Immorale e amorale

È l’altra faccia del naturalismo greco tornata plausibilmente a vivere nella modernità: quella che ci riconsegna per sempre il volto non immorale, ma amorale, di una natura sovranamente e spietatamente indifferente a speranze, gioie e sofferenze di ogni essere vivente. Avere sempre ben presente nella mente anche questo volto di una natura segnata da sofferenze, sprechi e lotte per sopravvivere – quelle che Nietzsche irrideva sostituendole con la sua lotta per l’accrescimento della potenza –, anche a Darwin risultava ben difficile.

Orlando Franceschelli, Dio e Darwin, Donzelli Editore, pag. 89

Nietzsche forse sbagliava a irridere Darwin, anche se sospetto avesse motivazioni più elaborate di quelle riassunte da Franceschelli, però un dubbio su quel volto della natura è molto probabilmente necessario.

La natura non né morale né immorale, bensì amorale, né amica né nemica dell’uomo, bensì altra (aldilà del bene e del male, verrebbe da dire); sarebbe questa la lezione di Darwin. Ma è possibile pensare davvero questa amoralità, questo andare oltre i, o meglio fermarsi prima dei, valori umani? Già le parole impiegate nel testo suggeriscono il contrario: «spietatamente indifferente a speranze» eccetera. Perché spietatamente? E perché indifferente, termine che comunque richiama un orizzonte di moralità (quante volte si è sentito dire “non si può restare indifferenti di fronte a…”)?

Pensare questo volto della natura non è forse difficile, ma impossibile.

9 commenti su “Immorale e amorale

  1. Forse sarebbe possibile se riuscissimo a eliminare, dai nostri pensieri, qualsiasi residuo di antropocentrismo?

    Saluti

  2. E’ vero! e mi ricorda gli editoriali domenicali di Scalfari dove Egli insegna che la vita è ciò che scopriamo con la pura empiria e che essa è velata dal nichilismo ma l’unico scopo oggettivo della vita è la morte.
    “Viviamo solo per morire”???
    Biologicamente e oggettivamente ora siamo vivi e poi non lo saremo più: nessun “per” finalistico. Uno sguardo “oggettivo” sulla vita non ha nessun bisogno di considerare la morte.
    Significativi i discorsi che rivelano una confusione di piani tra biologia( dove il finalismo non ha un piffero di cittadinanza ) e filosofia- una confusione definita, non so perché, “razionalismo”… 😉

    Mi viene una piccola curiosità… Che cosa ne fai seguire dalla tua osservazione che pensare uno sguardo amorale della natura è ( forse ) impossibile?
    Che quel volto morale della natura è un puro errore di calcolo e di prospettiva, che è un inganno utile all’uomo, che l’impossibilità di pensarlo inesistente è un indizio della sua esistenza o che cos’altro?
    ciao, eno! 🙂

  3. Eliminare qualsiasi residuo di antropocentrismo? Se conosci la ricetta, avvisami. Io temo che noi si sia (solo?) uomini, e come tali guardiamo il mondo, che sarà sempre (visto) antropocentrico.
    Cosa ne faccio seguire? L’unica risposta che mi viene in mente è: lasciamo perdere i discorsi sulla moralità o immoralità o amoralità della natura.
    Mi obietterai: come si fanno a lasciare perdere, se sempre e comunque pensiamo in questi termini?
    E io non ti rispondo, perché non so cosa altro dire (almeno per ora).

  4. Eh, sono troppo preso nelle ricerche per dotare l’umanità di uno strumento che misuri il buon senso: non ce la faccio a mettere a punto anche la ricetta che dici.;-)

    Saluti

  5. Se è così, a me pare che il buon senso in dotazione ai singoli non venga utilizzato a dovere in diverse occasioni…

  6. No, non ho obietto affatto che è assurdo evitare la questione, anche se continuiamo ad usare comunque gli schemi di moralità o amoralità… non è assurdo!
    Una cosa sono le nostre credenze sulla realtà- e sono opinioni. Un’altra sono gli schemi di pensiero con cui intepretiamo la realtà- e sono fatti della razionalità umana.
    I fatti possono continuare ad esistere anche se non sappiamo spiegarli… ciao, Eno!

  7. Direi che è nella natura dei fatti il loro esistere senza spiegazioni…
    Mi chiedo se i fatti della razionalità umana si possa spiegare, perché per spiegarli si dovrebbe ricorrere, appunto, alla razionalità umana.
    Ma alla fine, cosa è una spiegazione?

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