I dardi di Apollo

Assediare una città per dieci anni rappresenta un problema logistico, oltre che bellico, non solo per gli assediati, ma anche per gli assedianti. Chissà com’erano, le condizioni igieniche, nell’accampamento degli achei durante la guerra di Troia. Non c’è da stupirsi che sia scoppiata un’epidemia.
Ovviamente questa è la lettura moderna, di persone in possesso di un po’ di conoscenze di fisiologia e di patologia. Nell’Iliade l’epidemia ha tutt’altra dimensione, come leggiamo nel primo libro nella ricostruzione di Achille:1

Partì sdegnato il veglio; e Apollo, a cui
Diletto capo egli era, il suo lamento
Esaudì dall’Olimpo, e contra i Greci
Pestiferi vibrò dardi mortali.
Pería la gente a torme, e d’ogni parte
Sibilanti del Dio pel campo tutto
Volavano gli strali. Alfine un saggio
Indovin ne fe’ chiaro in assemblea
L’oracolo d’Apollo. Io tosto il primo
Esortai di placar l’ire divine.

L’epidemia non ha a che fare con la scarsa igiene o con l’alimentazione carente, ma con l’ira divina. Una spiegazione immagino perfettamente coerente con la visione del mondo dell’epoca, visione ben lontana dalla nostra, di persone razionali del Ventunesimo secolo, persone che tutto sommato credono nella scienza; magari non si fidano della scienza ufficiale e degli scienziati al soldo delle grandi industrie, ma credono nelle spiegazioni scientifiche, non vanno a cercare divinità irate.

Ebbene, io temo che le cose non stiano proprio così. Credo che la dimensione della malattia come punizione per un torto effettuato persista. Dopotutto, se ci viene un infarto è colpa nostra che non facciamo abbastanza attività fisica, che mangiamo troppi grassi e fumiamo. Non avremmo il mal di gola se avessimo indossato il cappotto pesante e messo la sciarpa di lana.
Ne convengo, il nesso tra salsicce e problemi cardiaci è ben diverso da quello tra rapimenti di sacerdotesse ed epidemie. Ma quello che mi interessa non è la spiegazione scientifica, ma come il tutto viene presentato e percepito, e la mia impressione, a guardare la propaganda di stili di vita salutistici, è che siamo lì: guai a non infrangere le regole (divine? naturali?).

C’è un’importante eccezione: le malattie genetiche. Lì non ci sono regole non rispettate, semplicemente capita, non si può combattere il proprio DNA.
Esattamente come non si può combattere il proprio destino.

Giorni fa ho rivisto il film Gattaca. Nei primi minuti, in uno dei numerosi flashback, si rivive la nascita del protagonista. Appena nato, un piccolo prelievo del sangue,2 una veloce analisi e subito l’infermiera inizia a leggere il destino del protagonista: non solo le malattie, ma anche l’aspettativa di vita, espressa con precisione decimale.
Una scena che a me ha ricordato il Prologo del Crepuscolo degli dei di Wagner. Con le tre Norne – figure analoghe alle Parche romane e alle Moire greche – che passandosi il filo del destino, raccontano presenta, passato e futuro di divinità e umani. Già, perché neppure gli dei possono sfuggire al proprio destino, anche loro sono un filo intrecciato dalle Norne.

Ma, a differenza di semplici umani e di divinità, noi possiamo guardare il filo delle Norne. Insomma, possiamo fare una analisi del DNA e affrontare, informati, il nostro destino. Tutta la retorica delle aziende che offrono questi esami genetici mi sembra riassunta in quella dimensione lì, delle Norne che tessono non un filo, ma una doppia elica.

Aggiornamento

Mentre questo articolo, depositato tra le bozze, prendeva lentamente forma, l’amico Sergio Pistoi mi ha segnalato l’uscita di Il gene del diavolo. Le malattie genetiche, le loro metafore, il sogno e la paura di eliminarle di Baroukh Maurice Assale, libro che mi sembra approfondire quelle che qui sono semplici suggestioni e che mi procurerò al più presto.

  1. Versi 495 e seguenti, traduzione di Monti ripresa da Wikisource. []
  2. Tutt’altro che fantascientifico: gli screening neonatali per malattie come la Fenilchetonuria o PKU si sono diffusi negli anni Sessanta del Novecento, e il loro scopo non è scartare i reietti ma fornire cure precoci, ma questo è un altro discorso che trovate in Eugenetica senza tabú di Francesco Cassata. []

2 commenti su “I dardi di Apollo

  1. Hai ragione, però le risposte dei sacerdoti sono vaghe e ambigue, e alla fine inutili, mentre la lettura del DNA (ribadisco che mi riferisco a come vengono comunicate e percepite, non alla realtà) ti dà accesso diretto al libro del tuo destino.

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