C’era una volta… l’11 settembre e altre storie

“Non ci sono fatti, ma solo interpretazioni”: è la celebre sentenza di Friedrich Nietzsche che fa da fondamento ad ogni ermeneutica estrema e ad ogni relativismo.
Non ci sono fatti: tutto quello che si può dire è una interpretazione, una analisi o ricostruzione in una qualche misura arbitraria e criticabile.

I tragici eventi dell’11 settembre 2001 sono evidentemente anch’essi una interpretazione, non un fatto.

Rapporto ufficiale 11 SettembreSi può leggere il corposo dossier che ospita il sito luogocomune.net: vi sono raccolti tutti o quasi i misteri, le incongruenze e le stranezze della versione ufficiale.

Un’altra storia, un’altra interpretazione, è quella raccontata dal blog collettivo undicisettembre: una analisi complementare a quella di luogocomune.net, tutta tesa a smontare i dubbi e a mostrare la verosimiglianza di quello che i primi definiscono inverosimile.

Le edizioni Alet di Padova hanno pubblicato in Italia l’opera a fumetti di Sid Jacobson e Ernie Colón intitolata 9/11, e qui il gioco si fa ancora più interessante. Si tratta infatti della versione illustrata del rapporto ufficiale della commissione che si è occupata degli attacchi terroristici dell’11 settembre. Il racconto di un racconto, l’interpretazione di una interpretazione. Nietzsche sarebbe commosso.

Giulietto Chiesa è, in Italia, una delle persone più attive nel denunciare le menzogne sull’11 settembre. Non si senti comunque un sostenitore della tesi del complotto: chiede semplicemente la verità.

A proposito dell’11 settembre: chi è il complottista? Quello che accetta la versione ufficiale, secondo cui 19 spostati […] riescono a realizzare il 75% dei loro obiettivi (tre aerei su quattro) ammazzando circa 3000 persone e mettendo nel panico più totale la prima e unica superpotenza mondiale? Oppure quello che non crede a una tale fantasiosa, ridicola e insostenibile versione dei fatti e chiede, semplicemente, che gliene venga fornita una migliore, più credibile, corrispondente ai dati di fatto che si vanno accumulando ormai da cinque anni e non possono più essere smentiti?

Versioni ufficiali, racconti di versioni ufficiali, dubbi, complotti, confutazioni di complotti: non si può non concludere che non ci sono fatti, ma solo interpretazioni.

Cosa ha la versione ufficiale di diverso dalle altre storie? Può forse essere definita la verità, il fatto reale?
Sarebbe ingenuo pensare di possedere la verità, di possedere il punto di vista assoluto, di poter vedere la nuda e pura realtà. Ma sarebbe altrettanto ingenuo pensare che tutte le storie si equivalgano: affermare che le interpretazioni hanno un qualche grado di arbitrarietà non significa affermare l’equivalenza di fantasia e realtà.
La versione ufficiale ha dei buchi, dei punti oscuri: e allora? È una interpretazione, una storia, una ricostruzione: non è la verità, non è il fatto, ed è quindi normale che non sia completa. Ma è, molto probabilmente, la storia migliore che abbiamo.

7 commenti su “C’era una volta… l’11 settembre e altre storie

  1. Se con “storia” migliore che abbiamo si intendesse la questione dal punto di vista narrativo…
    altrimenti come storia intesa in termini di verosimiglianza e di plausibilità potremmo tranquillamente sostenere ch’essa contiene tanti e tanti di quei buchi che nessuno interessato ad avvicinarsi al vero la spaccerebbe come propria…

    Per il resto condivido con Nietzsche, di fatto l’approccio ermeneutico non può che essere il migliore per poter osservare con occhio disincantato e sincero; resta che la politica nell’11/9 è parte in causa, per cui Bush a differenza dello spettatore pantofolaio dovrebbe spiegare cosa sia successo, visto che i servizi di Intelligence sono finanziata coi fondi dei cittadini e invece continua a propinarci una balla dietro l’altra… a quando come disse G. Chiesa “una bugia migliore?”

    🙁

  2. hertz: di versioni, per fortuna, ne abbiamo tante; purtroppo molte sono solo fumo negli occhi (il blog undicisettembre ne fornisce non pochi esempi). Che poi ci siano dei segreti… è normale nel senso di usuale e forse è anche normale nel senso di giusto (un segreto non necessariamente è contro la legge).

    barrylyndon: non sono i buchi a preoccuparmi: le incongruenze sono inevitabili. Senza che ci sia alcun mistero o complotto, prova a ricostruire con chi abita con te cosa avete fatto tutte le serate di settimana scorsa: se riuscite a ricostruire tutto con orari precisi senza alcun dubbio o incongruenza, complimenti per la memoria.
    Quanto alla verosimiglianza: come disse Pirandello, la realtà non ha bisogno di essere realistica, le basta essere reale 😉

  3. cazzo, ivo, all’inizio mi ero spaventato… la conclusione mi ha rincuorato. è chiaro che ogni versione è una storia, però potevi mettere un po’ piuì in evidenza l’esistenza di proposizioni vere (do per scontato che tu, wittgensteiniano, non sia relativista). sono le proposizioni vere che ci interessano. e alcune interpretazioni sono proposizioni vere.

    ciao,
    nullo

  4. Non so se sono wittgensteiniano, e non so neppure se sono relativista; di sicuro non credo nelle verità assolute (vere a prescindere da tutto, ma come si può prescindere da tutto?) ma nelle verità relative (vere in un contesto e soprattutto sempre discutibili).
    Non sono un seguace dell’ermeneutica, giusto per citare un’altra corrente filosofica; non credo che tutto sia interpretazione, al massimo tutto quello che diciamo può essere interpretato ma non sempre lo è, e non è una differenza da poco.

    Ci sono proposizioni vere, ci mancherebbe altro. Però la loro verità non deve essere usata come una scusa per troncare la discussione (discussione non necessariamente nel senso di critica o negazione).

    Avrei potuto entrare più nel dettaglio sui complotti e i presunti buchi della versione ufficiale, ma non sono un esperto in materia e non mi piace ricopiare il lavoro altrui, soprattutto in internet, dove basta un clic per leggere altri siti.

  5. “Però la loro verità non deve essere usata come una scusa per troncare la discussione”

    questo proprio non lo capisco.

    io e te discutiamo del colore degli occhi di mia madre mentre aspettiamo che lei arrivi. finalmente mia madre arriva, e ‘scopriamo’ il colore dei suoi occhi. a me sta bene non troncare la discussione su mia madre, però preferirei non dover discutere più del colore dei suoi occhi, ma guardarli, visto che ce li abbiamo davanti

  6. Sono d’accordo: tua madre è lì con noi, possiamo guardarla negli occhi.
    Però l’11 settembre 2001 non c’è più, non possiamo essere lì quando i quattro aerei sono precipitati. E anche se fossimo lì, capire i motivi, i mandanti eccetera non è semplice come chiedere a tua madre di aprire gli occhi.
    Insomma, si hanno due verità diverse: la verità di un evento, tua madre che apre gli occhi, e la verità di un racconto, quello che è accaduto l’11 settembre.
    Quello che ho scritto va pensato per le verità del secondo tipo: se abbiamo due racconti, tu non mi puoi semplicemente dire “il mio è vero” e tanti saluti. Voglio discutere, anche se il mio racconto è tragicamente falso.

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