Libertà e verità sono due concetti filosofici decisamente complessi; un discorso serio non può esimersi dall’operazione preliminare di tentare una definizione.
Quello che segue, evidentemente, non è un discorso serio perché si accontenta delle definizioni, ingenue e molto probabilmente inesatte, di libertà come assenza di costrizioni o impedimenti esterni e di verità come proprietà di alcuni discorsi di riferirsi correttamente alla realtà.
I due concetti, secondo alcune concezioni o visioni del mondo (il termine può apparire inappropriato ma, come si vedrà in seguito, credo che qui siano in gioco proprio una concezione globale, e non locale, del mondo o, perlomeno, dell’uomo), sono slegati.
La libertà è, in poche parole, anche libertà di sbagliare e, se una cosa è vera, non lascia libertà ai soggetti. Libertà è essere convinti, ad esempio, che 3 * 0 = 3 o che 5 / 0 = 0, anche se questi enunciati sono entrambi falsi; la verità della matematica, una volta scoperta, limita la libertà degli individui di credere nella correttezza di un enunciato dimostrato falso.
L’accordo tra libertà e verità, in queste visioni del mondo, viene cercato immaginando che l’ambiente migliore per l’affermazione della verità sia la massima libertà di parola. Solo se ogni argomento può essere oggetto di discussione si può sperare di diffondere la verità. Mi pare che questo atteggiamento sia smentito dal proliferare delle varie teorie del complotto (che qui non cito per evitare l’arrivo di complottisti: purtroppo nessun servizio segreto mi paga per sopportarli, quindi preferisco evitare ogni contatto), ma come ideale può tranquillamente mantenere la sua validità, considerando che le alternative sono peggiori: meglio sopportare qualche pazzo sostenitore di una congiura mondiale per l’eliminazione del chinotto dai distributori automatici di bevande che costruire centri di rieducazione forzata per chi non la pensa come la maggioranza delle persone.
Secondo altre concezioni o visioni del mondo, la verità non è e non può essere contraria alla libertà, ma ne costituisce anzi il compimento.
Essere liberi significa arrivare alla verità e, ovviamente, allontanarsi dalla verità significa non essere realmente liberi. Quando si sbaglia si ha soltanto l’illusione della realtà.
Non so se da questa concezione segua necessariamente la concezione di errore come colpa da punire; certo una simile concezione si ritrova facilitata. Una forza esterna che mi costringa a fare la cosa giusta, infatti, non va contro la mia libertà, ma anzi mi aiuta a scoprirla e accettarla.
Questo lunga introduzione serve per spiegare il mio imbarazzo di fronte a una riflessione di Carlo Bellieni. Il noto neonatologo e autore di diversi testi di bioetica traccia un parallelo tra le donne cinesi, costrette dalla legge ad avere al massimo un figlio, e le donne italiane che subirebbero una limitazione simile non dalla legge, ovviamente, ma della società che imporrebbe il modello del figlio unico:
Contro la legge del figlio unico, artista cinese si chiude un una scatola nera
In Cina la stessa legge imporrebbe alle coppie di non fare più di un figlio. Tutti giudicano la cosa come illiberale. Ma in Italia dove non esiste una legge scritta per limitare i figli, l’effetto è lo stesso. Siamo di fronte ad una “limitazione di Stato” (cinese) e una “limitazione sociale” (italiana)… ma sempre di limitazioni si tratta: In Occidente chi ha tanti figli viene guardato quasi come un pazzodie, tanti pur avendo i mezzi non ne fanno… dunque è la pressione sociale a limitare a poco più di uno (un po’ come in CIna) il numero dei figli. L’artista cinese non sa che sta protestando contro la limitazione di Stato proprio là (in Italia) dove vige una pari limitazione social-culturale…
Mi sono sempre sentito vicino alle denunce del potere oppressivo della riprovazione sociale. Nell’obbligare le persone lo stigma sociale può essere più potente e insidioso di una legge.
Dovrei quindi sottoscrivere le preoccupazioni di Bellieni.1 Eppure ho una certa perplessità, perché in quelle parole mi sembra di leggere la concezione della libertà come raggiungimento della verità – e quindi una denuncia non della riprovazione sociale in generale, ma solo della riprovazione che allontana dalla (presunta) verità.
Leggo che una coppia che ha un solo figlio non è libera, o perché obbligata dalla legge oppure perché obbligata dalla società, e mi chiedo: quando è libera? La risposta, temo, è: quando ha più di un figlio, perché, secondo Bellieni, è quella la verità o normalità: almeno due figli, meglio tre o quattro.
Se, e sottolineo se, è questa la visione di Bellieni, come concordare con lui quando si dichiara preoccupato dall’oppressione dell’opinione pubblica? Pur condividendo le sue preoccupazioni, la divergenza sulle possibili soluzioni rimane, e mi pare una divergenza difficilmente sanabile.
Dicevo all’inizio: questo non è un un discorso serio: si basa su una impressione, su quello che io immagino Bellieni vorrebbe dire ma non ha detto e, forse, non direbbe mai. Per correttezza, acceterrò senza fiatare critiche simili a questo mio scritto.
- Sottoscriverle o criticarle in quanto esagerate. Una mia conoscente ha da poco partorito il terzo figlio e, tra le amicizie comuni, non ho sentito commenti negativi o di disapprovazione, il personale medico e infermieristico non l’ha trattata da pazza irresponsabile, non mi risulta che i colleghi abbiano emarginato i tre volte genitori eccetera – viceversa amici e parenti chiedono spesso a me e a mia moglie quando metteremo al mondo un paio di pargoli. Quanto ai modelli imposti: non ho condotto ricerche, ma in molte pubblicità e serie televisive la famiglia tipo ha almeno due figli. Si tratta, è ovvio, di osservazioni parziali: può essere che in altre situazioni a me estranee vi sia davvero questa imposizione del figlio unico, come un commento sul blog di Bellieni sembrerebbe confermare. [↩]
Giusto quello che dici. Poiché spesso le verità di ragione indurrebbero a comportamenti antitetici rispetto alle libertà individuali e la nostra capacità di comprensione del mondo è troppo limitata per poter affermare con certezza il risultato d’una azione correttiva degli effetti casuali dell’interagire complessivo,ho da tempo deciso di fregarmene altamente del buco dell’ozono, della scomparsa delle balene, degli effetti degli OGM, dello scempio dell’Amazzonia.
Con riferimento al tema conduttore di questo post, quando saremo cinquanta miliardi di esseri affamati vaganti in un pianeta desolato, costretti come le iene a dissotterrare i cadaveri per poterci nutrire, o ad azzannare i nostri succulenti vicini di casa, tra la masticata d’una coscia putrefatta e il morso a un bel fegato grasso in decomposizione, mi consolerò pensando che – in fin dei conti – è stata la Libertà ad aver trionfato.
@lector: Ma io non ho parlato di un maggior valore della libertà rispetto alla verità (e tanto meno Libertà con la maiuscola)… uh, mi stavo dimenticando la conclusione del mio scritto: accetto senza fiatare la critica
Non ti stavo criticando, bensì recriminavo, tra me e me, sull’antinomia oggettivamente esistente tra libertà e verità. Riusciremo a dare soluzione convincente a questi problemi solo quando il nostro [*] cervello si sarà evoluto a tal punto da poter muovere i sedici pezzi della scacchiera in simultanea, con un unico movimento.
[*] nostro o di chi verrà dopo di noi, se verrà.
Scusami se mi porto sul facile e quindi dribblo per ora le questioni filosofiche che introduci (sebbene mi interessino).
Tuttavia se qualcuno parte da delle premesse mi sembra come minimo doveroso verificarle.
Dove vive Bellieni?
Quante famiglie vede con un figlio unico?
Almeno dalle mie parti c’è stata un’ondata di figli unici negli anni ’80, e poi progressivamente si è ritornati a un quadro tipico di due (e molti miei amici sono già a tre – ormai sono rimasto quasi solo io con uno solo).
Non è vero che i figli li stanno facendo solo gli immigrati; è vero invece che molti miei coetanei sono “ancora” single (nota le virgolette).
Ma far media tra coppie con 2-3-4 figli e adulti senza figli (non necessariamente accompagnati) non è avere tutti col figlio unico…
(dai, se mi sforzo ancora un po’ tiro fuori la storia dei polli arrosto…)
Dunque quando il mondo in cui presumo vorrebbe vivere Bellieni, quello in cui non c’è riprovazione sociale per “troppi figli”, sarebbe quello in cui NON c’è alcun giudizio sociale per il tuo comportamento? Mi spiace, ma l’intera specie umana, per non parlare delle scimmie antropomorfe, VIVE di giudizi sociali, e secondo alcuni il nostro cervello si è evoluto proprio per districarsi in un mondo di giudizi degli altri. Potrei citare alcuni libri sull’argomento. Faccio un altro salto. Qualche anno fa c’era riprovazione per chi faceva UN solo figlio; erano liberi quei genitori? Secondo me no, e anzi nel mondo d’oggi liberarsi dei giudizi della gente (cito Guccini) è molto più facile di allora, e quindi QUESTO mondo è molto più libero di quello di qualche anno fa. O no?
P. S. Abbiamo già avuto a che fare con Bellieni e abbiamo dimostrato che capisce poco di evoluzione. Possiamo dimostrare che capisce poco anche di sociologia? 😎
Sembra che Pigliucci oggi abbia una leggera synchronicity con te…
Concordo con Marco. Rispetto a qualche anno fa, le famiglie oggi sono molto più libere di fare come gli pare. Fino a qualche decennio fa, una donna che non riusciva a dare figli al marito era guardata male, emarginata. E motivo sufficiente per rompere il matrimonio per santa romana chiesa. Belleni usa la libertà che gli garantisce una società occidentale per dire un po’ di frasi in libertà, appunto.
Non sono un filosofo, ma non vedo contrapposizione tra libertà e verità. Se uno dice 2+2=3 nessuno gli impedisce di farlo, ma avrà qualche difficoltà a comunicare con gli altri o a relazionarsi con la realtà, e quindi pagherà le conseguenze di questa sua libertà. E d’altronde, come hai detto nella premessa, la “libertà come assenza da costrizioni” è un concetto un po’ naif.
Knulp: “non vedo contrapposizione tra libertà e verità”.
La contrapposizione sussiste dove io ritengo di essere nel giusto se t’impedisco un comportamento che reputo lesivo degli interessi generali fondati su di una “probabile” verità.
Posto che: a) il sovraffolamento del pianeta è un pericolo reale; b)l’eccessiva prolificazione della razza umana, condurrà inevitabilmente alla desolazione e alla fame;
(allora) -> se reputo queste due affermazioni altamente probabili, posseggo io il diritto d’impedirti di procreare a tuo piacimento, in nome della sopravvivenza della specie, o no? e chi stabilisce qual è il valore “oggettivo” di una “verità”?
L’artista cinese non sa che sta protestando contro la limitazione di Stato proprio là (in Italia) dove vige una pari limitazione social-culturale…
Concordo con Weissbach: dove vive Bellieni? Mi sembra di avere un giro di conoscenze molto ampio, ma questa limitazione socio-culturale non l’ho mai incontrata.
Se avesse parlato di limitazioni economiche (molti figli costano, e rendono difficile trovare e mantenere un lavoro),pur non essendo d’accordo con l’idea che Bellieni ha di libertà, avrei capito quali sono le basi del suo ragionamento, ma questi riferimenti a una limitazione socio-culturale mi lasciano perplesso.
Inoltre questo confondere libertà dalle imposizioni esterne e indipendenza di giudizio mi sconcerta. Essere completamente indipendenti dalle influenze esterne è impossibile, quindi la libertà completa dai modelli socio-culturali è semplicemente un miraggio e penso che Bellieni lo sappia.
Credo proprio che non voglia dare più indipendenza di giudizio, ma riportare in auge modelli socio-clturali che non godono più dell’influenza che avevano una volta.
La risposta, temo, è: quando ha più di un figlio, perché, secondo Bellieni, è quella la verità o normalità: almeno due figli, meglio tre o quattro.
Penso che tu abbia colpito nel segno. Per Bellieni, probabilmente, si è veramente liberi solo quando si seguono i dettami della “verità morale” (Nota: il concetto stesso di una verità nel’ambito delle morale, che è un campo prescrittivo e non descrittivo, mi lascia molto perplesso..)
Scusa se sono terra terra (non mi addentro nella questione filosofica), ma mettere sullo stesso piano la legge cinese con la riprovazione sociale (peraltro assolutamente blanda, e quindi trascurabile) in Italia mi sembra assolutamente scorretto. Un po’ come mettere sullo stesso piano le leggi che impongono l’indossare il burkha in Afghanistan e il condizionamento sociale in Italia che vorrebbe fare vestire le donne sempre in modo provocante.
Qualcuno in passato l’ha fatto, trascurando il dettaglio che le conseguenze del non rispetto delle due “leggi” succitate (quella statale in Afghanistan e quella della consuetudine sociale in Italia)danno luogo a conseguenze di portata ben diversa. Bellieni mi sembra in malafede, e trovo l’usare questo tipo di argomentazioni filosofiche anche piuttosto pericoloso.
Il parallelo libertà/verità non regge: le verità (con tutte le piùcchèlegìttime sottigliezze filosofiche, che da buon quiniano non mi sognerei mai di sottovalutare) riguarda i dati di fatto del mondo che ci circonda, mentre la libertà riguarda i giudizi di valore che *noi umani* diamo a quei fatti.
Si può credere che 2+2 faccia 3 — perché, Ivo, hai citato casi “estremi” come moltiplicazione e divisione per *zero*? domanda psicologica, s’intende! 🙂 — ma la cosa resta sbagliata.
Invece si può anche dimostrare che, biologicamente, la spece homo faccia solitamente un solo figlio (sto sparando una cavolata qualsiasi, ovviamente), ma il passo che da qui ci fa arrivare a dire che sia giusto fare un solo figlio, quello no, non è un dato di fatto: resta un “mero” giudizio di valore, ed è solo lì che si esercita la propria libertà.
Per cui, Ivo, rigetto completamente la tua premessa e la cosa mi permette di non avere esitazione alcuna nel classificare le considerazioni di Bellieni come, consentitemi la citazione dotta, una ****** pazzesca.
Non sono così convinto che Bellieni abbia torto. A me sembra che la società odierna dia un estremo valore al successo e alla realizzazione personale, vuoi come ricchezza, che come carriera etc…
Questo esercita ovviamente una pressione sociale (indiretta) molto forte contro l’avere un gran numero di figli.
Secondo me la discussione stessa rende questo evidente, dato che tutti scrivono di 3 o 4 figli come un gran numero; faccio notare, però che affinchè una popolazione umana non si estingua, il numero medio di figli per donna deve essere superiore a 2. Cioè, a noi sembra avere un gran numero di figli qualcosa che è solo lievemente superiore ad un numero ragionevole, e questo mi sembra un indizio del fatto che Belleni un po’ di ragione ce l’ha.
Poi magari lui lo dice per altri motivi, ma questo non toglie che magari ci azzecca.
La popolazione umana dovrebbe almeno dimezzarsi, altro che mantenersi …
Genesi 1, 26-28
Ma un dimezzamento è una cosa difficilissima da raggiungere, dato che implica un controllo “online” del fertility rate, cosa che è ovviamente impossibile.
E’ proprio la necessità d’un “controllo” che confligge con i principi della libertà …
Piatto ricco….
… la tentazione di lasciar perdere è forte:
ti vai ad incasinare su un oceano di temi.
Non contento di aprire dei post monotematici adesso Ivo ci propone quelli con cross-correlazione.
Ehi, guarda che diventa un sito difficile e poi si sa come va a finire.
Vedendo poi tanti amici intervenuti mi sono chiesto se e come potessi portare un contributo.
Sul tema delle definizioni avendo appena cominciato il libro Steven Pinker “Fatti di parole” eviterei di dilungarmi.
Ma è il concetto di “libertà di essere ignoranti” che mi perseguita.
Cosa vuol dire “davvero” essere liberi di “credere” che 2+2 faccia 3 ????
Probabilmente di incasinarsi ad ogni passo. Se infatti ci si aspetta che il numero successivo al 3 sia pari e nei passi pari di muovere la gamba sinistra (o la destra se preferite) chi ritiene di essere libero di pensare che 2+2 faccia 3 si troverà per terra appena proverà a muoversi.
Se “credere” significa soltanto “sparare ca..ate” per stupire od ingannare, allora il discorso per me è insignificante e lascio lì.
Una sola piccola nota su figli, popolazione terrestre e stime varie. Attraverso le segnalazioni che ricevo da Weissbach e dalla amata lettura dei capolavori di J.Diamond desumo che i problemi relativi alla sopravvivenza (per difetto o eccesso di popolazione) della specie umana siano troppo complessi per limitarli alla “faccia burbera” di qualcuno quando scopre che hai più di due figli…
Un sorriso
“Il più Cattivo” scrive:
“desumo che i problemi relativi alla sopravvivenza (per difetto o eccesso di popolazione) della specie umana siano troppo complessi per limitarli alla “faccia burbera” di qualcuno quando scopre che hai più di due figli”
Concordo.
Infatti, dicevo (#3):
“Riusciremo a dare soluzione convincente a questi problemi solo quando il nostro [*] cervello si sarà evoluto a tal punto da poter muovere i sedici pezzi della scacchiera in simultanea, con un unico movimento.
[*] nostro o di chi verrà dopo di noi, se verrà.”
@Lector: ti avevo …lector…. 🙂
(scusami ma da quando commenti questo blog avevo sognato di poter fare questa battuta… @Ivo poi passa per i diritti di autore)
…
Non ho però compreso il tuo punto.
…
😕 😡 …
😕 🙁 … ah!!
😕 🙂
Per muovere nello stesso istante i 32 pezzi della scacchiera (16 bianchi e 16 rossi o neri a seconda del tipo) basta un bel calcione…. 🙂 😀 😉
(Qui i diritti di autore li devo ad un koan citato in G.E.B.)
Questo come qualsiasi altro movimento simultaneo ipotizzabile violerebbe comunque le regole degli scacchi!
Il problema come tu lo impostavi suppongo fosse sulla capacità elaborativa di previsione di mosse multiple, ma in ogni caso i pezzi in gioco sarebbero sempre 32!
Faccio solo presente che per modulare l’ “impronta” della nostra specie ci sono molti modi di intervenire, solo che quelli che solitamente attuiamo sono tutti nella direzione … sbagliata!!!
Un sorriso
@Weissbach: Interessante. Sia l’articolo di Baggini citato da Pigliucci citato da te, che la tua osservazione sulla media. Non avevo riflettuto sulle fluttuazioni che rendono il numero medio di figli un valore poco significativo.
@Marco Ferrari: Di sociologia, non che io ne capisca molto di più… comunque, anche secondo me c’è più “libertà sociale” adesso rispetto a qualche anno fa, almeno per alcuni aspetti della vita.
@knulp: L’opposizione tra verità e libertà non è radicale. Più che altro c’è indipendenza – una persona è libera di credere il falso, ma ovviamente anche di credere il vero e, anche senza pensare a costrizioni, il “vantaggio evolutivo” della verità sull’errore è notevole.
@lector: Uhm… Noi impediamo alle persone di correre a 200 Km/h in centro città perché questa sua azione è un potenziale pericolo per noi – e la multa c’è anche se non ha provocato incidenti.
Un simile approccio può valere anche per chi fa molti figli? Entrambe le azioni sono potenzialmente dannose per noi.
C’è un limite nel confronto: nel primo caso è la singola azione ad essere (potenzialmente) dannosa, mentre nel secondo è necessario un atteggiamento complessivo. Potremmo pensare a una sorta di credito. Potremmo immaginare che ognuno abbia a disposizione un bonus per un figlio, e per avere ulteriori figli debba acquistare il bonus da altre persone (un figlio di una coppia “vale” mezzo bonus da ogni genitore – se sono entrambi coinvolti).
Quasi quasi ci scrivo un racconto di fantascienza 😉
@Mia: Non sottovalutare quello che Mill chiamava stigma sociale.
Ti faccio un esempio: una società nella quale la omosessualità è legale (non esistono leggi che la proibiscano) ma socialmente inconcepibile: un omosessuale viene caldamente invitato a curarsi, è costretto a vivere in clandestinità perché verrebbe licenziato, perderebbe gli amici eccetera.
Un omosessuale è libero, in un simile posto? (posto che poi è l’Italia di qualche anno fa – e forse ancora oggi, “meglio fascisti che froci”).
@hronir: Tralasciando la dotta citazione, ho scelto l’esempio “estremo” per un motivo molto semplice: se uno mi dice 2+2=3 l’ipotesi più probabile è che utilizzi altri segni numerici diversi dai nostri. Mentre se uno mi dice 3*0=3 è probabile che abbia idee tutte sue sull’aritmetica.
@Stefano: Quella della pressione sociale indiretta è interessante, come ipotesi. Poco verificabile, ma interessante.
Con sette miliardi di esemplari, siamo ben lontani dall’estinzione! E ciò che conta è il numero medio di figli per coppia.
Se questo numero è due, con metà delle coppie che non hanno figli e l’altra metà che ne hanno quattro, non ci sono problemi.
@il più Cattivo: Beh, il credere che 2+2=3 è un esempio estremo.
Definire che cosa significa “credere” sarebbe un altro esempio ancora – oltretutto io ho definito la verità «proprietà di alcuni discorsi di riferirsi correttamente alla realtà», riferendomi ai discorsi, non alle azioni!
@ Ivo e Weissbach:
chiedo il permesso di fare una precisazione
..è il valore medio che rende poco significativo curare le fluttazioni, non il contrario.
Ovvero per esemplificare se la media dei figli per coppia fosse 50 andare a curarsi del fatto che l’1 per cento ne abbia meno di 10 o più di 90 sarebbe poco rilevante….
@Ivo: Se si tratta di chiacchiere da bar sono poco interessato, e direi anche che valutarne il beneficio evoluzionistico sarebbe veramente poco significativo.
Quello che devi invece ammettere, altrimenti vuol dire che stai solo scherzando è che sulle valutazioni discorsive o non vengono prese delle decisioni cui si riflettono delle azioni.
Essere libero di dichiarare che stai andando a 200 Km orari in centro non è passibile di multa, ci vuole un autovelox o comunque qualcuno che dichiari la pericolosità indipendentemente dalla rilevazione tachimetrica.
Quindi essere libero di utilizzare concetti legati a valutazioni errate (non veritiere) è uno svantaggio evoluzionistico (frase da prendere con qualche precauzione, che so…un condom)… 😉 🙂
ovvero:
Essere libero di credere che il Titanic non potesse affondare ha causato la rinuncia alla dotazione necessaria di scialuppe di salvataggio che presumibilmente avrebbero consentito la sopravvivenza e quindi opportunità riproduttive ai suoi passegeri…
Un saluto
@–>il più Cattivo
Era solo una maniera figurata di rappresentare la capacità di risolvere mentalmente un’equazione a 16 variabili … Non siamo in grado di farlo perché evolutivamente sinora non era necessario che lo fossimo; così come – utilizzando lo stesso esempio di Ivo, ma per finalità diverse – non siamo adatti a correre alla velocità di 200 km all’ora e, quando lo facciamo, guidando l’automobile e andando oltre i limiti naturali della nostra fisiologia, rischiamo molto spesso di spiaccicarci …
@–>Ivo
La questione vale per ogni provvedimento coercitivo che limiti l’individuo nel nome d’un interesse “maggiore” della collettività.
Invero, si tratta d’un problema epocale, quello che pone perennemente a rischio qualsiasi sistema democratico.
Dirò di più: in termini socio-politici è, forse, la “madre” di tutti i problemi.
@lector: tu affermi
“Non siamo in grado di farlo perché evolutivamente sinora non era necessario che lo fossimo”
Questa frase è della forma non A implica non B, che è equivalente a B implica A, cioè a una frase del tipo
“Siamo in grado di giocare a scacchi perchè evolutivamente era necessario che lo fossimo”
Non ti sembra un po’ strano?
@ivo: la questione dei due figli per coppia è complessa. Io mi riferivo al fatto che l’indice totale di fertilità è calcolato eliminando dalla media le donne che muoiono prima della menopausa, e che quindi il TFR di una popolazione deve essere maggiore di 2 perchè essa non tenda ad estinguersi, vedi
http://en.wikipedia.org/wiki/Total_fertility_rate
Altre considerazioni: molte (ripeto: molte!) donne non hanno (non possono avere) figli: ovvero tutte quelle che muoiono da bambine, che sono sterili o soffrono di qualche handicap. Questo fa sì che l’aureo numero di 2 figli per donna possa essere raggiunto solo se le donne che effettivamente ne hanno (cioè quelle che tu hai in mente nella tua statistica intuitiva sulla base delle persone che conosci) ne hanno in media più di 2.
@–>Stefano
“Siamo in grado di giocare a scacchi perchè evolutivamente era necessario che lo fossimo”
Ovviamente, se me la presenti con un simile sofisma, sembra che io abbia detto una solenne idiozia. Se invece vai un peletto più in là e la vuoi leggere nel senso che “Siamo in grado di risolvere in maniera determinata equazioni con un massimo di grado due, perchè evolutivamente era necessario che lo fossimo”, secondo un principio di necessità e sufficienza, la frase acquista un qualche contenuto razionale suo proprio.
@Stefano: Il tuo è un approccio biologico. Il che significa: a) sei molto più preciso di me nel fare i conti; b) non tieni conto che se il numero di figli per coppia è un fatto culturale, in caso l’estinzione degli esseri umani diventi un evento probabile (adesso non mi sembra proprio essere così) è quasi sicuro che l’abito di avere pochi figli cambierebbe – mentre se il numero di figli fosse biologicamente determinato è improbabile che una mutazione corregga il problema.
@il più Cattivo: Indubbiamente vengono prese delle decisioni sulle credenze che uno ha. Ma queste azioni non sono vere o false – al massimo sono giuste (se raggiungono lo scopo) o sbagliate (se falliscono).
Non mettere le scialuppe perché il Titanic non può affondare è una azione sbagliata presa in seguito a una credenza falsa. Aspettare l’alba perché il sole gira intorno alla terra è una azione giusta presa in seguito a una credenza falsa.
Probabilmente esistono anche azioni sbagliate in seguito a credenze vere – ma sono sicuramente più rare delle prime.
PS Se confesso di aver superato il limite non mi multano?
@Ivo: non credo ai miei occhi:
qui si raggiungono limiti che solo Mark Twain aveva osato sfiorare.
Dove volevi arrivare? 😕
Anche:
Aspettare l’alba perchè ho un cugino che si chiama Giovanni
è un’azione “giusta” dovuta ad una credenza “sbagliata”… ma mi perdo.
😡 🙂 😀
Il nesso di causalità “inefficace” mi mancava, forse devo arricchire la mia biblioteca
Concedimi un’altra opportunità e fammi comprendere
Un sorriso
@lector: ma guarda, anche se la metti come dici tu, non c’è alcuna necessità. Volevo mettere in evidenza che non tutto è determinato tramite selezione Darwiniana. Cioè non mi pare che vi sia pressione evolutiva sulla capacità di risolvere le equazioni di 2° grado; al massimo sul contrario, secondo il paradigma: matematico=secchione=nessuna donna=estinzione. 🙂
Può benissimo essere (e a me pare proprio così) che il risolvere equazioni di 2° grado non dia alcun peculiare vantaggio evolutivo, tant’è che fino al 1400 (così, ad occhio) non si aveva la minima idea di come risolverle.
Ps: peraltro, a tutt’oggi il 95% degli esseri umani non ha alcuna idea di come si risolvano
@ivo: hai ragione
@–>Stefano
La capacità di risolvere equazioni di grado 2, caratterizza tutta la nostra maniera di pensare, a prescindere dal fatto che un singolo soggetto sia o meno in grado di eseguire effettivamente il calcolo. Con molta probabilità, l’homo sapiens ha elaborato questa capacità (pur se, nella maggioranza degli individui, solo potenziale) in relazione alle proprie esigenze evolutive e ciò gli ha pure procurato un notevole vantaggio rispetto alle altre specie che non ne sono dotate.
Il nostro cervello, tuttavia, ci limita notevolmente quando vogliamo risolvere le problematiche che vanno al di là della geometria euclidea e della fisica classica, e che abbiamo scoperto esistere, una volta usciti dalle piane del Serengeti: già ragionare in termini di spazio-tempo o di quantistica, risulta oltremodo ostico per non dire impossibile, alla maggioranza di noi. I problemi che ci troviamo tuttavia ad affrontare, richiederebbero questa capacità di afferrare a colpo d’occhio la complessità, senza doverla ridurre in termini lineari. Può essere che questo sia il prossimo step evolutivo; ma anche no.
@Stefano: Scrivi
Mi ricorda il problema della “root of all evil”.
Il problema del determinismo è per me uno dei più affascinanti. E’ per me il vero Strano Anello
😕
Ah… il linguaggio intenzionale !!!!! 😎
Un sorriso
P.S. L’obbligo di evoluzione non mi convince.
@–>Stefano
Forse una precisazione è doverosa rispetto al mio precedente #28.
Sono convinto – anche se non ho alcun elemento di conforto a riguardo – che le potenzialità cerebrali del primo homo sapiens erano perfettamente identiche a quelle dell’uomo contemporaneo. Ossia, non vi è stata alcuna evoluzione biologica, ma solo culturale, tra noi e loro. Il salto evolutivo si è registrato tra homo heidelbergensis e homo sapiens, così come vi sarà, se vi sarà (non credo vi sia alcuna necessità in ciò), tra homo sapiens e un futuro homo “galacticus”.
@ lector : buona precisazione.
Però ritengo che non sia estremamente corretto affermare che siano “perfettamente identiche”.
Mi aspetto che nei 100.000 anni qualcosa l’evoluzione (anche biologica) la debba avere combinata, altrimenti si ricomincia con gli equilibri punteggiati o peggio ancora i salti.
Anche da un punto di vista di compatibilità “sessuale” mi sembra di ricordare che ne “il racconto dell’antenato” il buon R.Dawkins scrivesse di circa un migliaio di anni di inter fertilità “garantita”, magari spingersi fino a 100.000 potrebbe essere un po’ difficile.
Tra l’altro non si può certo ritenere che non vi siano state presenti pressioni evolutive a tal proposito. 🙂
A scanso di equivoci ribadisco che la mia posizione è
“quasi-esattamente” la tua (non perfettamente identica 😎 ).
Un sorriso
Questa questione delle potenzialità è piuttosto complessa, ma te la passo per buona.
Quello che volevo dire è che probabilmente alcune funzioni superiori cognitive, quali ad esempio la capacità di pensare in maniera matematica, sono probabilmente un epifenomeno; cioè sono un carattere secondario della capacità umana di manipolare mentalmente le categorie spazio-temporali in maniera esplicita, e che quindi non sono affatto necessario prodotto dell’evoluzione, ma semplicemente un effetto secondario di essa. Questa ipotesi sembra essere supportata dal fatto che tutti gli uomini sanno manipolare mentalmente lo spazio-tempo, mentre non tutti sono in grado di capire questioni matematiche difficili.
@il più cattivo: cosa ti disturba degli equilibri punteggiati?
Comunque mi pare stiamo lentamente, ma inesorabilmente, andando off-topic
@Stefano: Tutto (e di più).
Mi autoproclamo appartenente alla parrocchia alternativa.
Ma la diatriba tra Dawkins e Gould è ormai purtroppo priva di un suo rimpianto protagonista.
Un Sorriso
Capisco. Ovvero, non capisco, ma non fa niente.
@–>il più Cattivo
di circa un migliaio di anni di inter fertilità “garantita”
Non ho letto quel libro di Dawkins. L’interfertilità dovrebbe solitamente produrre individui sterili, come nel famoso caso del liger (pessimamente tradotto in “ligro”).
@ lector: non hai letto ancora I racconti dell’antenato? 😉 Peccato, ma si può rimendiare.
Riguardo la sterilità è un argomento su cui non credo di avere titolo per entrare, ma il concetto che volevo esprimere è che non darei per scontato (anzi suppongo il contrario) che non vi sia stata evoluzione se non culturale negli ultimi 100.000 anni.
Un Sorriso
@il più Cattivo: #26 Mi paragoni a Mark Twain – e secondo te mi metto a spiegare cosa volevo dire, con il rischio che ritiri il lusinghiero (e immeritato) paragone?