Pagare il conto con la giustizia

Da laRegioneTicino di oggi 17 maggio 2011:

Fa discutere a Rovio l’assunzione […] dell’ex vicesegretario e contabile di Lamone, condannato l’anno scorso a due anni di detenzione sospesi con la condizionale per avere arraffato mezzo milione di franchi dalle casse comunali. Il Municipio di Rovio in una comunicazione alla cittadinanza ha spiegato che alla fine dell’anno il contabile del Comune si era dimesso. Indetto un concorso, ha scelto fra una trentina di candidati proprio l’ex segretario di Lamone. Tuttavia il ricorso di una trentina di cittadini […] ha costretto il Municipio a sospendere la nomina.

Capisco le perplessità di avere come contabile una persona con trascorsi giudiziari.
Tuttavia, se l’ex vicesegretario è stato condannato e ha scontato la pena (o, meglio, se il giudice ha ritenuto di non fargliela scontare sospendendo la condanna), ha, come si suol dire, “pagato il conto con la giustizia”.
Impedirgli di lavorare come contabile sembra una pena supplementare e superflua. Quasi ingiusta, per certi versi.

13 commenti su “Pagare il conto con la giustizia

  1. quindi metteresti una faina a far la guardia al pollaio, se dopo aver rubato le galline nel pollaio del vicino è stata ingabbiata per qualche tempo a mangiare solo avanzi e poi liberata?

  2. @alex: Una vera faina no. Ma è un animale, che si presume non possa comprendere la punizione. Un essere umano, se è capace di intendere e di volere, dovrebbe capirlo e rigare diritto.
    Utopico? Può essere: in ottica consequenzialista conviene non assumerlo. Ma è giusto farlo?

  3. in ottica consequenzialista è anche giusto non assumere nello stesso ruolo qualcuno che di quel ruolo ha già approfittato in modo “illecito”.
    non vuol dire non dargli più alcuna possibilità, ma almeno evitare che si ritrovi nelle condizioni in cui ha dimostrato di poter nuocere ad altri. se vuole lavorare in comune, si può anche fargli fare l’operatore ecologico, o quello che va a buttare l’asfalto con la pala per tappare i buchi. lavori, dignitosi, utili, che però non implicano la possibilità di fare danno alla comunità.

  4. Interdizione dai pubblici uffici e mi pare una sacrosanta pena accessoria, che per reati minori ha una durata limitata nel tempo.
    Non stiamo privando un contabile della libertà o della possibilità di fare il pompiere.
    Metti che un chirurgo sia appena tornato da una disintossicazione dall’alcol. Ha “pagato i conti” ma lo fai subito operare?

  5. @alex: Allora uno, scontando la pena, non ha in realtà pagato nulla…

    @eno: Pena accessoria? Ci può stare, se limitata nel tempo. Ma non sembra questo il caso… Se il medico si è disintossicato, lo farei operare sì (ma poi dopo quanto tempo da sobrio un ex alcolizzato non è più tale?).

  6. Dopo quanto non lo so, dopo un anno no di sicuro.
    Non voglio che abbia una crisi mentre sta per impugnare un bisturi.
    Faccio notare che la pena mira alla riabilitazione ma non è la riabilitazione: mi pare sacrosanto considerare il suo passato.
    Si fa per qualsiasi curriculum, non va fatto per un furto milionario?

  7. Di sicuro un privato non lo riassumerebbe MAI dopo aver subito un furto del genere (la violazione del rapporto di fiducia è una giusta causa di licenziamento).
    Perché dovrebbe essere consentito nei casi in cui pagherebbe la collettività?
    A latere, faccio notare che un obiettore di coscienza non può (non poteva? Magari la legge è cambiata nel frattempo con la fine della leva obbligatoria, IANAL) neanche candidarsi a posti di carabiniere, vigile urbano, guardia giurata etc.
    E senza aver commesso reati…

  8. @RobertoB: Nel privato può accadere di tutto, anche che si dia fiducia a un condannato.
    Comunque, il divieto per gli obiettori non aveva scopo punitivo, ma semplicemente di coerenza: se rifiuti il militare perché sei non violento, come fai a fare il carabiniere?

  9. @Ivo Silvestro:
    Non è mia intenzione impedire al contabile il ritorno al lavoro, ci mancherebbe, solo che mi stupisce che per un posto di lavoro pubblico (quindi soggetto a concorso) non sia stato possibile trovare un candidato migliore, presupponendo che i trascorsi criminosi debbano comunque abbassarne la valutazione. O debbono contare meno di un brutto voto a scuola (che in genere fa punteggio)?

    A parte che l’equazione carabiniere = violento mi fa sorridere (amaro), mi piacerebbe che l’obbligo di coerenza fosse esteso a tutti i mestieri.

    Lo scopo punitivo è dimostrato dall’assenza di disposizioni simili in altri casi (sono disposto ad essere smentito da eventuali esempi, che al momento non riesco a trovare).

    Di fatto il semplice peccare (consapevole) escluderebbe di fatto l’esistenza del sacerdozio 😉

  10. E’ l’antinomia tra il principio del c.d. contenuto “rieducativo” della pena e la difficoltà pratica d’una sua attuazione.
    L’ex-carcerato, che non trova lavoro, per sopravvivere (considero il diritto alla sopravvivenza l’unico diritto innegabile a qualsiasi essere, umano e non), spesso non ha altra risorsa che rientrare nelle fila del crimine.
    Una società incapace di prendere atto della discrasia tra i propri enunciati di principio e la prassi, è una società profondamente ipocrita e sorda.

  11. @RobertoB: I carabinieri non girano forse armati? Non sono, appunto, “forze” dell’ordine? E allora il sorriso amaro è fuori luogo: se sei per la non violenza, non puoi fare il carabiniere. Certo, magari la tua posizione è più elaborata, sei favorevole a un certo uso della violenza, quindi i carabinieri vanno bene ma l’esercito no.

    @lector: La pena non è mai “pura”: ha sempre più di un motivo. Quello rieducativo è insomma uno dei motivi per cui si punisce. Ed è un motivo che può entrare in conflitto con gli altri… conflitto decisamente mal gestiti.

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