Il geologo cieco

William Paley, nel 1802, immagina di camminare nella brughiera:

Supponi che, nell’attraversare la brughiera, io sbatta il mio piede contro una pietra, e mi chieda come la pietra sia arrivata lì; potrei rispondere che, fino a prova contraria, essa è stata lì da sempre: né sarebbe molto facile mostrare l’assurdità di tale risposta. Ma supponi che avessi trovato sul terreno un orologio e che debba essere indagato come è accaduto che l’orologio sia in quel posto; difficilmente penserei alla risposta che ho dato prima, cioè che, per quanto ne so, l’orologio potrebbe essere stato sempre lì. Ma perché questa risposta non dovrebbe andare più bene per l’orologio, così come per la pietra?

In crossing a heath, suppose I pitched my foot against a stone, and were asked how the stone came to be there; I might possibly answer, that, for any thing I knew to the contrary, it had lain there for ever: nor would it perhaps be very easy to show the absurdity of this answer. But suppose I had found a watch upon the ground, and it should be inquired how the watch happened to be in that place; I should hardly think of the answer which I had before given, that, for any thing I knew, the watch might have always been there. Yet why should not this answer serve for the watch as well as for the stone?

William Paley, Natural Theology (trad. it. citata da Vincenzo Fano)

È il famoso argomento dell’orologio e dell’orologiaio: incontrare un sasso non pone problemi; un orologio, invece, mostra il suo essere stato creato da un orologiaio; gli esseri viventi sono ancora più complicati di un orologio, e quindi ancora di più dobbiamo pensare a un creatore.
L’ipotesi del creatore è sensata e verosimile (per Paley, che non conosceva la teoria dell’evoluzione tramite selezione naturale, non lo è più per noi), ma non è di questo che voglio parlare.

Mi interessa di più l’ipotesi esplicativa della presenza della pietra: «essa è stata lì da sempre» (it had lain there for ever).
È una spiegazione? No: è un modo gentile per dire: “Ma che razza di domande fai? Non rompere che ho di meglio da fare”.

Come ho già scritto, credo che la teoria del Progetto Intelligente (Intelligent Design) nasca da una domanda mal posta. Nel caso della pietra questo meccanismo è ancora più palese: essa è stata lì da sempre. Sembra la risposta che un adulto indaffarato da al bambino che, indefessamente, continua a chiedere “perché?”.
Mi immagino Paley che cammina per la brughiera e incontra un bambino con un sasso in mano. “Come è arrivata qui questa pietra?” “Non dovresti andare in giro da solo per la brughiera, bambino. Comunque, il sasso è lì da sempre. Adesso lasciami andare, che devo riflettere sul disegno della natura.” Nella mia immaginazione, quel bambino ha 5 anni, si chiama Charles Lyell e una volta cresciuto prenderà sul serio quella domanda, diventando un geologo.

10 commenti su “Il geologo cieco

  1. Sono troppo curioso, troppo problematico, troppo tracotante, perché possa piacermi una risposta grossolana. Dio è una risposta grossolana.
    Friedrich Nietzsche, Ecce homo.

    Ed è la stessa cosa che penso io per la risposta di Paley (it had lain there for ever): è una risposta grossolana.
    Anche perché (correggimi se sbaglio) questa risposta implica che nessuno ha posto lì quella pietra, nessuno l’ha creata… nessun creatore, nessun dio… (e doveva essere una dimostrazione dell’esistenza di dio?) 😉

  2. Un plauso per aver usato Progetto come traduzione di Design, un grande plauso per il post.

  3. @FilosofoPortatile: Non per mettermi contro Nietzsche (che con i pazzi è sempre meglio non discutere), ma Dio può anche essere inteso non come una risposta a una qualche domanda (e secondo molti credenti è blasfemia considerare Dio la risposta a una domanda).
    Non andrei così lontano nell’interpretare quel “è lì da sempre” di Paley: dubito sia una concessione alla preesistenza della materia rispetto a Dio!
    @juhan: Grazie per i plausi (sul primo: confesso di aver più volte scritto disegno intelligente…)

  4. Nulla da ridire.
    Ma almeno Paley&company qualche domanda se la ponevano, e almeno provavano a dare qualche risposta coerente. Oggi i teologi (almeno quelli cattolici) si limitano a dire che <>, sulla base di non si sa cosa. Sempre peggio…

  5. Dio può anche essere inteso non come una risposta a una qualche domanda (e secondo molti credenti è blasfemia considerare Dio la risposta a una domanda).

    Mi chiedo allora, che cosa, o chi, sarebbe Dio per questi credenti. Ma non voglio una risposta in questo articolo, probabilmente questo argomento è molto off-topic.

    Piuttosto c’è da dire che anche l’argomento dell’orologiaio è, in un certo senso, un modo per “troncare” le domande sull’origine dei viventi. “E’ stato Dio” non è una risposta che spieghi molto…

  6. @Andrea: I teologi, cattolici o meno, argomentano. In alcuni casi, purtroppo argomentano.

    @Kirbmarc:

    nti. “E’ stato Dio” non è una risposta che spieghi molto

    Dipende: se riesci a organizzare la conferenza “Come ho creato il mondo” con Dio come relatore, diventa una ottima spiegazione 😉

  7. @ Ivo Silvestro
    Sì, sarebbe. In realtà c’è qualche illuso che pretende di parlare a nome suo, di solito per dire cretinate, su tutto.

  8. Dipende: se riesci a organizzare la conferenza “Come ho creato il mondo” con Dio come relatore, diventa una ottima spiegazione

    In quel caso sarei fra i primi a fare domande al relatore. Visto che si dice che abbia un tempo infinito e che sia infinitamente buono, non avrebbe problemi a spiegare tutto il processo in maniera chiara e dettagliata.

    Il problema è che per ora i suoi sedicenti assistenti nel campo dellaspiegazione della vita non hanno fatto una bella figura.;)

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