Chiedere la fiducia

Ti fidi di internet?
Ti fidi di internet?

Mi sono imbattuto in un sondaggio secondo cui – pesco dei dati a caso – il 52,4% degli italiani si fida del TG1, il 49,2% di Report e il 53,9 di Striscia la Notizia e il 47,9 di internet.

A parte l’assurdità di mettere dentro un mezzo di comunicazione – internet, che poi sarebbe il web – con una trasmissione, la domanda “quanta fiducia nutre nei confronti di X” non misura l’effettiva fiducia che le persone nutrono nei confronti di X, ma un’entità astratta che chiamiamo ‘fiducia’ ma che non sempre è legata ad essa.

Mi spiego meglio: Tizio ha fiducia in Caio se quando Caio dice qualcosa Tizio gli crede. Grosso modo, perché poi c’è il problema dell’errore in buona fede eccetera. Comunque, la fiducia è un comportamento. Caio dice “piove” e Tizio si fida e prende l’ombrello; Caio dice “è sereno” e Tizio lascia l’ombrello a casa.
Tuttavia, se chiedi a Tizio “ti fidi di Caio” lui magari risponde di no, perché sa che è un burlone a cui piacciono gli scherzi. Però continua comunque a prendere o lasciare a casa l’ombrello a seconda di quello che Caio gli dice. O il contrario: “ti fidi di Caio?” “sì, mi fido” ma prende l’ombrello anche se Caio dice che è sereno perché, appunto, è un burlone.

Ti fidi di Report? 46 italiani su 100 dicono di no. Ma Report fa un servizio in cui dice che la luna è di formaggio, e forse anche qualcuno di quei 46 italiani ci crede. E forse qualcuno di quei 53 italiani che si fidano di Report non ci crede.

7 commenti su “Chiedere la fiducia

  1. Definirei la fiducia una presunzione di affidabilità che consente di evitare una previa verifica delle fonti cui attinge il destinatario della fiducia stessa.
    Se vado da un professionista e lui mi dice qualcosa, la fiducia fa sì che io gli creda senza che debba a mia volta controllare la correttezza delle informazioni ricevute, con gran dispendio di tempo e conseguentemente di danaro.
    Si tratta d’un meccanismo volto alla economicità dei traffici.
    Il sondaggio, forse, intendeva verificare il grado d’affidamento che le persone attribuiscono alle varie fonti d’informazione. Per essere significativo, avrebbe dovuto comparare i vari mezzi omogeneamente tra loro (TV, radio, carta stampata, internet, ecc.), piuttosto che mescolare mezzi (Internet) e singole trasmissioni diffuse tramite quei mezzi (TG1, Report).
    Purtroppo, ed è questo ancora il suo grosso limite, Internet viene percepito come un tutto indistinto, senza fare alcuna differenza, ad esempio, tra un blog di cialtroni (come Pontifex) e un altro serio (tipo Malvino).

  2. anch’io scrivo su internet, e ciò inquina irrimediabilmente il risultato;

    senza di me, la fiducia “in internet” sarebbe superiore al 99%. sicuramente.

    (che faccio, smetto?)

  3. C’è un altro aspetto che rende ambiguo il concetto di fiducia, ed è il fatto che tale fiducia non dipende solo dalla persona, ma anche da ciò su cui dovrei fidarmi. Se Caio mi dice che piove, e magari Caio manco lo conosco, l’ombrello probabilmente lo prendo lo stesso. Se il mio miglior amico, la persona di cui più mi fido per mille ragioni, mi dice che dietro quella porta c’è un drago verde… beh, parliamone.
    Più in generale la stessa persona può godere della mia fiducia in maniera diversa a seconda degli ambiti, sia per il fatto che quella persona possa essere, a mia fiducia, esperta in X, e sia per il fatto che di Y io non ne capisca nulla.

  4. @–>mlejnas

    Con estrema probabilità, la persona di cui ti fidi di più, non ti dirà mai che dietro la porta c’è un drago verde. Proprio per questo è la persona di cui ti fidi di più.
    Tra l’oggetto mediato e il mediatore, vige lo stesso rapporto che c’è tra i programmi di Piero Angela e Roberto Giacobbo e i rispettivi presentatori.

  5. Con enorme ritardo – ma come sa chi mi segue sui socialcosi sa che ho avuto da fare… – rispondo ai commenti.

    La fiducia è un tema complesso. Se vi fidate di un consiglio, c’è un libro in francese sul tema che sembra molto interessante: “Qu’est-ce que la confiance?” di Gloria Origgi. Non l’ho letto, ma ho letto altre cose dell’autrice per cui mi fido che il libro meriti.

    @lector:
    Il sondaggio fa casino tra mezzi di comunicazione e trasmissioni. E potrei aggiungere anche la firma, perché pur essendo la stessa testata, quando leggo sulla Stampa un pezzo di scienza firmato da “Claudio Gallo – Corrispondente da Londra” (il riferimento è a questo articolo) non mi fido, mentre se trovo un articolo di Silvia Bencivelli mi fido, eccome.

    “Presunzione di affidabilità che consente di evitare una previa verifica delle fonti cui attinge il destinatario della fiducia stessa” mi sembra una buona definizione di fiducia. Rimane il fatto di definirla nella pratica, guardando l’effettivo comportamento delle persone, non una domanda generica “ti fidi?”.

    @mlejnas: Sicuramente la fiducia non dipende solo dalla persona, ma anche dal tema, con tutte le variazioni del caso (sulle questioni mediche mi fido di un medico, non di un idraulico, ma quando si tratta di tubature il contrario). Però è anche vero che una persona di cui ho fiducia, se non sa nulla di idraulica o di medicina, non dovrebbe dispensare consigli in materia, o farlo premettendo di saperne poco.

  6. Se non sa nulla di idraulica o di medicina… secondo te! Magari lui si reputa un esperto! 🙂
    Ma più in generale è sempre possibile che un esperto di idraulica (secondo lui e secondo te) se ne esca fuori con qualcosa che ti sembri così assurdo che… be’, in quel caso non gli credi; o almeno non subito; o almeno prima vuoi vederci più chiaro, etc…

    Se già la domanda fosse stata sulla fiducia, chessò, sulla bontà di certi piatti, o sull’apprezzamento di certi film, allora avrei capito: non ci sarebbe stato ugualmente un valore “assoluto” del termine “fiducia”, ma il senso sarebbe stato chiaro: mi fido di tizio sui piatti se, in genere, abbiamo gusti simili; sui film se, in genere, ci piacciono gli stessi film…

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