Metaindignazione

C’è polemica, nelle terre ticinesi, per una copertina del quindicinale satirico Il Diavolo giudicata sessista. Le volgarità del quindicinale vengono associate alle volgarità del settimanale della Lega dei Ticinesi Il mattino della domenica.
Il dibattito, tra un’intervista e un editoriale, oltre ad affrontare il solito problema della definizione di satira ricalca il seguente schema; “Se ti scandalizzi per il primo allora devi scandalizzarti anche per il secondo”; “Non è vero, il contesto è diverso, sei tu che ti scandalizzi per il secondo e non per il primo”; “Il contesto non conta, devi indignarti”; e così via.1 Che è lo stesso schema che mi sembra di vedere, questa volta nelle terre italiche, per quanto riguarda le battute sessiste di Berlusconi e quelle di alcuni comici.

Insomma, a indignare non è la volgarità, ma il fatto che altri non si indignino. Una metaindignazione che mi lascia il sospetto che delle volgarità non gliene freghi niente a nessuno.

  1. Il contesto, comunque, conta; potrebbe non essere dirimente nel caso specifico, ma conta. []

21 commenti su “Metaindignazione

  1. Se non si considera il contesto, si rischia di prendere delle cantonate clamorose. Il contesto conta eccome.
    La battuta del comico in questione (quello italiano, del ticinese non so) non può essere attribuita a lui: sarebbe come dire che siccome imitando Di Pietro uno sbaglia i congiuntivi, dobbiamo fare lezione di grammatica al comico. Parecchie ‘femministe’ hanno perso un’ottima occasione per tacere.

  2. @Dave Bowman: Nel caso ticinese la questione del contesto riguarda un quindicinale satirico distribuito su abbonamento e un settimanale distribuito gratuitamente in tutto il cantone dall’editore del partito di maggioranza relativa in governo.

  3. Difficile dare un parere senza aver visto in concreto di cosa si tratta.
    Tuttavia, posso dire che spesso l’indignazione “alternata” è il risvolto del giudizio che fa uso di due pesi e di due misure, a seconda che l’oggetto sia un “amico” o un “nemico”. Si veda appunto l’esempio che la parlamentare del PDL ci ha fornito* di recente, a prescindere dalla considerazione che il caso specifico sia da inquadrare come giustamente ha fatto Dave Bowman.

    * propendo per il “ci fa”, anziché per il “ci è”, perché suggerire che la suddetta sia solo buona per “tirare su” qualcosa ai maschi (qualità tutt’altro da disprezzare), sarebbe considerato inevitabilmente un pensiero politicamente scorretto.

  4. Qui è riprodotta abbastanza bene.
    In soldoni, la storia è la seguente: la socialista Patrizia Pesenti, già consigliera di stato (=membro del governo cantonale) era in lista per il Municipio di Lugano, la principale città del cantone. Poi si è ritirata, pare perché non ben voluta da parte del partito.

  5. La satira o è libera o non è. Può piacere o fare schifo, ma ‘indignarsi’ per la satira è più che inutile; è patetico.

  6. Mah, questa è satira nel pieno delle sue funzioni. Non vedo motivi di indignazione (ammesso che “indignarsi” serva a qualcosa).
    Non so di che tenore siano le “volgarità del settimanale della Lega dei Ticinesi Il mattino della domenica”, cioè se volgarità è fine a se stessa – o usata a scopo discriminatorio -, oppure se strumentale all’espressione di un ragionevole punto di vista.

  7. per mia “deformazione” mentale tendo a non catalogare in settori tipo satira, editoriale, cronaca etc etc perché secondo me quello non è il punto: un giornale scrive quello che vuole e sono i lettori a decidere se è meritevole o no. La vignetta del Diavolo e gli artcoli del Mattino sono ai miei occhi entrambi schifezze da non tenere in considerazione.
    Poi, mettiamo che tutti concordiamo per esempio che le vignetta del Diavolo e del Mattino sono passibili di indignazione. Cosa facciamo? Facciamo chiudere i giornali come penso forse vorrebbero quelli di Belticino? (cioè un’associazione di sinistra-bene moralista del Ticino)

  8. La satira colpisce il potere e si riconosce perché fa male, non perché fa (soltanto) ridere. Altrimenti è umorismo, che può essere volgare, garbato, misurato, sguaiato, ecc. Ma è un’altra cosa, ed è bene saperlo. Dichiarare che tutto è uguale è peggio che qualunquismo, è cecità.
    Se compro o leggo un periodico satirico so cosa sto leggendo. Chi afferma di non catalogare è (se va bene) un illuso; viviamo, tutti, di catalogazioni.

  9. @Yoshi: Ma il lettore valuta se è meritevole anche in base al contesto.
    In un testo catalogato come “editoriale” mi aspetto delle opinioni e dei giudizi, non il semplice resoconto di fatti che mi lascerebbe deluso; per un articolo di cronaca vale il contrario. Se prendo in mano la Rivista di filosofia del diritto mi aspetto lunghi testi scritti con un linguaggio rigoroso, se prendo in mano un quotidiano mi aspetto articoli molto più lunghi e scritti senza tecnicismi. Se prendo un giornale satirico mi aspetto linguaggio forte e battute volgari.
    L’indignazione è, in questo caso, banalmente una posa.

    @Marcoz: http://ilmattinodelladomenica.che.newsmemory.com

  10. Parlando del caso italiano (Berlusconi/Marcorè), che senso ha mettere sullo stesso piano un candidato premier e un comico? Un atto di violenza contro una persona nella evidente posizione di non potersi difendere e una battuta volgare ad un esponente politico con diritto di replica?

  11. Alf, la battuta era fatta da ‘Gasparri’. Se non si coglie questa sottile (neanche tanto) sfumatura, non si capisce come la Carfagna dovesse prendersela casomai con il suo collega di partito, oppure tacere e fare miglior figura.
    Avesse imitato Mr B, il bravissimo Marcoré avrebbe dovuto evitare di fare battute sessiste, secondo gli/le indignati/e in servizio permanente effettivo!

  12. @ivo intendevo il fatto che quando si parla di satira si tende a sacralizzarla. per me semplicemente se una vignetta è inserita in un giornale uno la può giudicare meritevole o meno. che ricada sotto la categoria “satira” o meno non mi interessa: è dentro un giornale, cioè un prodotto di un’azienda editoriale privata che l’ha stampato e distribuito e io sono libero di comprarlo o meno.
    Voglio dire, non è che perché è “satira” allora è intoccabile.

  13. @Dave Bowman

    Mi è chiaro e l’avevi già scritto nel tuo primo commento. Mi pare tuttavia irrilevante rispetto a quanto ho sottolineato. Per me la battuta di Marcorè è assolutamente legittima (sebbene non particolarmente di mio gusto) anche senza il metalivello gasparriano, che rimane una raffinatezza comica e non certo un’esenzione di responsabilità.

  14. Sfogliata la versione online del Mattino (grazie).
    Riguardo la pagina delle signorine procaci, ho nulla da commentare (è – come dire – mercato), se non che si può discutere sull’opportunità di pubblicità del genere in base alle modalità di distribuzione dello stampato.
    Poi, c’è la vignetta, con riferimento sessuale, sul burka, che non sono certo di aver capito: l’autore voleva ironizzare sul modo con cui certi musulmani intendono il sesso? È solo un gioco di parole? Se è la seconda che ho detto, naturalmente è un esercizio banale, che non solleva un problema reale (l’emancipazione della donna, per esempio). Ma, ripeto, forse sono io che non colgo il punto.

    (comunque, dopo aver scritto questo commento, mi sento più inutile del solito.)

    P.S.: niente male per un post che non parla di Dio.

  15. @alf
    Scusa, evidentemente non avevo capito il tuo intervento. Anch’io percepisco l’inutilità di ulteriori commenti e mi ritiro in buon ordine…

  16. @Yoshi:

    Voglio dire, non è che perché è “satira” allora è intoccabile.

    Non è intoccabile, ma certo si può permettere cose diverse da un giornale non satirico.

    @marcoz: In quella vignetta ci dovrebbe essere un gioco di parole tra il Ramadan islamico e il Rabadan carnevale ticinese.
    Non si parla di Dio ma pur sempre di Diavolo…

  17. Non avevo notato la “b” (e non conoscevo il rabadan ticinese, ovviamente). Cosa significa, che durante questo periodo le donne ticinesi partecipanti ai festeggiamenti di piazza si offrono ai passanti, in forma anonima, celate da un drappo nero?

  18. Calma un attimo. Cerchiamo di non confondere. La satira è satira, la diffamazione è diffamazione, la menzogna è menzogna.
    Un conto è un giornale satirico semiamatoriale che sbertuccia i politici. E lo fa in maniera grezza e volgare. Che non è bello e non è elegante, ma è satira. E tutto un altro conto è un settimanale, organo di un partito che nel governo ticinese ha la maggioranza relativa, che sistematicamente insulta, diffama, mente sulle persone.
    Voglio dire… c’è una bella differenza, che diamine!
    M.C.
    http://www.confronti.info/it/news-commenti/indignati-quando-fa-comodo.html

  19. @marcoz: non so che cosa significhi quella vignetta, non l’ho capita neppure io. Non ho comunque mai sentito dell’usanza da te descritta, per cui escluderei la tua interpretazione.

    @Marco Cagnotti: Ma dai, il Diavolo non è l’organo ufficiale del PS? A leggere certi editoriali del Corriere avevo capito il contrario!

Lascia un commento