Relativismo percettivo

A Lavagna, in provincia di Genova, una signora chiese, oramai un paio di anni fa, un risarcimento per danni biologici, morali ed esistenziali causati dal suono delle campane delle vicine chiese della Madonna del Carmine e di Santo Stefano.
Il giudice, finalmente, ha emesso la sentenza dando ragione alla donna e ingiungendo la parrocchia a ricondurre le emissioni sonore delle campane entro i limiti della legge.

Singolare reazione del sindaco Giuliano Vaccarezza:

A nome di tutta l’amministrazione comunale esprimo la solidarietà della comunità lavagnese a don Stefano Queirolo. Mi piacerebbe che nella nostra città il suono delle campane non fosse percepito come fastidioso o addirittura dannoso per la salute. Mi piacerebbe altresì che ogni cittadino si sentisse parte di questa comunità, della sua cultura, della sua tradizione che per giungere intatta fino a noi si è servita e ancora si serve del suono delle campane

Tralasciando il fatto che la solidarietà della comunità lavagnese andrebbe espressa a nome di tutta la comunità, e non a quello della sola amministrazione comunale, e tralasciando anche il fatto che la sentenza non impone la sospensione totale dello scampanio, ma soltanto la riduzione del volume, secondo Vaccarezza la percezione è un fenomeno controllabile dalla volontà. Non si spiega altrimenti quel «mi piacerebbe che nella nostra città il suono delle campane non fosse percepito come fastidioso».

Una persona può decidere quali fenomeni sonori devono arrivare alle sue orecchie e quali no, controllando, eventualmente, anche l’intensità del suono.
Curiosamente, questo funziona solo per le campane: a proposito di prostitute, Vaccarezza ha infatti dichiarato: «[la loro presenza è] disturbante anche per la modalità particolarmente aggressiva e sguaiata con le quali si propongono ai potenziali clienti e per la loro ubicazione nel centro cittadino».

Non dico che Vaccarezza dovrebbe invitare la popolazione a non percepire come fastidiosa la presenza delle sguaiate prostitute; non capisco, però, perché per le campane questo surreale invito viene invece fatto.

7 commenti su “Relativismo percettivo

  1. Vedi, io al mattino sono molto infastidito dalla musica alla radio- classica, Blasco o Van de Sfroos- perché la trovo fuori luogo.
    Per un po’ ho pensato che dipendesse dalla radiolina gracchiante, ma un facile esperimento ha dimostrato il contrario.

    A metà mattinata, stesso risultato: io non tollero musica di sottofondo mentre combino qualcosa.

    Se però metto musica nella mia pausa totale di metà pomeriggio, la apprezzo.

    Effettivamente, Ivo, noi sentiamo e notiamo di più le cose che ci paiono fuori luogo o che in generale isoliamo dal contesto.
    La percezione è relativa alla nostra disposizione d’animo, benché io non sappia se questa sottostia alla volontà.
    Però, ciò che non è sottomesso alla volontà può essere controllato con l’esercizio, come il carattere.

    ciao! Eno

    Ps: No, col cacchio che mi esercito ad ascoltare musica mentre mangio, studio, penso o lavoro!! 😛

  2. comunque avrei una soluzione per salvare capra e cavoli lì a lavagna: riattare le chiese scampananti a templi di venere, così ci si mette le prostitute che raccolgono l’obolo per la dea dell’amore.

  3. @eno: Sì, si può educare la propria percezione, e amare le dissonanze inizialmente inascoltabili di certa musica – ma con dei limiti. Al di sopra di un certo volume, il suono causa dolore, educazione o no

    @Alex: Dovresti fare il sindaco.

  4. @Eno: resta da definire a cosa valga la pena adattarsi, e quanto esercizio investire. E’ d’intenzione più nobile sopportare frombole e dardi dell’avversa fortuna, o prendere le armi…?

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