Scienza e fantascienza

Ieri sera ho avuto modo di vedere, per la prima volta, il motomondiale.

Una gara interessante: se non faccio confusione con i nomi, un certo Pedrosa si è piazzato subito in testa, Valentino Rossi l’ha superato ma non è riuscito a mantenere la posizione e ha concluso la gara al quinto posto, superato da Stoner, Lorenzo, di nuovo Pedrosa e, proprio nel finale, Dovizioso.

Finita la gara, sono iniziati i commenti: secondo alcuni la differenza era data quasi esclusivamente dall’abilità piloti; secondo altri le gomme erano le principali responsabili della classifica, tuttavia un esperto, non ho ben capito in cosa, ha solennemente dichiarato di non vedere alcuna differenza tra i due produttori di pneumatici, Michelin e Bridgestone; infine si è riusciti a dichiarare, quasi contemporaneamente, che la Ducati è una moto facile e difficile da guidare.

Mentre ascoltavo queste interessanti discussioni, ho avuto la chiara percezione della differenza tra scienza e pseudoscienza o, meglio tra scienza e fantascienza.
La scienza è quella di Casey Stoner, di Valentino Rossi, degli altri piloti, dei meccanici e di tutto lo staff tecnico.
La fantascienza è invece quella dei vari commentatori, dagli esperti che intervengono su tv e giornali ai semplici appassionati che, sul tram, analizzano i dettagli della corsa.

Entrambi fanno supposizioni: sia gli scienziati che i fantascienziati scommettono sulle gomme, sulle condizioni atmosferiche, sulla moto. La scommessa degli scienziati, però, ha una scadenza: la prossima gara. A quel punto si vede chi arriva primo e chi ultimo, chi riesce a salire sul podio e chi rimane a terra. Le scommesse dei commentatori, invece, non hanno scadenza: rimangono indeterminate, girano nel vuoto senza mai confrontarsi con la realtà. I fantascienziati, al contrario degli scienziati, non perdono mai, ma appunto per questo non possono neppure vincere mai.

La differenza tra scienza e fantascienza è tutta qui: una scende in pista e corre, l’altra no.

8 commenti su “Scienza e fantascienza

  1. Attenzione: io non ho detto che la scienza è come Stoner e Valentino Rossi, la mia, in poche parole, non è una metafora. Intendo proprio dire che Valentino Rossi, quando corre, è un uomo di scienza, nel senso generale di conoscenza, perché cerca e accetta la risposta, a volte triste come un quinto posto, della realtà. I commentatori non sono uomini di scienza, si dilettano in vuote chiacchiere (potrebbero diventare anche loro uomini di scienza, basterebbe una previsione seria e precisa: alla prossima gara accadrà questo e quest’altro, ma non accade praticamente mai).

    Lo stesso discorso vale, ovviamente, per molti altri ambiti: dalla cucina alla filosofia passando per l’arte e l’ingegneria. Un piatto è squisito o disgustoso, una teoria filosofica può riuscire a spiegare (filosoficamente) un fenomeno o no, un quadro o una sinfonia saranno belli o brutti, un ponte crollerà o resterà in piedi.
    Rassicuro quindi Massimo: la mia laurea in filosofia non corre pericoli; chiedo invece a Paola: dopo questa precisazione, ho comunque colto nel segno? 😉

  2. Massimo: ah, volevo ben dire! Grazie della precisazione, abbasso la pelle d’oca e ripongo i guantoni 🙂

    Ivo: sì, il tuo commento era chiarissimo. La scienza si mette alla prova e si autocorregge, la pseudoscienza no. Per cui la scienza va avanti, e la pseudoscienza corre sul posto.

  3. “infine si è riusciti a dichiarare, quasi contemporaneamente, che la Ducati è una moto facile e difficile da guidare.
    Non avevi precisato che tra i commentatori c’era anche Walter Veltroni. Ciao Ivo 🙂

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