Fenomenologia del pettegolezzo

Ogni lettura ha i suoi momenti e ogni momento ha le sue letture. Ci sono testi che richiedono concentrazione, che non ammettono distrazioni. Ci sono testi che richiedono, per essere apprezzati, una lettura attiva: sottolineature, rilettura, brevi note a margine e così via. Vi sono testi leggeri, ideali quando si è stanchi ma insopportabili quando si è lucidi e mentalmente pronti. Ci sono testi che si adattano all’umore del momento, e altri no.
Una calda giornata estiva nonché festiva, soprattutto se trascorsa a prendere il sole, non è certo ottimale per la lettura di Sull’embrione di Emanuele Severino, al massimo che si può arrivare è La differenza Cristiana di Enzo Bianchi, ma per mezz’ora al massimo. E per il resto della giornata cosa si legge?
Un quotidiano, è ovvio. Meglio se ricco di cronaca locale: meno impegnativa e raccontata con maggiore partecipazione.

Come supplemento, non si capisce quanto gratuito ma comunque obbligatorio, al quotidiano locale c’è anche un noto settimanale a diffusione nazionale, di quelli che una volta si chiamavano rotocalchi, ricchi di cronaca spicciola e indecente. Se ne potrebbe, e vorrebbe, fare a meno, ma l’edicolante con gesto veloce lo infila tra le pagine del giornale.Oche pettegole e altezzose
La giornata è lunga, il clima proprio non permette di proseguire con Enzo Bianchi o di iniziare Severino, oramai del quotidiano si sono letti anche gli annunci immobiliari, per non dire di peggio: ci si fa coraggio e si prende in mano anche il noto settimanale a diffusione nazionale. E così anche una persona tutto sommato aliena al mondo del pettegolezzo si ritrova a leggere le sconce gesta di personaggi più o meno famosi.
Ne può approfittare per tratteggiare una sommaria ed incompleta fenomenologia del pettegolezzo.

Cosa è un pettegolezzo?
La prima domanda da affrontare è: quale è la differenza fondamentale tra un pettegolezzo e una notizia? Il pettegolezzo è essenzialmente inutile. Non dice nulla di importante o di vitale, nulla che valga la pena tenere a mente. Conoscere un pettegolezzo non comporterà mai alcun vantaggio, a parte l’avere argomenti di conversazione con certe persone. Nessuna persona sana di mente si fiderà mai completamente di un pettegolezzo per giudicare una persona o una situazione: è necessario, se la faccenda si fa importante, un supplemento di indagine, ma in questo caso si esce dal pettegolezzo.
Il noto settimanale a diffusione nazionale è infatti idealmente, e anche graficamente, diviso in due. Da una parte le rubriche di opinioni o consigli, nelle quali giornalisti, medici o avvocati più o meno seri forniscono informazioni utili. Dall’altra parte, ben separata dalla prima, stanno i pettegolezzi assolutamente inutili, le interviste superflue, i racconti improbabili.

Un altro aspetto del fenomeno da non sottovalutare è il tono della notizia. Non vi sono eventi normali, nei pettegolezzi: ogni evento è uno scandalo, una cosa inaudita, inconcepibile. E ovviamente segreta, anche se annunciato in conferenza stampa. Se una certa persona si è sposata in chiesa, è ovviamente eccezionale che non si sia sposata in comune; se per caso il matrimonio è avvenuto in comune, è eccezionale che non sia avvenuto in chiesa. Se l’abito è bianco si tratta di una scelta curiosa, ma se l’abito fosse stato rosso o giallo, sarebbe stata ugualmente una scelta curiosa e degna di nota.
I redattori, a volte, devono dedicarsi a mirabolanti circonvoluzioni lessicali, per riuscire a descrivere con toni eccezionali un evento normale e comune, ma più spesso è sufficiente scrivere la frase in grassetto e aggiungere un punto esclamativo alla fine.

Cosa accade quando l’evento riportato è invece davvero eccezionale e particolare? Come si muove il mondo del pettegolezzo quando avviene una delle cosiddette tragedie: alluvioni, terremoti, stragi di bambini o altro?
Non ci si può relegare l’evento nella pagine serie, quelle dei commenti, ma quali parole usare per un omicidio, quando è già stato rimarcato con parole di stupore e di eccezionalità che la nota attrice è andata dal parrucchiere a tingersi i capelli?
L’unica soluzione possibile è non dire nulla: limitarsi a dare la notizia, seguita da qualche foto. L’effetto, se non si è abituati, è surreale: la minigonna della principessa annunciata con frase ad effetto su sfondo rosso e punto esclamativo finale, mentre per la disgrazia si utilizza un sobrio titolo privo di enfasi. Surreale ma comunque efficace: sfogliando la rivista, risalterà maggiormente il semplice titolo senza sfondo che quello su sfondo rosso, perché anche tutte le altre notizie avranno il titolo su sfondo rosso.

Tutto questo ovviamente se la tragedia è recente: se è già passato un po’ di tempo, o se il dramma non è per fortuna poi così grosso, ci si può comunque affidare al pettegolezzo, ossia a notizie banali ed inutili annunciate con enfasi. Incredibile a dirsi, ma l’assassino, o la vittima oppure il passante che ha scoperto l’omicidio, non era sposato, oppure era sposato ma separato, oppure era sposato con dei figli, oppure era sposato senza figli, oppure non era sposato ma aveva lo stesso dei figli! Da non credere! Ed era gestore di un bar, cosa notoriamente insolita, infatti tutti i bar d’Italia sono gestiti da alieni.

A fianco della fenomenologia del pettegolezzo, di potrebbe scrivere una fenomenologia del lettore di pettegolezzi. Vi sono essenzialmente due tipologie di lettore: l’indifferente e il vergognoso.
Il lettore indifferente legge con vario interesse la rivista, senza curarsi di chi gli sta intorno ed è solitamente silenzioso. Una volta terminata la lettura, passa ad altro di più o meno serio.
Il lettore vergognoso, invece, legge prima tutto il resto, e solo alla fine passa al pettegolezzo, ovviamente dopo aver controllato che non ci siano troppe persone nelle vicinanze. Ogni tanto commenterà a voce alta l’insulsità di qualche articolo, e se ammetterà di essere lettore di pettegolezzi, lo farà precedendo curiose giustificazioni sulle condizioni atmosferiche idonee alla lettura.

Foto di Kevin Collins

2 commenti su “Fenomenologia del pettegolezzo

  1. Terribile quando ci si trova a leggere riviste simili…a me non capita spesso, però quando capita sono piuttosto il tipo di lettrice “vergognoso”…non è un vanto essere colti durante la lettura di simili scempi.Però nulla supera l’idiozia dei rotocalchi in tv…immagina di quale posso parlare!!!E’ incredibile come riescano a fare dei panegirici su qualsiasi cosa idiota oppure (come hai detto prima) su fatti di per sè inconsistenti e normalissime!!!
    Oppure penso che sia deplorevole il modo in cui essi giudichino cose o fatti, senza il minimo rispetto dei sentimenti altrui.
    Una volta ho letto ho sentito alla televisione qualcuno (tipo Panariello…non sono sicura), parlare di come essi definiscano la volgarità: volgare è ciò che è osceno, osè…ma volgari la maggior parte delle volte sono queste interviste di questi rotocalchi…volgarità è quando si punta una telecamera su un bambino che piange, su una persona che sta soffrendo, quando si fanno domande cattive…

  2. Io ho tratteggiato una fenomenologia… vabbé, chiamiamola meno pomposamente descrizione, del pettegolezzo. Tu parli di volgarità, che è una faccenda diversa, molto diversa.
    Forse scriverò anche una fenomenologia della volgarità, ma non saprei bene cosa dire, retorica a parte.

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