Le margherite sono dei fiori, non rompete i coglioni

Pur avendo studiato una disciplina solitamente non annoverata tra le scienze, ho a cuore la cultura scientifica – e non è un caso che abbia scritto “cultura scientifica” invece di “scienza”, perché credo che fisica, chimica, biologia eccetera siano cultura a tutti gli effetti, tanto quanto la letteratura e il teatro.

Sono insomma convinto che se ci fosse più cultura scientifica il mondo sarebbe un posto migliore, per quanto la mia sia probabilmente un’illusione. Per quanto mi riguarda, le spiegazioni scientifiche sono ben accette, per cui ben volentieri ascolterò una lezione di botanica su fiori e inflorescenze, lezione in cui sono convinto mi verrà spiegato il significato di termini specialistici come calatide e ligula. E anche il significato specialistico di una parola comune come fiore, che quando pronunciata da un botanico ha un significato diverso da quando a pronunciarla è un fiorista o una persona qualunque che cerca qualcosa da regalare a una persona cara.

Già, perché una parola può significare cose diverse. Non mi riferisco al caso, invero abbastanza banale, di miglio che indica sia un cereale sia un’unità di misura.
Mi riferisco a casi come appunto quello di fiore, in cui il concetto in questione vive all’interno di pratiche diverse, le cui competenze danno luogo a concettualizzazioni diverse, a diversi modi di categorizzare il mondo.

I rapporti tra queste diverse concettualizzazioni sono ovviamente complessi e sono possibili interferenze. Per dire: il significato comune di pesce sarà grosso modo quello di una creatura con le pinne che vive in acqua; eppure tutti – anche chi non ha studiato zoologia – sanno che i delfini, pur avendo le pinne e vivendo in acqua,  non sono pesci.1 Per la categorizzazione dei delfini, anche nel discorso comune, viene riconosciuta l’autorità della scienza.
Ma questa non è la regola, ed è giusto e normale che per altre parole questo riconoscimento dell’autorità non avvenga. Il che non significa necessariamente essere ignoranti di scienza. Se dico “il sole sorge alle sei” non è che ignoro l’astronomia degli ultimi cinquecento anni, semplicemente non riconosco a questa scienza alcuna autorità nell’indicare i momenti della giornata.

Perché scrivo tutto questo? Perché in merito al neologismo petaloso, qualcuno è andato a fare le pulci all’esempio delle margherite perché, appunto, “le margherite non sono fiori, ma calatidi composite”:

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Affermazione perfettamente corretta. Se stessimo discutendo, ad esempio, durante una lezione di scienze, o una conferenza di botanica. Ma non è questo il caso. Per cui, mi spiace, ma le margherite sono dei fiori, non rompete i coglioni con questa saccenteria che, mi spiace dirlo, ma temo non contribuisca per niente alla diffusione della cultura scientifica. ((Ignoro le motivazioni di chi ha originariamente creato l’immagine qui sopra, per cui rivolgo le mie esternazioni unicamente a quelli che l’hanno condivisa e commentata con la saccenteria prima descritta.))

  1. E se per caso qualcuno non lo sa, viene redarguito per la sua ignoranza. []

3 commenti su “Le margherite sono dei fiori, non rompete i coglioni

  1. Si chiamano ligule, non liguli. Tanto perché se Marco Vinci vuole bacchettare gli altri, si assicuri la precisione.
    E in questo caso non mi crea alcun problema se un bambino li chiama “petali”, uno per ogni flosculo che compone i capolini delle Asteraceae. Poi vabbè, se sono questi i problemi in cui l’Italia versa…

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