Il posto della filosofia

Claudio Risé, sulle colonne de Il Mattino di Napoli e, soprattutto, sulle pagine del suo sito, si chiede: «Perché[…] la religione e la scienza dovrebbero azzuffarsi?».

Già, perché non dovrebbe esserci un dialogo in grado di arricchire entrambe le parti?
Secondo Risé «le loro competenze [di scienza e religione] sono diverse: una si occupa del senso della vita e della morte e l’altra dei possibili modi per migliorarle». Forse Risé non se ne rende conto, ma questo è un ottimo motivo per non dialogare: che cosa mai potrebbero dirsi uno scienziato e un prete, uno impegnato a migliorare la vita umana e il l’altro tutto indaffarato a comprenderne il senso?
Probabilmente anche Risé si rende conto di questo problema, se come esempio di dialogo tra la religione e la scienza cita l’incontro avvenuto tra Joseph Ratzinger e Jürgen Habermas. La religione, rappresentata da un cardinale nel frattempo diventato Papa, può dialogare con la scienza solo se questa è rappresentata da un  (accomodante) filosofo.
E qui mi chiedo: può un filosofo rappresentare la scienza? Risé in proposito non sembra avere dubbi: nella sua divisione tra scienza e religione, la filosofia è dalla parte della scienza (eppure ho conosciuto molti filosofi interessati al senso della vita, ma quasi nessuno impegnato nel suo miglioramento).

Il problema centrale è: cosa è la scienza?
Per Risé la scienza è una ben strana cosa. Tralasciando la questione del massiccio uso di amianto come isolante, la scienza lascerebbe «le persone libere di aderire o no alle [sue] posizioni».
Sembra di sognare: secondo Risé la scienza lascia libertà di scelta. La legge di gravitazione universale di Newton sarebbe universale solo per modo di dire: se non ti garba puoi tranquillamente dire “no, secondo me l’attrazione gravitazione non è inversamente proporzionale al quadrato della distanza, ma è direttamente proporzionale al debito pubblico italiano”, e nessun fisico potrà dirti nulla (né bocciarti all’esame, ma io non ci proverei), perché sei libero di scegliere se aderire alle leggi della fisica.

Il riferimento al principio di falsificazione (principio filosofico, sia detto en passant) aiuta a capire cosa Risé ha in mente con questa maldestra affermazione sulla libertà di scelta: la scienza non ha dogmi immutabili. Perché non dirlo chiaramente? Forse per non far fare brutte figure alla religione, che di dogmi, magari legittimamente, ne ha non pochi?§
Ancora una volta, non si capisce per quale motivo l’antidogmatismo della scienza dovrebbe aiutare un dialogo tra scienza e religione.

Claudio Risé si chiede perché la religione e la scienza dovrebbero azzuffarsi. Forse, più che azzuffarsi, non si capiscono: la scienza non capisce la religione e viceversa. E l’editoriale conferma questa impressione: l’incomprensione regna sovrana.

7 commenti su “Il posto della filosofia

  1. Pretendi troppo. Ricorda che parli di un membro della lista “Aborto no grazie” e che, a quanto vedo, non è capace neanche di mettere la description nell’header.

  2. In realtà si parte da un equivoco di fondo. La religione non è ricerca del “senso della vita e della morte”, bensì pretesa apodittica di conoscenza. La “religiosità”, al contrario, potrebbe venir definita mediante quella categoria ed è perciò che essa risulta percepibile in maniera ben diversa dalla religione.

  3. Condivido in pieno la critica al “pezzo” giornalistico (e dire “pezzo” è un eufemismo), non altrettanto le considerazioni successive.

    La religione non si occupa affatto solo di scopi ultimi e “sensi” (ma sarebbe meglio dire “giustificazioni”) di vita e morte (campo non strettamente scientifico, in cui la religione non ha comunque l’esclusiva, come tu precisi giustamente).

    La religione fa anche precise affermazioni sulla natura dell’universo (creato da un essere intelligente, presenza di un “aldilà”, presenza di un’ “anima”, presenza di un finalismo nella natura, presenza di “spiriti” ecc.). Affermazioni che fanno parte di un ambito scientifico, e che in molti casi sono state smentite o rese altamente improbabili dall’indagine scientifica (a questo si è rimediato in campo religioso con l’obiezione strumentale di una “trascendenza” di queste affermazioni, rielaborando le più problematiche come simbolismi).

    Religione e scienza non possono dialogare, ma in quanto sono due campi contraddittorii, sia per metodo che per contenuti, non perchè non si incontrino mai.

    E’ impossibile, razionalmente parlando, essere religiosi e fare scienza obiettivamente. Gli scienziati religiosi o cercano a tutti i costi di forzare le prove per confermare le affermazioni della religione da loro praticata (vedi creazionismo) o semplicemente ignorano la contraddizione, “tagliando” le affermazioni scientifiche incompatibili con i dogmi religiosi da loro preferiti .

    La stessa gerarchia cattolica ha accettato (malvolentieri e con molti ripensamenti) l’evoluzione per mutazioni e selezioni solo per proclamare comunque incompatibile (come in effetti è) lo sviluppo delle propietà intellettuali umane senza un “tocco divino ad hoc” con la fede cristiana, non accettando, di fatto, quelle parti dell’evoluzione per mutazioni e selezioni che contraddicevano i suoi dogmi.

    Scienza e fede religiosa, nelle loro totalità, sono mutualmente escludenti. Ciò non implica che, sezionando singole affermazioni scientifiche singoli dogmi religiosi questi siano TUTTI mutualmente incompatibili.

    I pensatori “ibridi” scientifico-religiosi, appunto, rifiutano (o rielaborano simbolicamente) alcuni dogmi religiosi e alcune affermazioni scientiche, eliminando quindi la contraddizione, ma allo stesso tempo rifiutando lo stesso metodo scientifico.

  4. Caminadella: Qui devo difendere Risé: non per la lista “Aborto no grazie”, ma per l’header: il sito è gestito da una fantomatica redazione, non da Risé 😉

    lector in fabula: Già ho criticato la sua definizione di scienza, se andavo a guardare pure quella di religione era accanimento!

    Kirbmarc : Sono in parte d’accordo con te: certa religione, su molte cose, è incompatibile con la scienza. Ho i miei dubbi, però, che la trascendenza sia soltanto una strategia difensiva (che spesso venga usata così è un altro paio di maniche), e per un motivo squisitamente storico: Dionigi l’Areopagita precede Galileo di un migliaio di anni…

  5. La solfa del dialogo tra religione e scienza (e quindi filosofia secondo quanto dice) va bene solo per l’Angelus del Papa.
    Si potranno parlare quando la religione potrà argomentare, non presupporre: ma allora non sarà più tale.

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