Idee pericolose

Non sono un esperto di genetica, eppure sono convinto che le affermazioni del premio Nobel James Watson, così come riportate dai giornali, siano delle fesserie. Anche chi ne capisce più di me la pensa in maniera simile.
Mi sembra quantomeno ingenuo pensare che un fenomeno tutt’altro che semplice e uniforme come l’intelligenza dipenda in maniera diretta dal codice genetico. Il DNA non agisce nel vuoto cosmico, ma si confronta fin da subito con l’ambiente; isolare l’apporto dell’ambiente da quello del codice genetico è una operazione molto difficile.

James Watson e Francis Crick nel 1953La cosa curiosa è che l’ingenuità di Watson è molto diffusa: sui giornali appare spesso l’affermazione «Isolato il gene dell’omosessualità / della fede / della violenza / dell’intelligenza». È abbastanza ovvio che, se esiste il gene dell’intelligenza, questo gene può essere meno diffuso nella popolazione di colore oppure inibito da altri geni particolarmente diffusi in Africa. Eppure queste notizie vengono accompagnate, al massimo, da un articoletto di qualche genetista che dice «risultato importante ma non esageriamo».
Le condanne e accuse che si è giustamente meritato Watson non riguardano dunque l’ingenuità scientifica, ma la pericolosa idea che esistano razze inferiori. Un tabù, una idea che non bisogna neppure prendere in considerazione.

Il problema è che, senza tirare in ballo razze superiori e inferiori, siamo tutti diversi e, ad esempio, alcuni farmaci hanno effetti diversi a seconda del gruppo etnico di appartenenza. Una idea tabù anche questa?

19 commenti su “Idee pericolose

  1. Premesso che di genetica ne capisco da qui a lì, le accuse Watson se le merita soprattutto per avere detto che esistono dati (quelli che provano la superiorità dei bianchi) che invece non ci sono. Questo per uno scienziato è un peccato brutto.
    Ci sono dati invece che provano che l’intelligenza ha una componente genetica, come molti altri tratti. Cosa che, ovviamente, è diversa dal dire che c’è un gene dell’intelligenza.

  2. Le prove ci sono: chiunque abbia avuto un collega di colore lo può dimostrare! 😉

    Tutto quello che riguarda gli esseri viventi ha una componente genetica, e sarebbe strano che l’intelligenza faccia eccezione. Basta però un po’ di malnutrizione durante la gravidanza per trasformare Einstein in un demente. 🙁

  3. Quella di Watson è una stupidaggine che ha diversi piani di lettura, tutti stupidi.

    1)Watson estrapola conclusioni azzardate. Un genetista avveduto avrebbe detto:
    “Evidenze dimostrano che l’espressione del gene associato al colore scuro è negativamente correlata in modo statisticamente significativo all’espressione del gene legato a processi di sviluppo dell’intelligenza”.

    2) Watson, queste evidenze se l’è inventate di sana pianta. Esistono dati che affermano il contrario: non esiste alcuna correlazione, né positiva né negativa– tra l’espressione di geni legati al colore della pelle e l’intelligenza. Se ne parla in questo libro di Cavalli-Sforza, un genetista molto più aggiornato di Watson. In quest’altro si forniscono delle ipotesi che spiegano che origine potrebbe avere la disparità del grado di sviluppo tecnologico tra le civiltà (che è un dato di fatto) pur avendo tutte le popolazioni studiate le stesse capacità intellettive (e cita Cavalli-Sforza)

    3)Watson lascia intendere tra le righe quali sono “i dati in letteratura” ai quali attinge: le opinioni dei suoi amici imprenditori che assumono poveracci di pelle nera per pagarli due lire. Il campione statistico di Watson è inquinato e lui lo ammette ingenuamente.

  4. ferrigno: io propendo per l’ipotesi numero 3. Del libro Armi, acciaio e malattie si è già parlato nei commenti di questo articolo.

    soloparolesparse: non c’è bisogno di Watson per diffondere simili idee, direi che il razzismo se la cava benissimo da solo. Nel complesso penso che le parole di Watson non provocheranno danni.

    Infine, una segnalazione: la copertina di Libero di Vittorio Feltri è oggi particolarmente stupida (Prodi versione selvaggio africano a fianco di Berlusconi novello Einstein con tanto di folta e bianca chioma).

  5. il mio piccolo contributo di “specialista” di etica dello sport.

    nello sport si dice spesso che i neri sono geneticamente avvantaggiati. sono più “bestie” e il loro fisico è superiore, perlomeno statisticamente, a quello dei visi pallidi.

    nella pallacanestro il dato ricorre più spesso. si dice che “è lo sport dei neri”. effettivamente le leghe professionistiche americane impiegano un gran numero di atleti neri, e la nba più di tutte.

    ma fin qui è solo statistica. numeri. coi numeri ci fai più o meno quel che vuoi, basta cambiare il metodo di racccolta o di esposizione. per esempio, se prendiamo in considerazione gli ultimi eventi mondiali nel basket, le olimpiadi del 2004 ad atene e i mondiali giapponesi del 2006, le squadre in finale erano rispettivamente: argentina-italia e spagna-grecia. su 24 giocatori in campo in ogni finale, quindi su 48 giocatori totali, solo uno era di colore, il greco schortsianitis. se usiamo i numeri così, il basket è ancora lo sport dei neri?

    il punto è che troppo spesso gli interessi (politici o sociali) difesi da un ricercatore non sono così “nobili”. chi sostiene la “naturale” superiorità fisica dei neri, portando numeri a carico, poi usa lo stesso metodo (numeri) per “dimostrare” che i neri sono “naturalmente” criminali: le carceri americane sono popolate da una vasta maggioranza di persone di colore. quindi, visto che l’80% delle persone in galera sono neri, i neri sono nturalmente cattivi, criminali.

    questa boiata non viene smontata nemmeno dalle più elementari obiezioni: per esempio, sottolineare che in carcere finisce chi non può permettersi l’avvocato bravo, o a monte chi non può permettersi un impiego sufficiente a mantenersi. e qui c’è il problema sociale che le società occidentali non vogliono vedere. ma si uscirebbe dal discorso.

    quindi per tornare alla superiorità del nero nello sport/inferiorità del nero a livello intellettuale, basta proporre il dato delle possibilità di vita che si aprono ai diversi colori nelle nostre società. se gli “emarginati” (mamma mia, roba dell’Ottocento!) vedono una possibilità non possono far altro che percorrere quella via. l’unica che viene lasciata aperta, perché, sempre parlando di sport, alla fine sono dei guitti che servono a divertire il lavoratore serio (bianco, ca va sans dir) e quindi sono innocui.

    il problema che si crea a questo punto è che la profezia che i neri sono più forti fisicamente ma più stupidi è autoavverante: se non ricevono alcun “premio” dallo studio, o alcun incentivo, ovviamente lasceranno perdere. e davvero diventeranno “più stupidi”.

    chiudo la mia tediosa conferenza ringraziando l’uditorio con una battutina: se davvero, come dicono i coro i cavalli-sforza, watson non ha fatto altro nella sua vita che scoprire la doppia elica, permettetegli di darsi delle arie sostenendo che la sua scoperta è la più importante di tutti i tempi e che da quella dipende tutto 🙂

  6. Caro Ivo, non ho capito la tua ultima affermazione nel post: cioè che le medicine influenzino diversamente gruppi etnici diversi, può anche darsi, ma che c’azzecca questo con le boiate di Watson?

    E poi, tutti parlate allegramente di “intelligenza”. Ma c’è uno di voi che sa darmi una definizione? Non mi sembra ce ne sia una univoca. Già quindi mi risulta difficile capire come uno possa essere più intelligente di un altro, se non ci mettiamo d’accordo sul concetto di intelligenza (a meno che di non considerare il famigerato “IQ” come una misura della così detta intelligenza ).

    L’affermazione di Watson è una stupidaggine da bar dello sport (tipo quella sui “giudici” da parte di un ex-primo ministro che tutti conosciamo, per intenderci). Se Watson pretende di propagandarla come verità scientifica, o anche solo come ipotesi di lavoro, a mio parere come scienziato è semplicemente un imbecille, nonostante tutti i suoi titoli.

    Concordo con alex sugli aspetti politici della faccenda: però non mi convince il ragionamento su premi e punizioni. Non credo che funzioni così.

    Infine, tra un po di generazioni (non so quante) probabilmente smetteremo di parlare di queste cose, perché ci saremo tanto mischiati che questi ragionamenti sulle razze e gruppi etnici perderanno completamente di significato.

    salutoni a tutti!

  7. alex: grazie per la “conferenza”: molto interessante, ottimi esempi e battutina finale secondo me azzeccata. L’uditorio, almeno nella mia persona, applaude 😉

    knulp: le ricerche sui diversi effetti dei farmaci ci sono e (per quello che ne capisco: pochissimo) sono anche serie ed affidabili. Non hanno nulla a che fare con Watson, e la mia paura è appunto che qualcuno confonda le due cose e critichi sia Watson (giustamente) che queste ricerche (ingiustamente).
    Sulla scomparsa delle etnie: non lo so. Certo viviamo in una epoca nella quale ci si può spostare con estrema facilità. Rimane il fatto che per cambiare nazione serve un motivo, per restare dove si è nati no: le migrazioni avvengono da una zona svantaggiata a una avvantaggiata (per svariati motivi: io mi sono spostato dal Ticino alla Lombardia per studiare filosofia!). Se, come forse utopicamente di spera, ci saranno sempre meno zone svantaggiate, ci saranno anche sempre meno emigrazioni e quindi meno rimescolamenti. Certo saremo abituati a “vederne di tutti i colori”, ma dubito che passeggiare per le vie di Milano sarà mai lo stesso che passeggiare per quelle di Tokio o Dakar.

  8. knulp: dimenticavo: l’intelligenza… Psicologi in ascolto, redarguitemi se sbaglio.
    Il test del QI nasce in ambito clinico e serve per valutare eventuali deficienze mentali. Usarlo per determinare chi sia più intelligente tra me e te è una fesseria (a meno che uno dei due sia un caso clinico), ma per capire se una persona sta perdendo capacità intellettive è utile (se il mio QI passa da 105 a 85 c’è qualcosa non va).
    Direi che, per quanto possa essere sfumato il concetto di intelligenza, rimane il fatto che alcune persone sono meno intelligenti di altre, hanno difficoltà a risolvere determinati problemi (mentre in altri se la cavano come gli altri o magari anche meglio).

  9. Un europeo si alza ogni giorno alle 7 meno un quarto, veloce colazione, porta i figli a scuola, poi alle 8 timbra il cartellino e resta al lavoro fino alle 12. Corre a scuola a riprendere i figli, a casa per pranzo (quando pranza a casa), poi di nuovo al lavoro fino alle 19,30. Arriva a casa, cena, e poi può scegliere tra un reality o Maria De Filippi. Pausa domenica e poi si riprende la settimana. Venti giorni di ferie all’anno, quando se le può permettere. Et cetera.
    Un africano (autentico) si alza all’ora che vuole. Decide se andare a caccia o a pesca per procurarsi solo ciò che gli serve per sopravvivere. Non deve per forza guadagnare di più, perché non desidera il superfluo (almeno finché non arriva la tv). Non è costretto a fare le ferie, perché la sua libertà la vive ogni giorno. Fa all’amore tutte le volte che vuole, con chi vuole, perché non ha i preti (tranne i missionari)che vengono a chiedergli quanto si tocca. Et cetera.
    Secondo voi, chi è stato evolutivamente più intelligente? 🙂

  10. ferrigno: grazie per i link

    lector in fabula: non posso che approvare! (e sono anche fortunato: timbro alle 9 e non ho figli da andare a prendere a scuola)

  11. commenti tutti interessanti, io aggiungo solo la mia opinione, magari anche banale, di blogger della strada: per quanto (poco!) possa essere vera una tale affermazione… che bisogno c’era?
    oltre allo scenziato c’è anche l’uomo, che ha scelto un pessimo modo, pessime parole e il millennio sbagliato per parlare. boh.

  12. Secondo alcuni, si tratta una manovra per pubblicizzare un suo libro.
    O forse Watson si sente investito di un qualche ruolo oracolare…
    chissà.

  13. Chiedo scusa, DaisyM, ma non condivido affatto la tua opinione. Se credi in qualcosa (per quanto sbagliata sia), tacerla perché non è “politicamente corretto” parlarne, non fa altro che consolidare il conformismo imperante. Nel caso di Watson concordo con Ivo Silvestro quando presume che si tratti solo di una manovra pubblicitaria per il nuovo libro: “pecunia non olet” e per averla siamo tutti sempre più disponibili ad affondare le mani nella cacca, premio Nobel o no. Ciao 🙂

  14. ciao lector in fabula,
    tu non sei d’accordo con me ma io lo sono con te! nel senso… hai ragione quando dici che bisognerebbe superare l’alibi del politicamente corretto, contro il conformismo, lo condivido, infatti il mio non era un discorso riferito a quello in particolare: oltre al politically-correct, infatti, ci sono mille motivi per tacere, certe volte, tra i quali quello di non dare l’impressione di essere un idiota (io non seguo spesso questa prassi :-P) , o l’opportunità di non ferire qualcuno, o il dubbio, magari, di dover fare qualche ricerca e verifica in più prima di spararle (ripeto, però, io non sono uno scienziato, magari è tutto vero, sarà una scoperta che porterà a nuove frontiere, come è accaduto per la fissione atomica…)
    ciao 🙂

  15. Ciao DaisyM.
    Credo di aver compreso ciò che vuoi dire. Ma se ci pensi bene, qualsiasi giustificazione si adduca per tacere una cosa che si crede giusta, risulta riconducibile al concetto di “politicamente corretto”.
    A meno di non applicare quale fattore discriminante il detto del vecchio Wittgenstein, “su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere”, sul quale concordo pienamente.
    🙂

  16. io credo che definire una razza superiore o inferiore ad un’altra (basandosi sull’intelligenza) sia un’enorme sbaglio poichè non ci sono prove, mentre posso affermare con certezza che (per motivi genetici e di DNA) in alcuni sport gli uomini cosiddetti “di colore” (cosa anche questa che disapprovo perchè non si può definire una persona “di colore” solo perchè ha la pelle DIVERSA dalla nostra) sono molto superiori ai bianchi anche solo per fare un banalissimo esempio la corsa, o il salto in lungo perchè appunto come rappresentante del salto in lungo italiano abbiamo un bravissimo ragazzo che non è propriamente “candido” nè ha un nome molto italiano, perciò concludo dicendo che non si può dire che una razza sia inferiore ad un’altra per intelligenza, ma per capacità fisiche alcune volte si.

  17. @io: sui neri e lo sport, vedi il commento n.6 di alex; più in generale, direi di lasciare perdere bianchi e neri, termini che significano molto poco.

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