Esistiamo solo nella misura in cui possiamo provarlo

Robert B. Reich, ministro del lavoro ai tempi di Clinton, si è ritrovato a Barcellona, grazie alla indubbia abilità di un ladro, «senza né il passaporto, né la patente di guida, né le carte di credito né alcun altro documento». Lo racconta in un articolo pubblicato su l’Unità.

Le conclusioni di Reich sulla necessità dei documenti non sono certo una novità: è il problema della ontologia sociale e della documentalità. Un passaggio merita tuttavia di essere citato:

Ci piace pensare che esistiamo perché abbiamo una coscienza. Cogito ergo sum – sono perché so che sono. Ma provate ad usare questa logica con l’addetto ai biglietti dell’aeroporto o con un responsabile della sicurezza. Provate a dirlo ad un bancomat. Esistiamo solo nella misura in cui possiamo provarlo.

Esistiamo solo nella misura in cui possiamo provarlo.

7 commenti su “Esistiamo solo nella misura in cui possiamo provarlo

  1. ho avuto la stessa esperienza, di perdere tutto, un paio di anni fa in siberia. in realtà è liberatoria…

  2. Me lo sono chiesto anche io: perché liberatoria?
    Immagino perché, giustamente, nullo si senta una persona, non un passaporto (e, lo ammetto, preferisco le persone ai passaporti).

  3. Se fosse LETTERALMENTE vero, si aprirebbe una questione “politica”: perché gente che non ne ha bisogno, cioè i morti illustri, dispongono di una pletora di traccie, documenti e monumenti e io- se devo andare al comune- quando perdo la carta d’identità sono fregato?
    E’ un’ingiustizia… Che se ne fanno quei vecchiacci morti di tanti documenti? 🙂
    Fuor di metafora: stiamo attenti a non confondere le prove ufficiali della nostra identità con quelle garanzie spiccie, PREISTITUZIONALI, che ci permettono di valutare l’attendibilità e l’affidabilità di una persona.
    Le une provano, le altre garantiscono.
    Di Esopo abbiamo molti documenti, ma potrebbe non essere esistito. Di Mario, il marocchino ribattezzato così dalla gente del quartiere, non abbiamo documenti ma lo possiamo sottoporre a una promessa o fotografarlo: ci basta la sua parola e la sua faccia.
    Stranamente una commissione per la toponomastica, richede che ci siano documenti a sostegno di una persona per dedicargli una piazza- e magari non è mai esistito.
    Eppure non darebbero un permesso di soggiorno a uno straniero, benché cui secondo le leggi antiche della filoxenia nessuno avrebbe negato ospitalità.
    OT: Oggi è il duecentottantatreesimo genetliaco di Immanuel Kant. Auguri. Buona domenica. 😉

  4. Direi che il genetliaco di Kant non è poi così fuori argomento.
    Siamo sicuri che Kant sia davvero esistito? Non è, per dire, uno Hume o un Rousseau che ha viaggiato, ha visto e incontrato persone. Non si è mai mosso da Königsberg, un luogo importante ma abbastanza isolato. Potrebbe tranquillamente essere una montatura, una invenzione di Federico II per aumentare il prestigio e la potenza della Prussia…

  5. Nel caso di Rousseau pare abbia lasciato un notevolissimo numero di traccie GENETICHE.
    Insomma, ha effettivamente incontrato molte persone( femminili ), per così dire…
    Varrà come prova il contributo alla natalità e alla miseria negli orfanotrofi?
    🙁

Lascia un commento