Civiltà della carta

Difficile dire con esattezza che cosa, della nostra strana civiltà occidentale di inizio millennio, colpirà un eventuale storico di una altrettanto eventuale civiltà futura.
Forse il futuro studioso del proprio passato, ossia il nostro presente, sarà stupito dalla quantità di informazioni che avrà a sua disposizione. Se i suoi colleghi storici hanno il problema di cercare informazioni, lo studioso di questo scorcio di inizio millennio avrà il problema di selezionare. Produciamo una quantità immensa di informazioni: questo sito ha oramai superato da un po’ quota cento testi pubblicati, senza contare i commenti e, soprattutto, senza contare i milioni di altri siti uguali e più estesi che popolano la grande rete.
Sarà difficile, per il nostro storico, districarsi in questa marea di informazione, e forse guarderà con invidia i suoi colleghi, per i quali la scoperta di una nuove fonte è una notizia da festeggiare.
Ma forse ciò che il nostro storico non riuscirà proprio a spiegarsi non saranno le informazioni digitali, bensì quelle cartacee. A stupirlo non sarà la mole di software, bensì quella di hardware. Carta: fotocopie, certificati, appunti, pubblicità, contratti, assegni, bugiardini, opuscoli, buoni sconto, estratti conto, cartoline, biglietti di auguri, giornali, riviste, libri, scontrini. Si chiederà sconsolato: com’è possibile che una civiltà in grado di inventare i computer, internet e i telefonini, usi ancora, anni dopo queste invenzioni, fotocopiare i documenti per operazioni semplici come incassare un assegno?

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