Harry G. Frankfurt; Stronzate. Un saggio filosofico; Rizzoli, 2005
I sinonimi, si sa, non sono mai assoluti: difficilmente una parola può sostituirne un’altra in tutti i contesti possibili, e anche se potesse, non lo farebbe con la stessa peculiare impronta del termine originale.
Così puoi cercare di cavartela parlando di fesserie, sciocchezze, stupidate o cavolate, ma il termine stronzate rimane comunque insostituibile, e quindi tanto vale rassegnarsi: Harry G. Frankfurt, serio professore di filosofia morale a Princeton, ha scritto un breve saggio filosofico sulle stronzate (in inglese Bullshit).
L’editore, Rizzoli, ha deciso di pubblicare il saggio come libro da regalo: piccolo formato, copertina rigida e grafica seria ma elegante. L’ideale per fare una bella figura con l’amico appassionato di filosofia (o di stronzate, ma in questo caso ci si espone ad alcuni rischi). La scelta sicuramente sosterrà le vendite; difficilmente farà lo stesso con i lettori: i libri regalati solitamente sono anche i meno letti.
Cos’è dunque una stronzata? Frankfurt inizia, come fanno molti filosofi, da quello che non è: una stronzata non è una menzogna, anche se sicuramente è affine alle menzogne. Il mentitore sicuramente dice il falso (o almeno quello che per lui è falso), chi dice stronzate può anche dire la verità. Il suo discorso, cioè la stronzata, semplicemente non si preoccupa del vero e del falso. Il suo è un parlare vuoto, non pertinente, finto. La menzogna è limita dalla verità dei fatti nei quali deve integrarsi. La stronzata, grazie al suo essere discorso vacuo, non ha questo problema.
Dopo le differenze tra i due concetti, passiamo alle affinità: sia la menzogna che la stronzata comportano un inganno. Tuttavia, il mentitore vuole ingannare sulla verità di uno stato di cose, mentre chi racconta stronzate tende piuttosto ad ingannare sulla propria persona, attribuendosi capacità che in realtà non ci sono, senza preoccuparsi se il contenuto del suo discorso sia vero o falso.
La conclusione di Frankfurt è che le stronzate, proprio a causa del loro scetticismo, sono più pericolose delle menzogne.
Un commento su “Filosofia della vacuità”