Se c’è qualcosa che mi spaventa

Le uniche condizioni necessarie per essere genitori e per creare una famiglia sono amare e coccolare i bambini tutto il resto è secondario, nonostante quanto dica il Moige di turno o le gerarchie clericali. E noi siamo una famiglia a tutti gli effetti. Se c’è qualcoa che mi spaventa è la società, non le domande dei miei figli.

Testimonianza di Francesco, insieme ad Arthur padre di Violetta e Niccolò. Testimonianza raccolta da Chiala Lalli in Buoni genitori, Il Saggiatore 2009.

A volte mi dico che sono fortunato ad essere eterosessuale, perché se fossi stato omosessuale la vita sarebbe stata molto più dura. Mi piacerebbe vivere in un mondo dove un pensiero simile è privo di senso.

10 commenti su “Se c’è qualcosa che mi spaventa

  1. Non convengo assolutamene con il riduzionismo di cui sopra a proposito della “famiglia” e su ciò che realmente conta per essa. Non che voglia difendere l’istituzione della famiglia, non sono un tradizionalista, ma mi fanno tenerezza certi pensieri così semplicistici e al contempo confusi. Soprattutto temo un perpetuarsi in Violetta e Nicolò, non tanto dei gusti sessuali dei genitori (non mi importa affatto e non credo possa nuocere loro essere omosessuali), ma di tale banalità e confusione (queste sì, nuociono).

  2. @Zar: anch’io posso essere d’accordo.
    Resta il fatto che la maggior parte delle famiglie “straight” non sembra avere nulla di più.

  3. @Galliolus: Molto probabilmente sì, sei un padre degenere: penso di denuncerò all’assistenza sociale appena rientro dalle vacanze. 🙂
    Potrei cambiare idea, se mi spieghi cosa intendi con “coccole”: probabilmente Francesco intende “prendersi cura”, mentre tu intendi qualcosa di diverso.

  4. Non posso che trovarmi d’accordo con il pensiero espresso dalla coppia da te citata. È uno dei motivi per cui mi trovo assolutamente a favore dei matrimoni omosessuali, ma sospetto che per le adozioni sia ancora presto: temo che i figli possano venire pesantemente traumatizzati dal modo in cui li accoglierebbe la società in cui viviamo.

    (Ma d’altra parte anche i figli (biologici ed adottati) delle famiglie eterosessuali rischiano non meno gravi traumi, quindi in realtà non saprei.)

  5. @Oblomov: Capisco la tua perplessità, ma il problema è la società che non li accetta, non certo loro!
    Chiara Lalli fa un esempio illuminante: saresti contrario ai matrimoni misti se la società non accogliesse bene le famiglie con coniugi di due nazionalità diverse?

  6. Non ci sono dubbi sul fatto che il problema sia la società, e che è un problema che va risolto cambiando la mentalità soffusamente e diffusamente omofoba che ci circonda.

    La metafora della Lalli ha un piccolo difetto: mentre in un caso a dover combattere con i pregiudizi dell’ambiente che li circonda sono due persone adulte che si trovano in una circostanza per loro scelta (peraltro, senza andare a pescare troppo lontano, sarebbe il problema che si trovano ad affrontare le coppie omosessuali), nell’altro a subire gli effetti dell’odio sociale sono bambini che non vi si trovano per scelta.

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