Fine della storia (di destra e di sinistra)

Time Magazine ha deciso di nominare Persona dell’anno il vasto e numeroso popolo della rete, gli autori-lettori-editori dei numerosi siti internet come creano e condividono l’informazione.
Su questa notizia si è già scritto in proposito del rapporto tra giornalismo e internet (da leggere soprattutto i commenti), e si è già accennato alla reazione (in seguito rimossa) di un utente di Wikipedia: invece di nominare una persona, Time Magazine ha scelto un concetto, rendendo così la figura della Persona dell’anno inutile e noiosa.

Difficile non essere d’accordo sulla prima parte del ragionamento dell’anonimo: nominare un numeroso gruppo di persone significa, di fatto, nominare un concetto, in quanto caso internet.Questo ragionamento ha tuttavia un presupposto che è forse il caso di mettere in discussione.
Perché avviene questo passaggio dalla persona al concetto? Evidentemente perché, quando ci si riferisce a comunità numerose, le peculiarità dei singoli individui si perdono, e rimane solo ciò che li accomuna, ossia una proprietà generica, un concetto.
Le nuove tecnologie, però, sembrano essere in grado di preservare le singole identità: ognuno è presente come sé stesso, con le sue idee, preferenze e pregiudizi, non come anonimo membro di una generica comunità.

A fare la storia nell’ultimo anno, perché a ben guardare è questa la caratteristica della Persona dell’anno, non sono alcune persone e neppure una massa anonima, bensì un insieme disomogeneo di individui in tutta la loro autonomia.
È la fine della storia, o meglio di due generiche categorie della storiografia tradizionale: la storiografia di destra e di sinistra. Banalizzando, la prima legge la storia come opera di pochi individui, mentre la seconda la interpreta da un punto di vista sociale. Per i primi la rivoluzione francese sono Robespierre e Napoleone, per i secondi è il popolo francese.
Se il terzo stato avesse avuto accesso a internet per pubblicare filmati su Youtube, scrivere una enciclopedia come Wikipedia e aprire migliaia di blog, entrambe le prospettive forse coinciderebbero.

Tutto questo ammettendo che non si sia semplicemente in una fase di transizione, e la possibilità di mantenere la propria identità sia solo frutto di un abbaglio, dovuto alla mancanza di un punto di vista appropriato. Dopotutto, la differenza tra diecimila siti internet e diecimila persona è semplicemente l’esistenza di un motore di ricerca per i diecimila siti. Può significare tanto, ma anche nulla.

Lascia un commento