Come mentire con le statistiche – Facebook edition

How to Lie with Statistics è un bellissimo libro di Darrell Huff – tradotto anche in italiano, ma non so quanto facile sia trovarlo – su come distorcere le informazioni attraverso dati statistici.

Un piccolo esempio lo fornisce Facebook in un comunicato stampa sugli sforzi intrapresi dal social media per una corretta informazione sul nuovo coronavirus.

Photo by Prateek Katyal on Unsplash

Prima notizia, per una corretta informazione: il Centro informazioni Covid-19 è stato mostrato (credo sia questo che intendono con “We’ve now directed”) a oltre 2 miliardi di persone, e “oltre 350 milioni di persone hanno cliccato per saperne di più”.

Seconda notizia, contro la disinformazione: oltre a un elenco di collaborazioni per la verifica dei fatti in diversi Paesi, abbiamo la rimozione di “centinaia” di contenuti di disinformazione e – qui arriva il bello – circa 40 milioni di contenuti etichettati come fuorvianti. La rimozione è infatti punizione riservata alle violazioni più gravi: se un contenuto è semplicemente falso, viene mostrato un avviso. Funziona? Certo, ci avvisa Facebook: “Quando le persone vedono questi avvertimenti, il 95% delle volte non visualizzano il contenuto originale”.

Caspita, verrebbe da dire: una misura efficace al 95%. Purtroppo no. Ricordate i dati di prima, quelli sul centro informazioni? Dati curiosamente forniti senza percentuali, perché facendo due conti (cioè 350 milioni di persone che hanno fatto clic contro 2 miliardi persone che hanno visualizzato) viene fuori che circa l’82% delle persone non ha voluto saperne di più.
Quindi quel 95% pomposamente citato andrebbe messo in relazione con l’82% nascosto nella parte iniziale e che indica quante persone, nonostante un esplicito invito a documentarsi da una fonte affidabile, non si sono prese la briga di fare clic.

Ma non finisce qui: come sa chiunque abbia passato più di due minuti su Facebook, i fare clic non è l’unica azione possibile: uno i post li può infatti condividere, commentare e gradire (insomma, mettere mi piace o altri simboli del genere). Quanti, dopo aver visto l’avviso di una possibile bufala hanno commentato, condiviso o messo “mi piace”? Non si sa – e il fatto che il dato non venga riportato nel comunicato stampa, mi fa pensare che sia un numero molto meno incoraggiante.

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