Il mio primo Gay Pride

L’11 agosto dell’anno scorso mi trovavo a Tallinn, in Estonia.
Intorno alle tre del pomeriggio, mentre io e mia moglie cercavamo la via più breve per raggiungere la cattedrale ortodossa Alexander Nevsky, ci imbattemmo in un imponente schieramento di forze dell’ordine: una cinquantina di agenti sfilavano, in tutta calma, lungo le vie del centro storico. A poca distanza, un allegro e festoso corteo che, dopo alcuni minuti, capimmo essere il Gay Pride locale.
Esaurito il lungo corteo dell’orgoglio omosessuale, sentimmo alcuni fischi. Incuriositi, trovammo lo sparuto corteo del no-pride, con tanto di sito internet (nopride.ee, non più attivo, al contrario degli omonimi nopride.lv e nopride.lt) e logo (da notare la finezza con la quale il grafico è riuscito a mettere in evidenza il sesso delle due persone).

Mara Carfagna, neo ministro per le Pari opportunità, ha fatto sapere che non patrocinerà il Gay Pride italiano. Scelta discutibile, ma comunque legittima: il ministro ha, credo, pieno diritto di scegliere quali eventi patrocinare e quali no, soprattutto se questi eventi «hanno obiettivi che non condivid[e]».

È molto interessante scoprire come la neo ministro abbia maturato questa decisione.

Io credo che l’omosessualità non sia più un problema. Perlomeno così come ce lo vorrebbero far credere gli organizzatori di queste manifestazioni. Sono sepolti i tempi in cui gli omosessuali venivano dichiarati malati di mente. Oggi l’integrazione nella società esiste. Sono pronta a ricredermi. Ma qualcuno me lo deve dimostrare.
[…]
Sì, i miei amici omosessuali non mi dipingono una realtà così tetra per gli omosessuali del nostro Paese. Per questo, invece, sono pronta a sollecitare il nostro ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite perché si faccia portavoce della richiesta della depenalizzazione universale dell’omosessualità.

(fonte: Corriere della Sera)

Il ragionamento non fa una grinza: gli omosessuali, in Italia, non sono discriminati, e pertanto non c’è bisogno del sostegno del ministro per le pari opportunità, dal momento che queste pari opportunità ci sono già. Il problema è che Mara Carfagna non afferma la fine delle discriminazioni dopo una attenta e capillare ricerca. No, si accontenta di quel che le raccontano i suoi amici omosessuali. Un po’ come se il ministro dell’economia stabilisse l’incremento del PIL telefonando agli amici imprenditori, o se il direttore di Rai Uno, per scoprire quanto una trasmissione sia piaciuta, andasse al bar a chiacchierare con gli altri avventori.

La verità è che Mara Carfagna non ha la minima idea di che cosa sia il Gay Pride. Il che va benissimo: neppure io lo so, la mia unica esperienza è stata quella descritta all’inizio. Però un ministro, prima di decidere se patrocinare o no un evento, dovrebbe documentarsi. Poca roba, giusto andare sul sito ufficiale del Bologna Pride ’08 e leggere il ricco programma.
Avrebbe così evitato questa imbarazzante affermazione:

Io sono pronta ad occuparmi di contrasto alle forme di discriminazione e di violenza. Sono pronta a dare patrocini a seminari e convegni che si occupano di questi problemi.

Perché questa affermazione è imbarazzante? Perché, nell’ambito del Bologna Pride, si terranno molte conferenze e incontri sulla discriminazione e la violenza.
Ecco un breve, e incompleto, elenco: «La tutela giuridica delle persone LGBT tra buone pratiche e cause strategiche», «Guarda in faccia la violenza», «Educhiamo al rispetto – l’omofobia a scuola», «Tra silenzio e discriminazione – le persone sieropositive nella sanità, nelle associazioni, nella comunità LGBT».

 

 

15 commenti su “Il mio primo Gay Pride

  1. per depenalizzazione intende tagliare il pene? ma il suo leader non aveva detto che i gay “sono tutti dall’altra parte” (cit. berlusconi)? come fa ad avere amici gay? nel suo partito non ci sono solo belle gnocche, visto che quelle brutte sono a sinistra (sempre berlusconi)? dove ci sono belle gnocche, sottintende la linea del loro duce, ci sono solo maschioni sani e allupati (paiono sinonimi), non gay.

    comunque i titoli delle conferenze sono bruttissimi, una via di mezzo tra incontro all’oratorio e riunione della sede locale del partito.

  2. @Alex: Wow: non te ne perdi una, di dichiarazioni del nostro amato premier!
    Sui titoli: sono d’accordo, e sì che il luogo comune vuole che i gay abbiano buon gusto…

  3. Il ragionamento non fa una grinza: gli omosessuali, in Italia, non sono discriminati, e pertanto non c’è bisogno del sostegno del ministro per le pari opportunità, dal momento che queste pari opportunità ci sono già. Il problema è che Mara Carfagna non afferma la fine delle discriminazioni dopo una attenta e capillare ricerca.

    Oso l’inosabile.

    Che c’è di male nel discriminare? Non mi pare che l’atto di discriminare leda i diritti di nessuno. Immagina se fossi costretto ad avere rapporti, lavorativi o di altro tipo, con una persona che non ti piace, o di cui non ti fidi. Sarebbe una violenza. Discriminandoti, io non ti sto aggredendo: sto solo esercitando il mio diritto di _non_ avere rapporti con te. I diritti di proprietà sono diritti di _esclusione_. Sono diritti di _escludere_ chi ti pare dall’utilizzo della tua proprietà (compreso il tuo corpo). Senza i diritti di proprietà, siamo tutti schiavi.

    Questo riguarda la discriminazione di un invividuo verso un altro. Ma che dire della legge? La legge può discriminare?

    Certamente i diritti devono essere uguali per tutti. Ma bisogna vedere quali sono questi diritti, e se siano veri diritti. Che diritti vogliono i gay? 1. Il diritto di partecipare a relazioni volontarie tra adulti consenzienti? Ma quel diritto già ce l’hanno. 2. Il diritto di donare i loro averi a chi vogliono, o di lasciarli in eredità a chi vogliono? In quello hanno ragione (ma notiamo che lo stato non riconosce nemmeno agli eterosessuali questo diritto: esiste la “legittima”). 3. Il diritto di visitare il proprio partner in ospedale? Questo diritto è difficile da sostenere perché confligge con i diritti di proprietà del proprietario dell’ospedale. Sarebbe analogo al caso in cui io sono costretto a far entrare in casa mia una persona che non voglio far entrare. 4. Il diritto di avere la pensione di reversibilità? Quello gli eterosessuali ce l’hanno, ma… non è evidente che sia un diritto. Si potrebbe sostenere che nessuno, omosessuale o eterosessuale, ha diritti sui soldi altrui, e che quindi la soluzione corretta sia abolire le pensioni pubbliche, non estenderle ai gay in nome della “non discriminazione”.

  4. @Maurizio: Se vivessimo nella (tua) società perfetta, senza Stato, ti darei ragione. Dal momento che non è così, direi che c’è un problema di discriminazione c’è.

    P.S. Hai dimenticato la possibilità di adottare.

  5. Hai ragione, ho dimenticato la cosa più importante. E’ una grave violenza che si impedisca a qualcuno di adottare un bambino (col consenso del bambino).

    Come per il caso dell’eredità, neppure agli etero è riconosciuto completamente questo diritto, ma ai gay è negato del tutto.

  6. @Maurizio: Pensa al seguente scenario: A e B, due persone dello stesso sesso che vivono insieme da anni e crescono insieme il figlio naturale, poniamo, di A.
    Un brutto giorno, A muore e B non può continuare a crescere il figlio, che molto probabilmente verrà affidato ai parenti di A.
    Se A e B fossero stati marito e moglie, non potrebbe succedere nulla del genere.

  7. temo che ciò che sa il ministro del gay pride (e spero non di qualsiasi altro argomento) è esclusivamente ciò che ne viene riferito in tv

  8. Vediamo se ho capito: nel tuo scenario, il figlio viene tolto a B per venire affidato ai parenti di A. Implicitamente assumi che B avrebbe diritto sul figlio.

    Io istintivamente non concordo del tutto. Il mio primo pensiero è stato: il figlio con chi preferisce stare? Quanti anni ha? Ha una volontà e delle preferenze?

    Per me, il figlio ha il diritto di andare dove vuole. Se vuole, deve poter andarsene di casa e andare a vivere con _chiunque_ gli offra una prospettiva migliore (cioè una prospettiva che lui stesso valuti soggettivamente migliore per sé). Se il figlio decide di andarsene altrove, il genitore precedente non ha per me _alcun_ diritto di costringerlo a tornare a casa. Sarebbe schiavitù. E neppure lo Stato, a maggior ragione, ha il diritto di riportarlo a casa con la forza, o di “affidarlo” a chicchessia.

    Il dilemma che tu poni sembra tale solo nel caso in cui il figlio è troppo giovane da manifestare una preferenza o volontà. In questo caso, tu sostieni che B avrebbe “più diritto” di essere genitore rispetto ai parenti di A, e che, quindi, lo Stato stia compiendo un’aggressione illegittima contro i diritti di B.

    Non riesco a darti completamente ragione perché mancano alcune informazioni per decidere. Infatti, bisogna vedere se l’altro genitore del bambino (chiamiamolo C) avesse acconsentito ad affidare il figlio ad A e B, rinunciando esplicitamente ai suoi diritti sul figlio. Ci sono due casi:

    1.
    Se C aveva rinunciato al diritto di svolgere la funzione di genitore, cedendo tale diritto a B, allora lo Stato, togliendo il figlio a B per ridarlo a C, sta effettivamente compiendo un crimine. C aveva rinunciato a quei diritti genitoriali, ed ora B è il legittimo tutore del figlio.

    2. Se invece C non aveva accettato che A allevasse il figlio esclusivamente con B, la tua conclusione non segue. Supponi ad esempio che C sia la madre naturale del bambino, A sia il padre naturale, e B un altro uomo. E supponi inoltre che la madre C non abbia mai acconsentito a che il padre A allevasse il figlio assieme a B, ma che il figlio le sia stato sottratto con la forza dal padre. In tal caso, ella sarebbe ancora la legittima tutrice del bambino.

    Comunque, credo che tu faccia il caso 1 (in cui la madre naturale ha rinunciato ai diritti sul figlio). In questo caso sono perfettamente d’accordo con te: lo Stato è criminale.

    ( A proposito, perché dici che la mia società ideale sarebbe “senza stato”? Non ho mai fatto outing 🙂

  9. @raser: Hai detto bene, il ministro. Adesso, per sparare cazzate al bar con gli amici, e anche per scrivere le proprie impressioni sul blog, va benissimo quel che si è visto in televisione. È quando hai prestato giuramento come ministro della repubblica italiana che, insomma, dovresti trovare il tempo di documentarti, prima di esternare.

    @Maurizio: Hai ragione a mettere in evidenzia tutti i particolari e i dettagli che ho omesso, in primis la volontà del figlio e dell’altro genitore biologico (sempre che ci sia).
    Il mio esempio, ridotto all’essenziale, si riferisce al’impossibilità, per due omosessuali, di essere riconosciuti entrambi come genitori. Evidentemente è pensata come norma di salute pubblica: una coppia omosessuale non è in grado di crescere “normalmente” i figli…

    PS: non hai fatto outing, ma un fedele lettore del tuo blog non ne ha bisogno…

  10. “È quando hai prestato giuramento come ministro della repubblica italiana che, insomma, dovresti trovare il tempo di documentarti, prima di esternare.”

    Sei molto ottimista.

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