Polifemo

Uom gigantesco abita qui, che lunge
Pasturava le pecore solingo.
In disparte costui vivea da tutti,
E cose inique nella mente cruda
Covava: orrendo mostro, né sembiante
Punto alla stirpe che di pan si nutre,
Ma più presto al cucuzzolo selvoso
D’una montagna smisurata, dove
Non gli s’alzi da presso altro cacume.

Così Omero, nel IX libro dell’Odissea (traduzione di Ippolito Pindemonte), introduce la figura del ciclope Polifemo: un gigantesco e orrendo uomo che dedica la sua solitaria vita alla pastorizia ignorando completamente l’arte della coltivazione del grano, dal quale si ricava il pane.
In queste poche righe Omero riesce a racchiudere l’antitesi quasi completa di quella che, non solo per i greci, è la civiltà: la vita in comune e l’agricoltura.
È facile immaginare, da questa breve lettura, che i leggendari ciclopi fossero, in realtà, i primitivi abitanti della Sicilia, scacciati o sterminati dai colonizzatori greci.

Faraglioni dei Ciclopi - Aci TrezzaDi queste popolazioni primitive non rimane praticamente nessuna traccia, mentre Polifemo alcuni segni nel territorio siciliano li ha lasciati: i Faraglioni dei Ciclopi ad Aci Trezza. Narra Omero che Polifemo, accecato e deriso da Ulisse in fuga, “scagliò d’un monte la divelta cima” verso la nave dei fuggiaschi. Le divelte cime dei monti sono ancora lì, a ricordare la cieca potenza di Polifemo.
I Faraglioni dei Ciclopi sono rocce basaltiche: la loro origine è vulcanica. Polifemo non sarebbe dunque un pastore siciliano antecedente la colonizzazione greca, bensì il vulcano Etna.

Ulisse e Polifemo (mosaico, Piazza Armerina)Dopo i greci, in Sicilia arrivarono i romani. Nei pressi di Piazza Armerina, in provincia di Enna, vi sono i resti di una vasta villa romana del IV secolo d.C. Grazie ad una alluvione che, in epoca normanna, li ricoprì di fango, si sono conservati in ottimo stato gli splendidi mosaici con i quali il ricco proprietario dell’edificio fece decorare i pavimenti. Tra di essi spicca la raffigurazione di Ulisse che porge da bere a Polifemo. Curiosamente il ciclope ha tre occhi, non uno solo.
Secondo alcuni, Polifemo non rappresenta semplicemente l’Etna, ma l’intera Sicilia, e i tre occhi indicherebbero quindi i tre promontori dell’isola.

Chi è, in realtà, Polifemo? Omero, nella descrizione dell’incontro tra Ulisse e il ciclope, si riferiva alle primitive popolazioni della Sicilia, al suo vulcano più attivo e imponente oppure all’isola tutta intera? Una simile domanda suona curiosa.
Quello che si vuole sapere è quale strano fenomeno colpì l’immaginazione di Ulisse e di Omero, ovviamente visto e descritto dal nostro punto di vista di storici, geologi e geografi. Si chiede, di fatto, un viaggio nel tempo: si vuole tornare, ovviamente solo con il pensiero, ai tempi di Ulisse. Ma un simile viaggio è impossibile: noi siamo figli di Ulisse, lettori di Omero e dell‘Odissea. Ricostruire la genesi di un mito, tentarne la spiegazione, non significa comprenderlo. Per comprendere chi è Polifemo, è forse più utile vedere Fratello, dove sei?, film dei fratelli Coen (Ethan, il minore, è curiosamente laureato in filosofia).
Polifemo, in conclusione, non è un vulcano e neppure un’isola: è un ciclope, un uomo orrendo e gigantesco che trascorre la propria vita solitaria conducendo al pascolo le pecore.

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