Leggi

L’uomo vive in società. Ogni società ha le proprie regole, che solitamente sono tacite, e le proprie leggi, che invece sono scritte.
Ogni individuo che vive in comunità con altri individui, cioè che appartiene alla società, è tenuto a comportarsi in conformità alle regole e alle leggi.
Queste ultime sono il collante della società: senza di esse la comunità rischia lo sfaldamento. Ma le leggi non devono solo tenere insieme la comunità, ma anche sostenere e favorire quello che è, o dovrebbe essere, il fine ultimo di ogni società: l’individuo. Le leggi non possono quindi annullare od opprimere, ma devono garantire la libertà. E, soprattutto, devono garantire uno spazio di discussione sulle leggi stesse.

Se questi spazi si rivelano inefficaci e si ha a che fare con una legge ingiusta, che opprime o comunque che viene avvertita come estranea e inaccettabile, come occorre comportarsi? Vi è in questi casi un diritto alla trasgressione delle leggi?
La risposta è chiaramente negativa: il concetto di diritto richiama quello di legge, e pertanto “diritto alla illegalità” equivarrebbe a “ferro ligneo” o a “rotondo quadrato”: una contraddizione di termini.

Henry David ThoreauIl fatto che non vi sia un diritto alla illegalità, non significa che le leggi vadano sempre rispettate. È interessante, in proposito, il caso dello scrittore americano Henry David Thoreau (1817-1862).

Thoreau rifiutava la schiavitù, che ai tempi era perfettamente legale, ed era contrario alla guerra con il Messico, in quanto in totale disaccordo con i principi di libertà ed uguaglianza che dovrebbero essere propri degli Stati Uniti d’America. Si rifiutò pertanto di pagare le tasse, e a causa di questa suo atto di disobbedienza venne incarcerato (ulteriori particolari nella biografia, in italiano e in inglese).
Thoreau andò in carcere senza opporsi: aveva ben chiaro che la sua disobbedienza era una trasgressione della legge, e che ogni trasgressione prevede una sanzione. Non poteva essere altrimenti, perché non vi è impunità, dal momento che non vi è alcun diritto alla illegalità (al massimo, vi potranno essere l’amnistia, l’indulto oppure la grazia, che sono atti che avvengono all’interno della legge).

La vita di Thoreau è anche interessante per illustrare l’unica altra alternativa lecita di fronte alle leggi giudicate ingiuste: lo scrittore ha infatti trascorso due anni della sua vita in perfetto isolamento nei boschi, vicino ad un lago (in seguito narrò la sua esperienza in Walden, ovvero La vita nei boschi del 1854).
Se le leggi di una società non sono accettabili, si può sempre abbandonare la società, con tutto quello che questa scelta comporta.

Un commento su “Leggi

  1. – TRIBUNALE DEL RIESAME – indagato Lozzi
    “…svisarono a tal punto le loro pubbliche funzioni, da fungere inequivocabilmente da “lobbysti occulti” che in realtà lavoravano nell’esclusivo interesse del loro cliente e a danno da chi dovevano tutelare..(..) possono muoversi all’interno di un humus che pare ..essere stato caratterizzato da profondi e duraturi elementi di illiceità, nella gestione delle procedure concorsuali, potendo quindi godere di appoggi, solidarietà e potendo esercitare anche una loro capacità di ricatto e pressioni all’interno di gruppi professionali e di potere (…) si basano, sociologicamente, nella logica del potere e dell’arricchimento da delitto dei colletti bianchi”

    Il Giornale febbraio 2005, Fallimentopoli fiorentina:
    “La condotta degli indagati –scrive il giudice nella sua ordinanza- ha comportato un grave condizionamento della vita economica e sociale della Città di Firenze”

    CSM trasferimento del giudice Puliga, 2005:
    – “Ella, essendo stato incardinato per anni nella Sezione fallimentare del Tribunale di Firenze …. approfittando del Suo pubblico ruolo, imbastiva fitte trame affaristiche con i professionisti interessati… Per effetto di tale comportamento, perpetratosi nel corso degli anni, Lei comprometteva l’indipendenza ed il prestigio dell’Ordine giudiziario… le vicende in esame abbiano riguardato vari soggetti del mondo giudiziario (personale amministrativo, liberi professionisti, magistrati operanti in Firenze), ma anche l’intera collettività…”

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