Non ci sono fatti, ma solo interpretazioni

In Italia il 12% della popolazione è analfabeta: circa sei milioni di persone non sono in grado di leggere. Se si inizia a considerare anche gli “appena alfabeti”, ossia coloro che sanno a malapena leggere e scrivere, si arriva a circa 36 milioni di persone: il 66% della popolazione.
Il 44% della popolazione in grado di leggere lo sconfortante articolo di Repubblica sull’argomento noterà, nella sezione Link correlati, il riferimento ad un altro articolo curiosamente intitolato Corsivo, lo evita la metà dei giovani: “Mette a nudo paure e angosce”.
Forse l’abbandono del corsivo è davvero un fenomeno preoccupante al quale bisogna, in qualche maniera, porre rimedio. Forse. Immaginiamo una lezione di italiano.

Professoressa: Cari ragazzi, ieri sera ho finito di correggere i vostri temi. Come al solito, un vero disastro. La maggior parte di voi rientra alla perfezione nella descrizione dell’analfabetismo di ritorno, ma, data la vostra giovane età, direi che siete analfabeti semplici: non potete perdere la capacità di leggere e scrivere, perché non l’avete mai avuta!
Noto tuttavia un leggero, e sottolineo leggero, miglioramento rispetto al passato. Se il progresso rimane tale, qualcuno di voi potrebbe anche riuscire a raggiungere la sufficienza, prima o poi.

Studentessa: Mi scusi, ma non le sembra di esagerare?

Professoressa: La cultura è tutto, cara ragazza, è tutto. E la cultura è scritta: si può pertanto concludere che tutto è scritto; se non sai leggere non saprai mai nulla; se non sai scrivere non conterai mai nulla.

Studentessa: Non è mia intenzione sminuire l’importanza della scrittura, soprattutto durante una lezione di italiano. Secondo me esagera nel descrivere la nostra situazione…

Professoressa: Cara ragazza, io non esagero. Per quanto riguarda la conoscenza e il rispetto delle regole della lingua italiana, la vostra è davvero una situazione disastrosa. L’unica nota positiva che trovavo nei vostri scritti era la fantasia, lo stile, il colore: i vostri erano pensieri interessanti e vivi, annegati in un mare di errori grammaticali ed ortografici, ma comunque personali. Purtroppo in questi ultimi temi anche questo unico aspetto positivo è sparito.

Studentessaperplessa: Non capisco, cosa intende dire?

Professoressa: Intendo dire che oltre ad essere analfabeti, siete pure piatti e banali: avete paura di andare a fondo. Un disastro su tutta la linea: sia il contenuto che la forma sono deprimenti. Me lo dovevo aspettare: basta guardare come scrivete, in stampatello.

Studentessasempre più perplessa: Scusi, non capisco il nesso.

Professoressa: Non capisci perché non hai studiato psicologia. Il corsivo è personale: un testo scritto in corsivo mette a nudo l’autore. Lo stampatello, invece, è una difesa. Voi scrivere in stampatello perché avete paura di voi stessi, avete paura del giudizio, e non vi esprimete. Stitichezza dell’ego.

Studentessa: Stitichezza dell’ego? È un termine tecnico?

Professoressa: Non si faccia beffe di ciò che non capisce!

Studentessa: Mi scusi. Dal momento che non capiamo, ci spieghi. Il corsivo è personale, ma spesso di difficile lettura, e lei si è spesso lamentata della nostra orribile scrittura. Se non ricordo male, aveva anche coniato il neologismo “cacografia”.

Professoressa: Cacografie, certamente: la vostra illeggibile scrittura non è certo degna di chiamarsi calligrafia!

Studentessa: E si ricorda anche della sua decisione di considerare errore ogni parola non perfettamente leggibile?

Professoressa: Cara ragazza, non mi devi rammentare quello che ricordo benissimo.

Studentessa: In questo non le ricorderò tutte le volte che ci ha rimproverato, e abbassato il voto, perché l’esposizione era non ortodossa, e le chiedo subito se non crede che l’abbandono del corsivo sia dovuto più a queste sue lamentele e scelte che alla stitichezza dell’ego.

Professoressa: Lei divaga, cara ragazza. Io cerco di aiutarvi: dovete superare il muro dello stampatello e ritrovare un rapporto sereno con voi stessi.

Studentessa: Un rapporto sereno con noi stessi? Vuole dire che chi non scrive in corsivo è disturbato mentalmente?

Professoressa: Come sempre, un modo un po’ rozzo di esprimersi, comunque sì, è sintomo di malessere interiore.

Studentessa: Allora tutti quelli che scrivono con una macchina da scrivere o con un computer sono malati gravi!

Professoressa: Continua a divagare, a dire cose che non hanno nulla a che fare con il discorso! L’utilizzo del computer non impedisce all’animo umano di esprimersi.

Studentessa: Lo stampatello invece sì? E se la causa di tutto fosse proprio il computer? Non si è più abituati a leggere il corsivo, grazie alla diffusione del computer, e quindi anche chi, per vari motivi, non usa il computer scrive in stampatello per risultare meglio comprensibile. In questo caso è il contrario esatto: si usa lo stampatello per esprimersi meglio, per abbattere una barriera.

Professoressa: Non dica fesserie: la psicologia non si sbaglia. Lo stampatello è uguale per tutti, mentre il corsivo è personale. L’impersonalità è una difesa, lo stampatello è una difesa.

Studentessa: Mi sembra che lei esageri con le interpretazioni, un eccesso ermeneutico e pure un po’ relativista.

Professoressa: Eccesso ermeneutico? Cara ragazza, lei sta esagerando!

Studentessa: Nessuna esagerazione, professoressa: è proprio un eccesso ermeneutico andare a cercare recondite motivazioni psicologiche quando si hanno a disposizione spiegazioni molto più semplici. Collegando l’abbandono del corsivo al disagio e alla paura di esprimersi, lei lascia l’ambito immediato della scrittura per tuffarsi su altri livelli. La scrittura non è più semplice scrittura, un atto di comunicazione e registrazione, ma diventa esclusivamente altro. Non ci sono più fatti, ma solo interpretazioni.

Professoressa: Mi vedo costretto a convocare suo padre, signorina. Avvisi lei il signor… – cerca il nome sul registro di classe – Ludovico, sì, perfetto. Lo voglio vedere al più presto.

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