Maledetti umani

Ne Il pianeta della scimmie del 1968 (regia di Franklin J. Schaffner), nello splendido finale Charlton Heston maledice il genere umano:

God damn you!
God damn you all to hell!

Ne Il pianeta delle scimmie del 2001 (regia di Tim Burton), Charlton Heston maledice ancora il genere umano:

Damn them all to hell!

Le parole sono quasi identiche, ma nel 1968 Charlton Heston interpreta il ruolo di un umano (per la precisione, dell’ultimo essere umano sulla terra) mentre nel 2001 interpreta quello di una scimmia (il padre del generale Thade).
Ci si potrebbe scrivere un saggio, su questo cambiamento.

11 commenti su “Maledetti umani

  1. Non ho capito (mi manca la fonte) se la differenza è solo nella seconda riga, o la prima manca proprio.

    Comunque mi piace di più la versione di Mel Brooks in Balle Spaziali, anche se finisce male 😉

  2. Film stupendo quello originale, il remake/omaggio è stato troncato in tutte le sue parti atte alla riflessione… Però che effettoni speciali, quelli sì che riempiono le librerie oggi…

    Va be’, sono un po’ scazzato. Si capiva?
    E’ solo che secondo me le persone non sono diventate più stupide, ma mi chiedo perché si tenda a prediligere l’effetto speciale alla riflessione. Sì, ok, lo capisco, ma non lo accetto…

    Comunque, a proposito di effetti speciali uniti a domande esistenziali (anche di un certo livello e di un’attualità che andiamo sempre più testando), consiglio a tutti gli anime “Ghost in the shell” (il primo e il secondo lungometraggio, e anche le serie “GITS stand alone complex”).

  3. La versione radical-chic di Burton è forse il più grosso BLEAH! cinematografico degli ultimi anni.
    Facendo una cernita, sono state aggiunte battute su: l’uso di droghe, lo smantellamento dello stato sociale, l’intrusione delle religioni nello stato.
    Mancava poco e diveniva una Convention Democratica o un editoriale snob su Repubblica.

    Arrivo al dunque.
    Il primo film è una tragedia dove il protagonista scopre infine la sua vera sorte e la sua verità, maledicendo sé stesso e la sua stirpe.
    E’ indifferente se il protagonista fosse umano o no. Anche Watership Down è una tragedia, ma strutturata come una favola pulp di animali selvatici.

    Il secondo è solo una storia con una morale, dove all’homo sapiens si rimprovera di aver colpito Madre Natura e tutti gli animali.
    Comprensibilmente, poi, l’animale gli sacramenta dietro come un alpino.

    ciao, Eno

  4. L’affermazione “Ci si potrebbe scrivere un saggio” non significa che lo dovete scrivere voi nei commenti! 😉

    @Francesco: Sì, il remake ha ben poco dell’originale – bisognerebbe però dare una occhiata anche al romanzo originale (ordinato in internet, dovrebbe arrivare tra un mesetto)

    @eno: L’ultimo Batman secondo me è peggio, comunque: la critica al dogmatismo religioso, se ricordo bene, c’è anche nell’originale; i riferimento allo stato sociale e alle droghe non me li ricordo.
    (sulla differenza tra tragedia e storia con morale, sono d’accordo).

  5. ( Durante la fuga sui tetti finisce in una piazzetta o un piccolo terrazzo dove delle giovani scimmie fumano qualcosa che cercano in fretta di nascondere. A casa di una scimmia, un ricco commensale si lamenta boriosamente di un passato stato sociale che li ha mandati quasi sul lastrico. La critica al dogmatismo religioso c’era, ma non c’era la scena pacchiana della scimmia che pregando per la seconda venuta di Cesare tiene un occhio aperto per vedere se tutti pregano con lui. )

  6. “Il primo film è una tragedia”

    “Il secondo è solo una storia con una morale”

    Fermo restando che condivido lo scarso apprezzamento per il remake di Tim Burton, non mi pare che l’originale fosse privo di spunti moraleggianti (tant’è vero che il finale è quello che è: tragico sì, ma anche moralistico).

    Mi sembra di ricordare che c’erano molti riferimenti all’attualità (di allora) anche nel film del ’68. Però effettivamente mi occorrerebbe un’altra visione per fornire esempi concreti.

    Poi, ripeto, d’accordo sul fatto che il primo fosse immensamente superiore (altra cosa che non perdono: l’aver dotato di parola gli umani).

    P.S.: Comunque il finale del remake è diverso, e non poteva essere altrimenti.

  7. @Joe Silver: Diciamo che il film del ’68 è invecchiato molto bene, quello del 2001 non credo invecchierà così bene…
    (Io sono tra i delusi. Credo che per Tim Burton sia stato un gioco divertente; un gioco che, purtroppo, riesco ad apprezzare fino a un certo punto).

  8. C’erano parecchi riferimenti al ’68.
    L’uomo dice a una giovane scimmia, che ripete spesso: “Non bisogna fidarsi degli adulti”, “Nel mio pianeta solo i giovani come te portano la barba” o, con ironia, “Non fidarti di nessuno sopra i 30 anni”.
    E ve ne trovate molti altri.

    Ma insisto che l’aspetto morale era secondario.
    Ogni storia ha un suo contesto e certi secondi fini ed allusioni, ma – per marciare sull’etichetta della “tragedia” – l’Edipo non è una denuncia contro la pratica di esporre i neonati.

    Poi, bisogna vedere con quale abilità l’opera riassume due o tre tratti caratteristici del suo periodo.

    ciao, Eno!

  9. Forse la lettura del libro farà apparire il divario fra prima e seconda versione meno incolmabile, può darsi.

    Però, basandomi sul film: cacchio se nel primo c’è l’elemento religioso! Fra l’altro è anche posto in modo furbo, perché nonostante l’enorme dose critica dovuta al fatto che lo scimmione/scienziato/capo è in pratica il detentore della tradizione/sapienza dogmatica e mette i bastoni fra le ruote al protagonista, ebbene alla fine si capisce che tale dogmatismo di stampo molto medievale (e non solo, purtroppo) egli lo usa per evitare alla sua gente l’autodistruzione avvenuta in passato per quell’altra avanzatissima popolazione: noi.

    Quindi, l’uso della religione quale strumento di governo è nel primo – secondo me – addirittura il perno attorno a cui ruota la storia, o – se non altro – i personaggi: il buono, il cattivo, il ragazzo, ecc.

    Forse Burton, nel voler rendere omaggio, ha fatto un remake appositamente sotto le righe così da far risaltare l’altro, chissà… Illazioni pseudoinverosimili…

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