Manifesto surrealista

Luogo: una stazione ferroviaria ticinese.
Tempo: una sera, qualche settimana prima delle elezioni cantonali.

Intorno a me, manifesti elettorali. Solo manifesti elettorali. E tutti tragicamente simili. In pratica, sono circondato da grandi mezzi busti, quasi tutti sorridenti, quasi tutti maschi.
L’eterogenea fauna pubblicitaria che di solito abita la stazione – automobili, mete esotiche di viaggi, assicurazioni, conti bancari, abbonamenti di cellulari e così via – è scomparsa; una perdita di biodiversità che neppure nei peggiori incubi di ecologisti inclini alla catastrofe. Sopravvive, in fondo, un isolato manifesto che pubblicizza gomme da masticare. Chissà se sopravviverà fino alla domenica elettorale.

È surreale.
E devo restare qui una decina di minuti almeno.

Per non impazzire – va bene, sto esagerando, dopotutto di tratta solo di dieci minuti, non di dieci ore: per non annoiarmi – cerco le differenze tra i vari manifesti. Cerco, in quei manifesti e al di là di quello che già so di partiti e candidati, qualcosa che mi faccia dire “ecco, potrei votare per questa persona”. I volti? A parte il fatto che sarebbe un po’ lombrosiano votare in base all’aspetto fisico, sono tutti uguali. Certo, alcuni sorridono, altri hanno uno sguardo più deciso, c’è chi è inquadrato dall’alto o dal basso, chi da destra e chi da sinistra (ma senza doppi sensi politici), c’è chi ha solo la camicie e chi indossa anche la giacca; ma nessuno si stacca dall’anonimato, da quella patina di un discreto fotografo che sa regolare i livelli con Photoshop.

Gli slogan? C’è il tizio dinamico e concreto; ci sono quelli che sostengono i ticinesi; quello che mi mette a disposizione la sua determinazione; quelli che il futuro è più Ticino; quello che non promette nulla ma si impegna; quello che adesso, insieme; quelli che ci mettono passione e competenza; quello delle maggiori opportunità di lavoro ai ticinesi; quello per uno Stato efficiente e una fiscalità equa; quello che garantisce il suo impegno; quello che non per caso; quelli che sì che si può; quello che è in campo per me; quelli con noi per voi; quello che semplicemente c’è; quello che insieme; e c’è pure quello che si limita a un essenziale “votare per me”.
Nulla di memorabile. Alcuni slogan si prestano a qualche battuta, ma poi uno si ricorda la battuta, forse lo slogan, dubito il nome del candidato.

Non credo che i politici siano tutti uguali. Ma credo che potrebbero impegnarsi un po’ di più per dimostrarlo.

3 commenti su “Manifesto surrealista

  1. Ipotesi suggestiva, ma penso che molti candidati non ce l’abbiamo, lo spin doctor: siamo pur sempre un piccolo cantone. (Per il refuso: grazie)

  2. Beh, speriamo, per il cantone, che i candidati eletti non facciano a meno di professionisti (preparati, non raccomandati o parenti) anche negli stretti àmbiti della gestione della cosa pubblica.

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