Massimo Pigliucci, a proposito di un testo di Stuart Kauffman, illustra due distinzioni molto interessanti, distinzioni che è bene tenere ben presenti nei dibattiti su riduzionismo, emergenza,1 materialismo e via discorrendo.
Emergenza epistemologica ed emergenza ontologica
Sei un ingegnere e devi verificare che il ponte che stai progettando resista a un terremoto. Ovviamente la tua simulazione non riguarderà le singole molecole, o peggio ancora le particelle subatomiche, che compongono il ponte, perché così facendo non riusciresti mai a capire se il ponte crollerà o no.
Vi è qui una emergenza, nel senso che le proprietà del ponte non possono venire calcolare dalle proprietà delle molecole, o delle particelle subatomiche, che lo compongono.
Tutto bene? No, perché occorre chiarire in che senso non è possibile effettuare questo calcolo.
Se è un problema di risorse di calcolo, se cioè il nostro ingegnere non ha a disposizione computer sufficientemente potenti, si ha a che fare con una emergenza epistemologica. Se invece il calcolo è proprio impossibile, a prescindere dalle risorse a disposizione, allora si ha a che fare con una emergenza ontologica.
Riduzionismo materiale e riduzionismo funzionale
Tutte le cose sono sono fatte della medesima sostanza: difficile, secondo Pigliucci, negare il riduzionismo materiale, a meno di non sostenere, ad esempio, il dualismo mente-corpo.
Lo stesso non vale per il riduzionismo funzionale: è problematico affermare che la causalità appartiene soltanto al livello più basso e fondamentale.
Due osservazioni
Il nostro ingegnere non può calcolare la solidità del ponte a partire dalle molecole o perché è un calcolo impossibile, oppure perché non ha computer abbastanza potenti.
E se invece potesse effettuare questo calcolo, ma semplicemente non gli è di nessuna utilità farlo, perché il risultato sarebbe identico a quello effettuato a un livello più generale? Non si avrebbe, anche qui, una sorta di emergenza? E sarebbe una emergenze ontologica o epistemologica?
Io non sostengo il dualismo mente-corpo, però posso comunque avanzare alcuni dubbi sul riduzionismo materiale. Questa mattina le Ferrovie dello Stato hanno soppresso un treno2 – ma non hanno, almeno spero, materialmente distrutto locomotore e carrozze. In che senso, quindi, il treno è composto della stessa sostanza di locomotore e carrozze?
Per alcuni oggetti (come i treni), la domanda sulla composizione materiale è abbastanza inutile se non insensata.
Domanda semiseria: ma allora è vero che i filosofi si incartano quasi sempre sulle problematiche del linguaggio e della comunicazione?
@knulp: risposta semiseria: cosa intendi con “filosofi”, “incartano” e “linguaggio”?
Mi permetto di dissentire dall’affermazione
“è problematico affermare che la causalità appartiene soltanto al livello più basso e fondamentale.”
perchè
1) Non mi pare che qualcuno al mondo sappia cosa sia la causalità al livello più basso e fondamentale. (E questo vale anche per livelli meno bassi e fondamentali quali la meccanica quantistica alla Schrödinger, giusto per fare un esempio).
2) ammesso che si sappia cosa sia, non si può sapere se valga. (E anche questo vale anche per livelli meno bassi e fondamentali quali la meccanica quantistica alla Schrödinger, giusto per fare un esempio).
3) Non si sa in generale quasi nulla del livello più basso e fondamentale. (Questo non smette di valere per livelli meno bassi e fondamentali quali la meccanica quantistica alla Schrödinger, giusto per fare un esempio).
4) Per essere precisi: non è ben chiaro se ci sia un livello più basso e fondamentale. (In particolare: non sappiamo quanto distante sia dal livello più basso e fondamentale la meccanica quantistica alla Schrödinger, giusto per fare un esempio).
Questa mattina le Ferrovie dello Stato hanno soppresso un treno (1) – ma non hanno, almeno spero, materialmente distrutto locomotore e carrozze. In che senso, quindi, il treno (2) è composto della stessa sostanza di locomotore e carrozze?
La linguistica computazionale è piena di questi apparenti paradossi. Il livello giusto per risolverli è il livello linguistico. La soluzione del paradosso è che le parole non hanno sempre lo stesso significato. Nella frase in esame, la prima volta che dici “treno” intendi una cosa diversa dalla seconda volta.
Frasi simili sono: “ho comprato un cane di peluche”. Con la tua logica potrei chiedere: “in che senso, allora, il cane è un mammifero? Il peluche tecnicamente non lo è.” Mi pare chiaro che qui siamo di fronte a parole usate in modo diverso. (Ricordiamo che il significato di una parola non è scolpito nella roccia, fissato a priori. Computazionalmente, dapprima l’idea si forma nel tuo cervello nel suo linguaggio interno; poi tu, per potre tradurre questo linguaggio in italiano, scegli la parola italiana che si adatta maggiormente alla tua idea. Fai un best-matching.)
Un’altra frase simile è “la vita in carcere non è vita”. Qui è del tutto evidente che siamo di fronte alla parola ‘vita’ che assume due significati diversi. (Se avesse lo stesso significato, la frase sarebbe contraddittoria). Ciao
Ah, Stefano,
Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Bhe l’oggettivismo epistemologico così come la intendi tu è stato superato da tempo, approdando a un soggettivismo epistemologico, che considera la reale consistenza delle cose in un attimo e un tempo preciso.
Il treno cancellato, è il treno che ad una determinata ora, passava ad una determinata stazione, che serviva alla persna per raggiungere un determinato scopo, non tanto la locomotiva e i vagoni (che è probabile che cambino spesso anche se la tratta rimane attiva).
Ma quando chiami in causa un treno, non chiami in causa qualcosa con caratteristiche fisiche ben precise, ma qualcosa che dipende fortemente dal tuo punto di vista, in breve si approda al soggettivismo epistemologico.
saluti!
anche se, penso che sia in questo caso sia più corretto parlare di soggettivismo ontologico
@Ivo: eh, eh, esatto!
@colucci: suppongo che Ivo si chiedesse “materialmente” in cosa consista questo benedetto treno che hanno cancellato, e se abbia una sua consistenza “materiale”. Quindi, che per alcuni “oggetti” non ha senso il riduzionismo materiale. Ho interpretato bene, Ivo? (sai, non ne sono mai sicuro, sempre per quel discorso di incartarsi con il linguaggio).
basta non cercare il riduzionismo materiale negli oggetti sbagliati, il treno delle ore 18.30 per Milano, non è un oggetto è una convenzione, quel treno materialmente cambia ogni volta, è il dove è diretto, e quando, che delinea il concetto “statico” di treno delle ore 18.30 per Milano. Cioè, tentare di ridurre al materiale questo treno mi sembra paradossale come tentativo, come tentare di ridurre al materiale la democrazia.
HIMO ovviamente 🙂
Non commento il contenuto del post, ma l’idea espressa da Knulp, per altro in forma scherzosa.
Parlare di “incartamento in problemi linguistici” stile wittgenstein mi pare fuori luogo e un po’ stereotipo.
La linguistica è piena di paradossi, è vero, ma moltissimi non hanno alcuna risoluzione linguistica.
Prendiamo la frase: “Sul tavolino c’è il libro scritto da Fallada”.
Ora, Hans Fallada ha scritto l’opera mentre sul mio comò c’è solo una copia di Vecchio cuore va alla ventura.
Nessun dubbio che la parola ha due significati, ma come mai il relativo relativa può riferirsi alla parola della principale anche se i significati divergono?
E’ chiaro che invece “il miglior amico dell’uomo è il cane, che è una parte della pistola” o “Giulio è una cima, la quale si forma per orogenesi” sono scemenze.
La mia risposta è che c’è un legame reale- cioè ontologico- tra il token del libro e il suo tipo, e questo si riflette al livello linguistico del significato.
In “Giulio è una etc.” i due sensi di cima hanno un legame semantico, ma ciò non basta a rendere ben formata la frase.
MA PERCHE’?
Al massimo il linguaggio può segnalare qualche problema ed eliminare qualche pastrocchio mentale, ma non offre soluzioni.
Chiedersi il nesso tra le carrozze, l’insieme delle carrozze detto treno e il collegamento ferroviario delle ore 8.30 non è un esercizio di matita rossa su una frase sgrammaticata.
ciao! Eno
@Stefano: Qui, purtroppo, c’è di mezzo anche la mia pessima traduzione:
@Maurizio Colucci: Sono d’accordo, il treno1 (locomotore e vagoni) non è il treno2 (il treno delle 7:58), per quanto è indubbio che entrambi siano composti, in ultima istanza, da atomi. Il punto è che il più delle volte mi interessa il treno2, e trovo ozioso chiedermi di cosa sia materialmente composto questo treno2.
@Knulp: Esattamente, o quasi. Non metto in dubbio che anche il treno2 sia un qualcosa di materiale, solo che questo materiale ha una importanza marginale (entro certi limiti: il treno può essere sostituito da un altro treno o da autobus, non da una lattuga).
@Riccardo: Non avevo toccato la questione del soggettivo / oggettivo, e mi piacerebbe sapere in che misura l’ontologia e l’epistemologia sarebbero soggettive.
Mi spiego meglio: non esiste una legge a priori che stabilisca che questo è un biglietto ferroviario, e in questo senso il biglietto è soggettivo; però non posso sperare di convincere il controllore che lo scontrino del bar sia un biglietto valido, e in questo senso il biglietto è tragicamente oggettivo.
@eno: Sei una cima (e quindi vieni usato per cazzare le vele).
D’accordo, non sono problemi linguistici nel senso di grammaticali, ma possono esserlo nel senso di concettuali?
La domanda è, appunto, fino a che punto per entità convenzionali o comunque mirate a un fine quale un biglietto o un utensile o un treno, il concetto- non come intensione, ma come ciò che è pensato- è separato dall’esistenza?
Se ognuno ritiene un pezzo di carta un documento di viaggio, non è forse tale?
ciao! Eno 🙂
@eno:
Sì, ma devono pensarlo proprio tutti, compresi i controllori.
E poi, sicuro che basti proprio qualsiasi pezzo di carta? Anche quelli sottili che dopo due minuti si polverrizzano? E un A2 di carta da 300gr?
No, per ragioni complicate un pezzo di carta di riso non sarebbe una banconota.
Però è diverso avere una banconota contraffatta o nulla e una di materiale deperibile. In un caso non c’è moneta, nell’altro la moneta c’è ma posso contestare che si usi quel mezzo o dire che è una pseudo-banconota.
Cmnq, il mio commento di sopra l’ho riletto.
E’ semplicistico, ho scritto due o tre fesserie e quindi ignoralo.
ciao! Marco
@eno: addirittura due o tre fesserie? Mi sembrano un po’ troppe… non ti montare la testa!