Contro la scienza

Mi sembra giusto – dopo i due testi sull’evento Italia unita per una corretta informazione scientifica – scrivere qualcosa contro la scienza. Dopotutto sono un laureato in filosofia.

Se c’è una cosa che non sopporto della scienza è la pretesa di poter rispondere a tutte le domande o, per essere più precisi, di poter rispondere a tutte le domande presunte sensate, ovvero quelle empiriche.
Tutto le questioni non empiriche sono o insensate o questione di gusti personali, quindi soggettive e – sospetto – ancora una volta insensate.

Quello che la scienza ignora è che i concetti si possono studiare e che questo studio non è completamente empirico.
Aggiungo: senza una rigorosa analisi concettuale la scienza rischia di affermare solo fesserie, ad esempio perché non si accorge di considerare diversi due concetti che sono identici o, al contrario, di considerare identici due concetti che sono diversi. Un gran casino.

Un esempio? Questo stesso testo: ho scritto ‘la scienza’ ma in realtà non sono le discipline scientifiche nel loro complesso – ammesso che esista un criterio per stabilire quali sono le discipline scientifiche e quali non lo sono – a sottovalutare l’importanza dell’analisi concettuale, ma le persone.1 E alcune persone scientificamente engagé effettivamente sottovalutano questi aspetti; altre per fortuna no e sono quelle che fanno secondo me la scienza migliore.

  1. Compresi alcuni filosofi. []

7 commenti su “Contro la scienza

  1. mentre vedo possibile considerare diversi due concetti che sono identici, il viceversa mi pare più complicato, nel senso che ci deve essere un’unificazione forzata e prima o poi il fatto che il concetto si estrinsechi in modi completamente diversi porta a pensarci su.

    (poi potremmo parlare del “saper rispondere”; io preferirei dire “vuole dare una risposta”, che è un po’ diverso)

  2. @.mau.: Il secondo caso è quello delle metafore: usi uno stesso concetto per due cose diverse in genere senza problemi (non ti chiedi se la testa del treno possa soffrire di cefalea), altre volte no (penso alle metafore del DNA come progetto dell’organismo, ma è il primo esempio che mi viene in mente).

    La nota tra parentesi non mi è chiara: nel senso che a volte la scienza più che rispondere alla domanda ma la liquida (tipo domanda: “Dio è buono o cattivo?”, risposta: “Dio non esiste”)?

  3. puntinismo: per me in quel caso usi uno stesso TERMINE per due cose diverse. (gli è che sto traducendo Hofstadter che parla di cose simili ma diverse: per esempio “uomo” può essere anche una donna a seconda del contesto, e quindi ci sono uomo1 e uomo2, col primo (essere umano di sesso maschile) totalmente incluso nel secondo (essere umano).

    Per il secondo punto, sì: intendevo quello. Il guaio del successo della scienza è che poi gli scienziati hanno creduto di poter dare una risposta a tutto. Almeno i matematici (e gli informatici) si sono presi una tranvata in faccia e ora stanno un po’ più schisci.

  4. @.mau.: Secondo George Lakoff, le metafore strutturali (e quella del progetto secondo me lo è ) riguardano i concetti, non le parole.
    La tranvata si riferisce a…?

    @Luca: Penso tu abbia ragione 🙂

  5. la tranvata sono il teorema di indecidibilità di Kurt Gödel e la soluzione di Church e Turing (Post non conta…) dell’Halting Problem. Dimostrare che non si può dimostrare tutto non è forse una tranvata per una scienza che pensa di poter rispondere a tutto, e per di più scientificamente?

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