sono mobili solo di nome, perché muoverli è tutt’altro che semplice), mentre di soprammobili, vasi di fiori, quadri ecc. si occupano le altre pratiche già citate.
La struttura di un edificio comunica molte informazioni: è infatti semplice rendersi conto, dalla sola architettura, se una costruzione è un carcere, un ospedale, una palazzo di uffici o di abitazioni. Ma il modo migliore per far capire che un edificio è un ospedale è scrivere “ospedale” su dei grossi cartelli (ricorrendo agli opportuni segni grafici), non costruirlo cercando di farlo proprio a forma di ospedale. Anche perché il risultato sarà, ad essere fortunati, un edificio progettato male.
Lo stesso vale per le leggi: è ovvio che una legge invia dei messaggi, ma pensare esclusivamente a questi messaggi dimenticando che le leggi, in primo luogo, modificano la realtà sociale è un ottimo sistema per avere delle cattive leggi.
In Texas volevano lanciare un messaggio chiaro: non vogliamo matrimoni omosessuali. Potevano limitarsi a non riconoscere (ingiustamente) i matrimoni tra persone dello stesso sesso, potevano fare una (oscena) campagna sociale a favore dei matrimoni eterosessuali, ma hanno preferito inserire nella costituzione il divieto di riconoscimento di ogni unione simile o identica al matrimonio. Rileggete bene, ripensate a quello che Leibniz ha scritto sull’identità degli indiscernibili e avrete chiaro come George W. Bush sia diventato governatore del Texas.

Torniamo al divieto di costruzione di nuovi minareti:

Il divieto dei minareti equivale a un rifiuto assoluto di qualsiasi tipo di islamizzazione della Svizzera.

In realtà il divieto dei minareti equivale al divieto di costruire edifici a forma di torre che segnalano la presenza di un luogo di culto per la fede islamica. Punto.
Dal momento che nel secondo capoverso dell’articolo 8 della costituzione si afferma che «nessuno può essere discriminato, in particolare a causa […] del modo di vita, delle convinzioni religiose, filosofiche o politiche», è facile desumere che o si considera carta straccia l’uguaglianza davanti alla legge oppure, come minimo, si deve proibire anche la costruzione di campanili. Del resto, come il Corano non fa alcun riferimento ai minareti e al mondo esistono migliaia di moschee che ne sono prive, così immagino che la Bibbia non faccia alcun riferimento ai campanili e che al mondo esistano molte chiese senza torre annessa.
Poco male,diranno alcuni: ci sono già molti campanili in Svizzera – forse pure troppi, visto il costante calo di fedeli cristiani. L’importante è che non ci siano minareti, così da tutelare l’identità (sociale? culturale? paesaggistica? religiosa?) della Svizzera e lanciare un messaggio forte, chiaro e giuridicamente inutile. Che per lanciare questo messaggio ci si ritrovi con una norma che non si capisce bene come conciliare che le libertà e i diritti (tanto cari, a parole, ai promotori del referendum), è un dettaglio evidentemente trascurabile: meglio vietare la costruzione di un edificio basandosi unicamente sulla sua destinazione d’uso, che lasciare che dei musulmani possano orrore!)« rivendicare anche diritti politici e giuridici».

Parafrasando il caro John Wayne («se vuoi mandare un messaggio, spedisci un telegramma, non fare un film!»): se vuoi mandare un messaggio, spedisci un telegramma, non fare una legge!

  1. Queste e le successive citazioni sono tratte dal materiale informativo che il Consiglio federale recapita a tutti i cittadini prima di un referendum. []

8 commenti su “Se vuoi mandare un messaggio, spedisci un telegramma

  1. Bè che aspettarsi da un Paese che ha la croce nella bandiera?
    Forse i Minareti non erano abbastanza “tradizionali” per essere accettati.
    E poi ho il sospetto che un minareto sfigurasse nelle cartoline delle vallate svizzere! 🙂

    Scherzi a parte, la questione dei referendum è sempre sul come viene posta la domanda. Molti di quelli che hanno votato probabilmente non sono contro il minareto in quanto tale, ma hanno più semplicemente paura dello straniero (in questo caso islamico).

  2. Come ho detto più volte queste decisioni dovrebbero essere prese a livello locale come si fa in tutti i paesi democratici, non a livello federale. Ogni comunità deve decidere se nel suo territorio una torre (camaniel o minareto o stupa) è in contrasto col territorio.

  3. Ohhh! Vedi che sapevi di più di quanto ci avevi lasciato credere.
    Finalmente riconosco la mano.
    Complimenti…
    in particolare per l’ontologia sociale!

    Un Sorriso

  4. @Sirjoe: La paura dello straniero è un aspetto che c’è sempre stato e che, almeno così mi sembra, si era sinora limitato ad agire ai margini.

    @Fabristol: Direi che, in prima istanza, a decidere dovrebbe essere il proprietario del terreno: gli altri abitanti della zona possono intervenire solo in alcuni casi (e una torre, più alta delle costruzioni circostanzi, è indubbiamente uno di quei casi).

    @il più Cattivo: Era solo questione di tempo.

  5. “Direi che, in prima istanza, a decidere dovrebbe essere il proprietario del terreno”

    Anche in ultima istanza. Se il terreno è suo, può costruirci qualasiasi cosa.

    “gli altri abitanti della zona possono intervenire solo in alcuni casi (e una torre, più alta delle costruzioni circostanzi, è indubbiamente uno di quei casi).”

    Perchè? Gli altri abitanti non possiedono il terreno, nè lo spazio sovrastante.

  6. @Kirbmarc: Anche se sono a casa mia, non posso ascoltare a tutto volume lo stereo alle due di notte, disturberei gli altri.
    Similmente, posso pensare che alcune costruzioni arrechino disturbo agli altri, un disturbo tale da configurarsi come danno, soprattutto in alcuni contesti. Penso ai divieti, presenti in alcuni centri storici, di montare parabole sulle terrazze e di esporre i moduli esterni dei condizionatori.
    Le costruzioni alte, inoltre, tolgono luce agli altri edifici.

  7. @Kirbmarc: ma è una provocazione o lo pensi davvero?

    Se possiedo un terreno (…e poi bisognerebbe capire cosa significa) potrei costruirci quell oche voglio??? Dove? In Italia? In un territorio mafioso? Già aprire un locale pubblico richiede un bel po’ di autorizzazioni, figuraimoci “qualunque cosa”….

    Non mi fiderei mai della fantasia delle persone!

    Un Sorriso

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