Dove sono finite le bambine (1)

Internazionale di questa settimana dedica la copertina a un reportage dell’Economist sulla scomparsa delle bambine:

Dove sono le bambine?
Nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in Cina e in India, nascono troppi maschi. Se aspettano una femmina, le donne preferiscono abortire e cercano di avere un maschio. Le conseguenze sociali sono devastanti.

Un mondo di maschi
Il calo di nascite femminili non riguarda solo le aree arretrate. In quelle ricche viene favorito da tecnologie come l’ecografia e la riduzione della fertilità.


Tema interessante, sul quale probabilmente ritornerò (ecco il perché di quel 1 nel titolo).

Per adesso, sono due brevi riflessioni.

Perché quelle scarpine color lavanda con brillantini e fiorellini? Non c’erano altre immagini, magari meno stereotipate, per riferirsi alle bambine?

Nell’articolo si afferma:

La natura ha già stabilito che nascano un po’ più di maschi per compensare la loro maggiore predisposizione alle malattie infantili.

E ancora:

In tutte le società nascono in media dai 103 ai 106 maschi ogni 100 femmine. Questo rapporto è rimasto così stabile nei secoli da far pensare che rientri nell’ordine naturale delle cose. I maschi hanno più probabilità di morire durante l’infanzia e quindi nascono più ragazzi, in modo che al momento della pubertà il loro numero sia uguale a quello delle ragazze.

Non è una descrizione un po’ troppo finalistica?

7 commenti su “Dove sono finite le bambine (1)

  1. No, Massimo, è la spiegazione che è sbagliata. Non è che le donne fanno più maschi perché sanno che tanto poi ne muoiono di più fino ad arrivare alla pubertà. La selezione naturale non funziona così. Infatti la spiegazione del rapporto sessi leggermente sbilanciato nell’uomo non è chiarissima. Il risultato lo è, la causa no. Su questa articolo di Wikipedia c’è un inizio di discussione, e si vede che i fattori che modificano la sex ratio sono diversissimi:
    http://en.wikipedia.org/wiki/Human_sex_ratio

  2. @Massimo Morelli: D’accordo, è plausibile che se la sex ratio ottimale è 1:1 in età riproduttiva, ci si arrivi con una sex ratio diversa alla nascita se i due sessi hanno mortalità diverse. Ma non è detto (se in natura tutto fosse davvero così ottimizzato, io non sarei quasi cieco da un occhio). E le affermazioni riportate fanno riferimento a un finalismo che mi sembra un po’ eccessivo (e poi, quel riferimento “allo stato naturale delle cose”…).

    @Marco Ferrari: Contavo sul tuo contributo (e infatti ero tentato di mandarti direttamente una mail 😉 )

  3. @Marco. Ovviamente intendevo il rapporto M/F alla nascita, che è quello controllato geneticamente. Mi sembra che il principio di Fisher sia piuttosto logico http://en.wikipedia.org/wiki/Fisher%27s_principle (anche se parlo da profano)

    @ivo: sono d’accordo che non tutto deve essere spiegato evolutivamente (sono favorevole all’argomento di Gould degli Spandrel http://en.wikipedia.org/wiki/Spandrel_%28biology%29) ma il rapporto M/F alla nascita credo sia evolutivamente rilevante.

  4. Ciao Ivo, riguardo all’immagine stereotipata direi che lo stereotipo è l’unico modo di ottenere un effetto iconico e dunque di comunicare immediatamente il significato “femmina”. Ma a noi piaci così, politicamente corretto: soprattutto perché la parte due del post è davvero illuminante nello svolgimento e condivisibile nella sua realistica conclusione.

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