La multa

In un bar del centro, tre amici sono seduti intorno ad un tavolo, chiacchierando amabilmente.

Tommaso. Oggi mi è arrivata a casa una multa per divieto di sosta. Sessanta euro.

Emanuele. Però, una bella cifra.

Ludovico. Ma almeno la prossima volta di ricorderai di non lasciare la macchina in divieto di sosta.

Tommaso. A dire il vero, la prossima volta che mi capiterà una situazione come quella, lascerò comunque la macchina in divieto di sosta.

Emanuele. Se proprio vuoi regalare sessanta euro a qualcuno, puoi pensare a me, invece che al comune!

Tommaso. Non si tratta di regalare, ma di guadagnare. O, almeno, di risparmiare. Dovevo assolutamente versare dei soldi in posta entro la giornata, altrimenti avrei dovuto pagare una penale per il ritardo. Era quasi l’ora di chiusura: non sarei mai giunto in tempo, se mi fossi messo a cercare un posteggio. La penale in caso di ritardo è di cento euro: ne ho comunque risparmiati quaranta!

Emanuele. In effetti, anche io avrei fatto lo stesso.

Ludovico. Credo che tutti avrebbero fatto come Tommaso. E credo anche che questo rappresenti un problema.

Tommaso. Indubbiamente è un problema: se mi fossi ricordato di pagare prima, avrei comunque risparmiato i sessanta euro della multa!

Ludovico. Non mi riferivo alla tua memoria, ma al sistema delle multe. C’è un grosso problema.

Emanuele. Quale problema?

Ludovico. Strettamente pecuniario: l’importo della contravvenzione è uguale per tutti. E come Tommaso ha efficacemente mostrato, può capitare che convenga prendere la multa: vi possono cioè essere dei casi nei quali la trasgressione della legge è più vantaggiosa del suo rispetto. Un grosso problema, perché le multe dovrebbero essere dissuasive.

Tommaso. Hai ragione. Per cercare un posteggio ci vogliono circa dieci minuti. Nel mio caso, difficilmente dieci minuti del mio tempo valgono più di sessanta euro, ma per alcuni questa è la norma. Per queste persone la multa perde significato.

Ludovico. Dieci minuti valere più di sessanta euro? Sicuramente non stai parlando di laureati in filosofia!

Emanuele. Cari amici, devo dissentire con voi! La multa non deve dissuadere, ma ripristinare un equilibrio che la trasgressione aveva turbato. La funzione della multa è presente, non futura. Si è valutato che il danno causato da una automobile in divieto di sosta vale sessanta euro, e pertanto chi lascia la macchina in divieto di sosta deve rifondere la società di quella cifra. Sarebbe assurdo aspettarsi qualcosa di diverso. La multa non perde di significato in base al reddito del multato!

Ludovico. Però ragionando così, le persone non sono tutte uguali! Una persona, ammesso che esista davvero, in grado di guadagnare quattrocento euro l’ora potrebbe sempre lasciare l’auto in divieto di sosta.

Tommaso. E questo non è giusto! La legge deve essere uguale per tutti. Le multe dovrebbero essere proporzionate al reddito: un divieto di sosta equivale a quello che si guadagna in sei ore. Quaranta euro per me, cinquanta per il mio superiore, cinquecento per il direttore, mille per il padrone della ditta.

Ludovico. Prospettiva interessante, però è difficilmente praticabile: i vigili urbani dovrebbero chiedere, insieme alla patente, anche la dichiarazione dei redditi.

Tommaso. Giusta osservazione. In questo caso propongo l’istituzione di pene corporali: il divieto di sosta equivale a tre frustate. Il corpo e il dolore sono uguali per tutti, no?

Ludovico. Non tanto: temo che tre frustate inferte ad una persona di sessant’anni siano ben diverse da tre frustate inferte ad un giovane di vent’anni. E poi, in caso di eccesso di velocità cosa proporresti? L’amputazione della mano?

Emanuele. Temo la discussione stia degenerando. Comunque, non capisco le vostre obiezioni: in nome dell’uguaglianza dei cittadini volete stabilire sanzioni diverse per ognuno? Tesi ben strana.

Tommaso. Che i miei sessanta euro siano uguali ai sessanta euro di un’altra persona, è tutto da dimostrare!

Emanuele. Il denaro non puzza, mio caro.

Ludovico. Temo che l’odore dipenda molto dal naso di chi annusa.

Emanuele. Ma cosa c’entra tutto questo con le contravvenzioni?

Ludovico. Hai ragione, sull’odore dei soldi potremo discutere un’altra volta.

Tommaso. In effetti, il problema non è il denaro, ma l’equilibrio. Le pene non sono mai uguali per tutti: chi ha tanto è avvantaggiato rispetto a chi ha poco, dal momento che, in caso di sanzione, gli resterà comunque tanto, mentre chi ha poco rischia di perdere tutto.

Ludovico. Quello che dici è giusto, ma è anche vero che chi ha tanto avrà timore di perdere quel tanto che ha, e rispetterà la legge, mentre chi ha poco avrà anche poco da temere, e sarà meno portato a rispettarla. Chi infine non ha nulla da perdere, non avrà nulla da temere, e il rispettare la legge dipenderà solo dal suo buon cuore.

Emanuele. In definitiva, come si esce da questa situazione?

Tommaso. Temo non se ne esca.

Ludovico. D’altra parte, non tutte le trasgressioni sono punite pecuniariamente. Per eccesso di velocità c’è il ritiro della patente, per altre trasgressioni ancora c’è il carcere.

Emanuele. La ricerca dell’equilibrio non è mai semplice.

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