Leggi ben rodate all’estero

L’attuale legge elettorale italiana non riscuote molte simpatie e si discute su come riformarla. Il che – da inesperto di politica – mi pare un’ottima cosa, sicuramente più sensata dei controfattuali che imperversano un po’ ovunque, dal se il candidato fosse stato Tizio invece di Caio, a se Sempronio avesse fatto una campagna più decisa e urlata passando dalla gaffe di Mevio alla mancata alleanza con Filano senza dimenticare la candidatura di Calpurnio – fortuna che sono i filosofi a fare ragionamenti sul nulla.
Sempre nelle discussioni sul sistema elettorale, mi pare ottima anche l’idea di guardare un po’ come funzionano le cose in altre nazioni: un’occhiata alle altre leggi elettorali non può fare male.

Sempre da inesperto di politica, mi lasciano tuttavia molto perplesso i ragionamenti del tipo “la legge X funziona bene nel paese Y quindi andrà bene anche in Italia”. Ho addirittura letto di “leggi ben rodate all’estero”, come se le norme che regolano la nomina di parlamentari e ministri fossero dei motori.
Metafore meccanicistiche, anzi meccaniche, a parte, che cosa significa “funziona bene”? Con quali parametri si valuta la legge? Solidità del governo? Forza delle opposizioni? Rappresentatività di tutto l’elettorato? E poi, ogni nazione ha la sua storia, le sue cultue e le sue tradizioni: perché il fatto che una legge funzioni – qualsiasi cosa voglia dire – in un certo paese dovrebbe essere garanzia del fatto che funzioni anche altrove?

3 commenti su “Leggi ben rodate all’estero

  1. che cosa significa “funziona bene”?

    Non significa niente , nel senso che non esiste un sistema elettorale che oggettivamente funzioni bene. Il sistema si valuta alla luce delle esigenze riscontrate nello stato di riferimento ed è più o meno desiderabile secondo due parametri tipici: grado di rappresentatività parlamentare e stabilità degli esecutivi. Generalmente un sistema elettorale non può vantare entrambi i parametri e così un sistema guarderà più alla rappresentatività e l’altro alla stabilità. Il sistema maggioritario a collegi uninominali tipico delle democrazie anglosassoni garantisce stabilità degli esecutivi ma è fortemente disrappresentativo mentre quello proporzionale tipico del parlamentarismo è maggiormente rappresentativo a scapito della stabilità degli esecutivi. Il sistema che funziona bene di solito è l’altro rispetto a quello che si ha. Due esempi eclatanti: in UK è in voga il dibattito di una modifca del sistema in senso proporzionale perché la forte disrappresentatività desta ormai più che una perplessità. In Italia la seconda repubblica è nata con il nuovo sistema maggoritario e il conseguente bipolarismo perché l’esigenza era garantire governi stabili a scapito della rappresentatività (visto che si usciva da una storia repubblicana in cui i governi duravano in carica, in media, poco meno di un anno). Oggi l’esigenza italiana è quella di avere una nuova legge elettorale perché quella presente non garantisce la governabilità del paese. Quindi a mio avviso un sistema elettorale buono è quello che consente di superare quello che viene riconosciuto come il principale problema del sistema previgente in un dato periodo storico in un certo paese.
    Ciao Ivo.

  2. @Dario: Non sapevo del dibattito in UK per una maggiore rappresentatività. Il sistema elettorale del vicino è sempre più verde… Comunque, l’attuale sistema italiano mi sembra ottimo per avere poca rappresentatività e molta ingovernabilità: il peggio dei due mondi.

    @ilpiùcattivo: Poteri forti? Suvvia, non fare il grillino… 🙂

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