Categories: Pensieri diversi

Ivo Silvestro

Share

Premessa

Quanto qui scritto viene, ovviamente, dalla (ripetuta) visione del film di Kubrick e dalla (non ripetuta) lettura dell’omonimo romanzo di Arthur C. Clarke (senza dimenticare il suo racconto breve La sentinella e gli altri romanzi con cui Clarke ha deciso di proseguire la saga di 2001).
Fin dove mi è stato possibile, ho cercato di attenermi al film, utilizzando il romanzo unicamente come guida e fonte di suggerimenti per l’interpretazione del film.

I tre monoliti

Proviamo a narrare la storia di 2001: Odissea nello spazio dal punto di vista del monolite nero o, meglio, dal punto di vista della civiltà che ha inviato i tre monoliti.
Questa civiltà ha scoperto l’esistenza di un pianeta sul quale si è evoluta la vita e, soprattutto, sul quale vive una specie di primati, a rischio di estinzione, con un notevole potenziale. Questa specie, se riuscisse a sopravvivere, potrebbe diventare intelligente. La civiltà dei monoliti decide quindi di inviare un monolite (chiamiamolo TMA-0) il cui scopo è aiutare questi primati a evolversi.

Non è chiaramente possibile restare sulla terra per osservare il lento svilupparsi della scienza e della tecnica, ed è anche improponibile effettuare controlli periodici (voi fareste un viaggio di qualche migliaio di anni-luce per scoprire che questa razza tanto intelligente si è estinta, autodistrutta o più semplicemente non è ancora pronta per il contatto?). E così la civiltà del monolite fa quello che fanno i genitori quando vogliono guardarsi in santa pace il Doctor House, avendo tuttavia la certezza di accorgersi se il pargolo si mette a piangere: utilizza una sentinella, un qualcosa che si attiva solo se necessario (se il bambino inizia a frignare, o se i discendenti di quegli animali si saranno sufficientemente evoluti).
L’idea è semplice: seppellire un secondo monolite (TMA-1, o forse è sempre TMA-0, riciclato dopo il corso intensivo) sulla luna. Il monolite lunare viene così programmato: emanare un forte campo magnetico fino quando non riceverà la luce diretta del sole, segno questo che TMA-1 è stato scoperto e disseppellito; a quel punto inviare un segnale e poi disattivarsi. Così facendo la civiltà aliena avrà la certezza di sapere quando le intelligenze terrestri saranno in grado di costruire delle basi sul proprio satellite.

La civiltà aliena lascia anche un terzo monolite (TMA-2), in orbita vicino a Giove, che riceve il segnale di TMA-1. Quale è lo scopo di TMA-2?
Quattro ipotesi:

  1. il terzo monolite è semplicemente un ripetitore (TMA-1 non è abbastanza potente per raggiungere la civiltà aliena);
  2. catturare uno o più esseri umani per studiarli;
  3. è una sorta di porta attraverso la quale raggiungere la civiltà aliena e entrare così in contatto, magari per entrare a far parte di un qualche tipo di federazione;
  4. insegnare qualcosa di nuovo agli abitanti della terra, per un nuovo salto evolutivo.

 Il film sembrerebbe suggerire l’ultima ipotesi, ma tutto è possibile e non è neppure detto che una ipotesi escluda necessariamente le altre.

Una nota a margine

Come sostengono diversi seguaci delle teorie del progetto intelligente (Intelligent Design o ID), tra l’uomo e le altre specie animali vi è effettivamente un “salto ontologico”, rappresentato dal monolite nero (le cui proporzioni sono 1 x 4 x 9, ossia i quadrati dei primi tre numeri naturali; la serie potrebbe non limitarsi alle 3 dimensioni). I sostenitori dell’ID possono così arruolare Kubrick tra i nemici del darwinismo; i detrattori possono invece pensare che l’ID sia un ottimo spunto per girare ottimi film di fantascienza, senza aver nulla a che fare con la scienza.

Editor's Pick

Leave A Comment

  1. professore 8 Maggio 2008 at 23:54

    Hai letto anche i due seguiti? Non che siano un gran che, ma in essi c’è un tentativo di spiegazione dello scopo del monolite su Giove (a dir la verità, il secondo romanzo lo ricordo bene, il terzo neanche un po’).

  2. hronir 9 Maggio 2008 at 00:14

    Ivo!
    Ma cosa c’entra l’ID?!?
    Perchè rovinare così un capolavoro come questo?!?

    PS
    Il terzo romanzo parlava del rendez-vous con la cometa di Halley, ma anch’io non ricodo assolutamente che fine facessero lì i monoliti (mentre ovviamente ricordo benissimo cosa sucede nel secondo…!)

  3. Meristemi 9 Maggio 2008 at 00:31

    La logica non è il mio forte, ma nel caso del monolite TMA-0 e del suo ruolo come potenziale agente dell’ID apparentemente si sposta solo il problema. Se ce l’ha messo un’altra civiltà aliena (quindi un’entità materiale e non sovraterrena dato che ha l’esigenza di essere contattata con mezzi fisici), questa civiltà aliena si sarà evoluta secondo un darwinismo alieno o a sua volta secondo un’altra forma extraterrestre di ID?

    Mi gira la testa.

  4. Fabristol 9 Maggio 2008 at 01:31

    Per Meristemi

    Pensa: quella civiltà che ha inviato il monolite lo ricevette a sua volta da un’altra civiltà, e quella da un’altra ancora, e quella da un’altra e poi un’altra così al’infinito in un universo senza inizio nel tempo e nello spazio.
    In realtà il concetto di infinito è il miglior alleato dell’ateismo. 😉

  5. hronir 9 Maggio 2008 at 01:54

    Infatti — almeno per Clarke — il monolito non rappresentava niente di sovrannaturale, perchè, si sà, “Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”… 🙂

  6. Meristemi 9 Maggio 2008 at 02:27

    E quindi il TMA-2 chissà quale civiltà lo aveva lasciato e per chi.. 🙂

  7. Marco Ferrari 9 Maggio 2008 at 07:19

    Noto un errore di base. Secondo la logica dell’evoluzione, non è possibile considerare una specie promettente “in potenza”; il futuro non rientra nella visione della selezione naturale. Ma concediamo che la selezione sia artificiale Cos’hanno visto i monilitisti? Forse una struttura sociale complessa e quindi foriera di sviluppo cerebrale? Ma perché privilegiare lo sviluppo cerebrale rispetto ad altri tipi di “potenzialità”, tipo i muscoli? O hanno notato sensi relativamente equilibrati da permettergli di interpretare l’ambiente in maniera corretta? Ma perché scegliere una specie con tutti i sensi a posto, ma prevalentemente visiva? Perdi il 90% dell’ambiente Oppure ancora hanno notato alcune tendenze di “modificazione dell’ambiente”? Ma perché non privilegiare una specie singola e con la tendenza a vivere in equilibrio con l’ambiente, quindi con un forte feedback ambientale, cosa che noi non abbiamo? Mi pare di capire quindi che i monolitisti siano una specie visiva, molto aggressiva e tendenzialmente tecnologica (in senso lato). Insomma, hanno cercato sulla Terra una specie che fosse a loro immagine, e l’hanno plasmata sempre più in quella direzione. Peccato che quando la specie scelta ha raggiunto Giove, i monolitisti abbiano già distrutto completamente il pianeta in cui vivevano. Se no non sarebbero stati aggressivi e tecnologici.
    Non mi quadra (tanto per cambiare, dici tu). 😎

  8. Ivo Silvestro 9 Maggio 2008 at 10:30

    Ben sette commenti da mezzanotte alle 7:30 del mattino: ma non dormite mai, voi?

    Sugli altri romanzi di Clarke: li ho letti (credo) tutti, anche se non nell’ordine cronologico (alcuni non erano più in commercio, almeno fino a qualche anno fa). Ho però cercato di ignorarli, basandomi solo sul film.

    Sull’ID: Non ho detto che Kubrick sia un sostenitore dell’ID, ma solo che in 2001 c’è (o pare esserci: non è chiaro cosa faccia il monolite) un “salto ontologico” tra gli antenati dell’uomo e l’uomo, che è uno dei temi ricorrenti dell’ID (ma non solo: quella del salto ontologico è una tesi cara al cattolico Fiorenzo Facchini, non assimilabile, in senso stretto, all’ID).
    Detto in poche parole: sulla terra l’intelligenza umana non si sarebbe sviluppata da sola, ed è stato necessario un intervento esterno.
    Il monolite non sembra avere nulla di soprannaturale, sembra anzi essere un “normalissimo” oggetto tecnologico. Come tale, ha sicuramente compiuto una scelta “artificiale”, scegliendo quei primati in base a criteri suoi.
    Quanto accanimento, però, su una semplice nota a margine! 😉

  9. Fabristol 9 Maggio 2008 at 11:07

    “Ma perché non privilegiare una specie singola e con la tendenza a vivere in equilibrio con l’ambiente, quindi con un forte feedback ambientale, cosa che noi non abbiamo?”

    Dai ad un’altra specie la stessa capacita’ di costruire utensili e di fatto controllare l’ambiente circostante e vedrai che anche quella non vivra’ in equilibrio con l’ambiente.
    Il leone non uccide tutte le gazzelle della savana perche’ e’ una specie equilibrata. Semplicemente non puo’ farlo perche’ non ne ha i mezzi. Dagli un fucile e abbattera’ tutto quello che lo circonda. Un po’ come avviene alla volpe che dentro il pollaio uccide tutto cio’ che trova intorno perche’ le galline non possono fuggire.
    Questo per sfatare il luogo comune secondo cui l’uomo e’ una specie intrinsecamente malvagia o esterna alla natura.

  10. Ivo Silvestro 9 Maggio 2008 at 11:16

    @Fabristol: L’uomo è in ogni caso malvagio: avendo sviluppato una morale è in grado di capire che uccidere tutte le gazzelle è sbagliato; il leone non ha morale (a quanto mi risulta) e quindi può uccidere tutte le gazzelle che gli pare.

    P.S. Penso che un leone armato saprebbe controllarsi, o morirebbe di fame per aver estinto tutte le gazzelle 😉

  11. Vaaal 9 Maggio 2008 at 12:28

    Che bell’intervento, ma per riferirmi ai commenti non sono sicuro che il leone sia “immorale”. Non sono sicuro dei leoni, ma di certo le scimmie hanno una morale.
    Non ho capito questo passaggio: “L’uomo è in ogni caso malvagio: avendo sviluppato una morale è in grado di capire che uccidere tutte le gazzelle è sbagliato;” Perché supponi sia in ogni caso malvagio?

  12. Ivo Silvestro 9 Maggio 2008 at 12:53

    @Vaaal:

    Perché supponi sia in ogni caso malvagio?

    Oggi c’è sciopero dei mezzi pubblici: basta, come dimostrazione? 😉
    In realtà, quel “in ogni caso” mi è sfuggito. Intendevo dire che l’uomo può essere malvagio, un leone no (gli scimpanzé forse sì). Insomma, l’essere malvagio dipende, logicamente, dal poter essere buono, ossia dalla sensatezza di un qualcosa che assomigli a un giudizio morale.

  13. Fabristol 9 Maggio 2008 at 13:55

    Io ho sempre pensato che la moralita’ non e’ altro che la caratteristica di un essere vivente di distringuere tra cio’ che e’ utile alla sopravvivenza propria o altrui (l’altrui dipende dal tipo di animale se sociale oppure no) e cio’ che e’ dannoso.
    In questo senso un leone non uccidendo il proprio simile (a parte l’infanticidio ma questo e’ un altro discorso) fa un atto morale: cioe’ una scelta ben precisa. Non uccidere.
    La moralita’ umana non e’ altro che una evoluzione di questo processo.
    Altrimenti bisogna pensare come i religiosi che e’ la religione stessa e quindi dio a fondare l’etica.
    Io penso, da cio’ che so di etologia e biologia, che venga prima l’etica e poi la religione e non il contrario.
    In poche parole penso che esista una morale di base comune a tutti gli animali, o perlomeno ai mammiferi. Moralita’ intrinseca.

  14. Marcoz 9 Maggio 2008 at 15:50

    Se l’ipotesi corretta è la numero 3 (dispositivo per entrare in contatto), il primo monolite è un lecito tentativo, il secondo una verifica ragionevole, il terzo è spam.

    Saluti

  15. Ivo Silvestro 9 Maggio 2008 at 21:13

    @Fabristol: La discussione ci porta molto lontani dall’argomento del post, comunque: giusto e vantaggioso non sono sinonimi, per quanto possano coincidere, e la morale dovrebbe riguardare il primo, non il secondo. Con questo non intendo sostenere alcuna superiorità dell’uomo o salto ontologico: semplicemente, l’uomo (e penso anche i primati) hanno questa distinzione, i leoni no (sarà poi vero? magari ce l’hanno). Sull’origine naturale e continua della morale sono poi completamente d’accordo.

    @Marcoz: Beh, dai, di spam così non se ne riceve tutti i giorni!

  16. Fabristol 9 Maggio 2008 at 22:01

    Ivo questo potresti trovarlo interessante:

    http://sciencenow.sciencemag.org/cgi/content/full/2008/508/1

    hanno individuato nel putamen e nell’insula delle zone importanti per le scelte morali.
    Considerato il fatto che sia putamen che insula sono regioni del cervello presente in animali superiori come i mammiferi è molto probabile allora che il discorso che abbiamo intrapreso abbia una conferma. 😉

Lascia un commento

Related Posts