Winston Smith è un normale impiegato in un normale ministero. Normale, ovviamente, è riferito all’inquietante futuro tratteggiato da George Orwell in 1984: Winston lavora infatti per il Ministero della Verità, e il suo lavoro consiste appunto nel preservare e diffondere la verità, ossia l’opinione di Big Brother, alterando libri e giornali.
Winston e i suoi colleghi adattano il passato alle esigenze del presente. Se il Grande Fratello, durante un discorso, aveva previsto movimenti del nemico lungo il fronte africano ma il nemico, invece, ha attaccato sul fronte indiano occorre correggere, o meglio rettificare, le trascrizioni del discorso. Quando alcune persone diventano sgradite al regime, è meglio eliminare dagli archivi qualsiasi riferimento alla loro esistenza. E quando, nel nono capitolo, Oceania, la grande nazione retta da Big Brother, rompe l’alleanza con Eastasia per unirsi al vecchio nemico Eurasia, per Ministero della Verità iniziano giorni di febbrile lavoro: quasi tutta la letteratura politica degli ultimi anni è da riscrivere.
L’incredibile mole di lavoro del Ministero della Verità sarebbe oggi drasticamente ridotta dall’uso dei computer. Non è complicato istruire un programma di elaborazione testi affinché sostituisca tutte le occorrenze di Eurasia con Eastasia e viceversa, verificando anche le forme derivate e i nomi delle regioni.
Tuttavia non è questo il solo motivo per cui il Minitrue (così viene chiamato il Ministero della Verità) risulterebbe oggi inutile. Modificare le iscrizioni negli archivi è una operazione sensata solo se questi archivi vengono letti e consultati. Big Brother potrebbe semplicemente affermare, dopo gli attacchi del nemico in India, che tutto è andato come lui aveva previsto: chi mai andrà a verificare il suo discorso originale?
La memoria non è solo memoria collettiva: oltre agli archivi più o meno accessibili e più o meno attendibili, vi sono i ricordi personali: qualcuno potrebbe effettivamente ricordarsi che, quel tal giorno, il Grande Fratello aveva previsto un attacco in Africa, non in India.
Questa eventualità è risolta, nel dispotico regime inventato da Orwell, limitando ed ostacolando il pensiero, agendo in primo luogo sul linguaggio. Il Ministero della Guerra si chiama Ministero della Pace, i campi di lavoro forzato si chiamano joycamps e così via: di fatto si cerca di imporre una nuova lingua, chiamata Newspeak, con la quale, contrariamente al linguaggio comune o Oldspeak, è molto difficile se non impossibile comprendere e dubitare: il vocabolario, limitato all’essenziale, riduce le possibilità di interpretazione.
È questo uno degli aspetti più inverosimili e meno attuali del romanzo di Orwell: chi mai si metterebbe a chiamare “Missione di pace” una guerra oppure “Difesa preventiva” un attacco?
“È questo uno degli aspetti più inverosimili e meno attuali del romanzo di Orwell: chi mai si metterebbe a chiamare “Missione di pace” una guerra oppure “Difesa preventiva” un attacco?”
Verissimo, è inverosimile. Pensa che alcuni illusi pensavano addirittura che un giorno si sarebbe parlato di “politicamente scorretto” per intendere “da censurare”. La fantasinon ha limiti, vero?