Fermiamoci un attimo, invece

La lotta al biotech non si ferma (foto ticinonline)

Durante una manifestazione — in favore di alcuni anarchici presunti ecoterroristi — davanti al tribunale penale federale di Bellinzona, è apparso il seguente striscione: “La lotta la biotech non si ferma”.

Striscioni e manifestazioni non sono le sedi ideali per dibattiti approfonditi. Un blog è una sede già più adatta, e quindi chiedo: perché il biotech diventa qui qualcosa contro cui lottare, una sorta di incarnazione del male? Che cosa si intende qui con biotech? Per quale motivo è una cosa da combattere?

6 commenti su “Fermiamoci un attimo, invece

  1. 1) Cosa si intende con biotech?

    Biotecnologie, credo agroindustriali. Ovvero l’applicazione di tecniche di ingegneria genetica volte a migliorare le caratteristiche di forme di vita (vegetali ma anche animali), a vantaggio uso e consumo dell’uomo.

    2)Perché diventa qualcosa contro cui lottare?

    Perchè non aderisce alla loro visione romantica e ingenua di natura, in cui tutto è immutabile -non credo si siano mai chiesti se esistessero i peperoni 100 anni fa, o se le carote fossero state sempre arancioni-, la verdura buona è solo quella del contadino, la vita rurale è bella/contrapposta alla vita di città, e bisogna difendere questa visione dalle “cattive multinazionali”, che “lucrano sulle sementi affamando i contadini” e “mettendo in pericolo gli ecosistemi”.
    E altre sbroccate ipocrite prive di ogni fondamento logico razionale e basi scientifiche.

    Sei pronto ad aprire un baule di ipocrisia “ambientalista”?
    Perchè la questione anti-biotech ( antiOGM, sostanzialmente) è solo il parto di ignoranza scientifica e ipocrisia, tanta, ma davvero parecchia ipocrisia.
    Due brevi esempi e poi mi fermo, ma ci sarebbe parecchio da dire:
    Uno dei tizi della foto indossa dei jeans blu scuri. Immagino non sappia che il 90% del cotone mondiale viene da piante “OGM” (cotone BT). Lo sa il ragazzo che il colore blu è prodotto da un batterio “geneticamente modificato” a tale proposito? Lo sa che ce ne sono altri creati apposta per produrre insulina, senza la quale migliaia di persone sarebbero veramente nella merda? Vuole ancora fermare le biotech?

    Lo sa quel ragazzo che mutazioni genetiche in natura ce ne sono di continuo, indipendentemente dall’operato dell’uomo? Oppure che, a proposito di uomo, una 40ina dei *nostri* geni provengono da batteri? siamo tutti ogm, sapevatelo!

    Mi sto rendendo conto che certe opinioni si innestano nelle menti come accessori di una più ampia “impalcatura ideologica”: “di sinistra- ambientalista – un po antiamericano- un po filopalestinese – antimultinazionali – antiogm – antinucleare” eccetera eccetera. Pacchetto all inclusive, prendere o lasciare. E se lasci non sei del club.
    E guai a tentare di incrinare una sola di quelle opinioni, che ti fioccano addosso argomentazioni di supporto pescate da campi limitrofi.

    Dove sono finiti lo scetticismo e il pensiero critico?

  2. Perché c’è chi vuole lottare contro il biotech? Forse perché qualcuno pensa che oggi un ettaro di grano o di mais rende quel che rende solo perché i bovini sono più regolari di intestino rispetto ai tempi andati.

  3. “Perché il biotech diventa qui qualcosa contro cui lottare, una sorta di incarnazione del male?”
    Perché, da menti il cui unico background culturale consiste in ore e ore passate davanti alla Play-Station a macellare gli zombies creati dalla fantomatica Umbrella Corporation, cosa si può mai pretendere?

  4. Speravo in risposte da chi queste posizioni le condivide, magari anche senza cercare di far saltare centri di ricerca… Comunque temo abbiate ragione:

    Al termine del dibattimento la dichiarazione congiunta dei tre anarchici: « Sbrigativamente e in modo strumentale i media hanno parlato di noi come ecoterroristi. Ciò rispecchia pienamente il livello di mistificazione a cui è giunta la realtà ». Una realtà dominata dalle multinazionali che « cercano di istituire una dittatura assoluta, un controllo totale sul pianeta, mai vista prima », ha proseguito Silvia, che ha detto di lottare per « un mondo senza mediazione delle macchine, dove è possibile autodeterminarsi ». Secondo l’ecoattivista la società moderna, « attirata dall’impossibile promesso dalle tecnologie, perde di vista il possibile. Ovvero il naturale ». L’ecoattivismo « potrà essere una vera lotta di movimento solo se saprà radicalizzarsi ».

    Da laRegioneTicino di oggi

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