Attenzione: filosofi in libertà

Primo antefatto

Leggo una affermazione filosoficamente interessante e, per certi versi, inoppugnabile:

La parola era prima dell’uomo: la parola ha concepito l’uomo, gli ha dato un nome e una figura.
Tentiamo di capire come dalla parola è disceso l’uomo, poiché non ci sarà mai dato di capire come dall’uomo sia discesa la parola.

Giuseppe Sermonti, Il tao della biologia, Lindau, 2007, p. 44

Se non fosse per il paragone, filosoficamente discutibile e pure un po’ rozzo, tra “uomo” e “parola”, sottoscriverei questa affermazione.
Prima della parola che lo nominasse, l’uomo non c’era, non poteva esserci. Il passaggio dalla non parola alla parola, dal non linguistico al linguistico, è inesprimibile, perché appunto la parola non può dire ciò che viene prima di essa. Non che il passaggio inverso sia più semplice, come al contrario sembra suggerire la frase citata.
Questa frase, però, non si trova in un saggio filosofico: la si può leggere in un libro che l’editore definisce “condito da una notevole veste scientifica”.

Secondo Antefatto

Jerry Fodor ha alcune perplessità sulla psicologia evoluzionista. Non è ovviamente il solo, solo che Fodor, nell’approfondire le proprie perplessità, estende il discorso all’evoluzionismo in generale e affida i propri dubbi a un articolo, datato 18 ottobre 2007, apparso sulla London Review of Books: Why Pigs Don’t Have Wings.

Il Foglio di martedì 6 novembre 2007, segnalato da Malvino, titola: Attacco ai darwinisti poco evolutiIl caso Jerry Fodor, “ateo razionalista” che non crede alla selezione naturale e poi, a pagina 2: I dubbi sui dogmi neodarwiniani sono segno di onestà intellettuale e infine “Nulla (o quasi) di nuovo”, i darwinisti cercano di assorbire il colpo.

Filosofi in libertà

La razionale e legittima critica filosofia si ritrova qui imparentata con l’irrazionalità: per incomprensione, ambiguità o malafede la riflessione filosofica assume un ruolo antiscientifico che non dovrebbe e vorrebbe avere.

Questi e altri esempi mi spingono a chiedermi se vi sia una qualche responsabilità della filosofia.
Il filosofo dovrebbe cercare di vedere le cose da un altro punto di vista, ed è a questo punto evidente la stretta parentela con la follia. È necessaria una qualche cautela? È necessario fare attenzione ai propri, potenziali, lettori?

18 commenti su “Attenzione: filosofi in libertà

  1. “Non ci sarà mai dato di capire come dall’uomo sia discesa la parola”: che intenderà dire? Che non si può studiare scientificamente le origini del linguaggio? E perché?
    Quanto a Fodor, gli sarebbe servita la cautela di leggersi la letteratura scientifica rilevante, dato che si è fatto ridere dietro da tutti per la sua ignoranza (vedi un esempio). Non è questione di essere filosofi, ma di illudersi di potere dare contributi a un problema senza averlo studiato seriamente.

  2. Caminadella: Cosa intenda dire Sermonti, non lo so. Posso dirti cosa intendo io, ed è una cosa che non ha nulla a che fare con la ricerca scientifica ma con quella filosofica. È, diciamo, un problema di filosofia teoretica, come ho cercato di spiegare, brevemente e malamente, nel commento all’affermazione.
    Quanto a Fodor: le sue obiezioni (per quello che le ho lette) mi sembrano sensate, talmente sensate che già Darwin le aveva affrontate e risolte.

    Fabristol: non ho speso nulla: omaggio per recensione (noi umanisti non abbiamo i lauti stipendi di voi scienziati e ci si accontenta di libri omaggio 😉 ).
    La lettura è comunque gradevole, per quanto in un paio di punti mi sia dovuto fare violenza per non buttare via il libro…

  3. Pur reputandone complessivamente persuasivo l’impianto, confesso che inizialmente nutrivo qualche perplessità su alcune apparenti semplificazioni dell’evoluzionismo. Mi colpiva in particolare la tesi di Behe sulla complessità irriducibile, con i celebri paradossi ID della trappola per topi o dell’aereo che si assembla da solo.
    Migliori letture hanno contribuito, se non a dissipare il dubbio (essendo lo stesso metodico per formazione mentale), certo a ridimensionarne a livello del tutto trascurabile la portata.

  4. lector in fabula: la cosa divertente è che nessuno nega che vi siano problemi o che le cose non siano semplici e lineari come gli schemini evolutivi dei quotidiani: le critiche e i dubbi sono il motore della ricerca scientifica.
    Le critiche dell’ID sono in questo ingenue: si aspettano che una teoria scientifica sia compatta e linda, cosa che non è e non può essere…
    Come dici tu, basta poco e leggere i libri giusti…

  5. Sì, avevo intuito che con “parola” intendevi qualcosa di più vasto e sensato di ciò che diceva Sermonti. Per quello non capivo perché volessi associarti alla sua frase.

  6. Purtroppo per me devo dissentire anch’io sulla questione stipendi!

    A proposito di responsabilità e cautela.

    Tempo fa ho assistito a una conferenza di Telmo Pievani sul neodarwinismo di Dawkins e Gould. Raccontava che prima che Gould morisse, i due, antagonisti da una vita, avevano siglato un patto: con “quelli” (riferito ai sostenitori dell’ID) NON SI PARLA PIù IN SEDI ACCADEMICHE. E’ una questione di metodo, tra chi si autoimpone delle regole e chi quelle regole non le accetta, la dialettica è necessariamente falsata.

    Insomma, un filosofo può anche parlare della validità scientifica della teoria dell’evol., ma da lui non mi aspetterei grandi rivelazioni, né lo caricherei di grosse responsabilità, a meno che non sia uno specialista, come Pievani.

    Sempre Pievani raccontava che Dawkins credeva (sopratutto in passato) in una visione positivista dell’evoluzione, la intendeva come una specie di necessario progresso della biosfera, e che questa idea mandava in bestia Gould, il quale, al contrario “era più postmoderno” e sosteneva che evoluzione e progresso non coincidono se non nei nostri schemi mentali.
    Magari qua i filosofi si sentono più a loro agio.

  7. Per Ivo:
    A proposito dell’aneddoto raccontato da Ferrigno, mi pare fosse Carnap a citare Confucio, sostenendo che a parlare con uno sciocco gli sciocchi in realtà diventano due.
    Approfitto del tema per chiedere un’informazione bibliografica. Nell’ambito dell’evoluzionismo viene talora descritto un fenomeno accelerativo per il quale, a fronte del successo d’uno o più caratteri, il processo evolutivo in atto può subire un’apparente improvvisa convergenza verso una sorta d’ipotetico attrattore. Sperando d’essermi espresso in maniera corretta, gradirei ricevere un’indicazione su qualche testo, ragionevolmente divulgativo, che tratti dello specifico. Ti ringrazio caldamente per la cortesia. Ciao 🙂

  8. Tu domandi giustamente: “È necessaria una qualche cautela? È necessario fare attenzione ai propri, potenziali, lettori?”

    Io rispondo: semplicemente, è importante spiegare le cose per bene, in modo che la maggior parte dei tuoi lettori possa capirti. Devi assumere la buona fede dei tuoi lettori. Perché dalla malafede non c’è difesa preventiva possibile: una persona in malafede dotato di una buona dialettica e ben preparato può rovesciare qualunque argomento filosofico (o quasi). Con gli argomenti scientifici è più difficile; con l’interpretazione della scienza, invece, è più semplice di quello che si creda.

    Non ti crucciare!

  9. Caminadella: Perché volevo associarmi? Appunto perché la frase, filosoficamente parlando, è sensata, e mi sembra giusto dirlo: l’affermazione ha senso in filosofia, non in scienza.

    ferrigno: hai esposto alla perfettamente quello che secondo me è il giusto rapporto tra scienza e filosofia: è ovvio che il filosofo (come filosofo, se poi è anche scienziato il discorso cambia) non possa dire nulla sulla validità scientifica di una teoria, ma può, e deve, dire qualcosa sul senso e sulle interpretazioni.

    lector in fabula: il problema di Dawkins e Gould riguardo al confronto con i sostenitori dell’ID non riguarda tanto il dialogo tra idioti, ma, se non sbaglio, le trappole che questi tendono, tipo portarsi la claque che applaude ai loro interventi e fischia appena uno scienziato inizia a parlare…
    Per quanto riguarda la tua domanda: io non ne ho idea, magari qualcun altro sì, tra i lettori, sì.

    knulp: un pochino continuo a crucciarmi: se c’è poco da fare con la malafede, contro le ambiguità si può fare molto…

  10. Per pura curiosità e contravvenendo al tuo desiderio di usare la frase come semplice spunto di riflessione, mi potresti dire in che contesto Sermonti scrive quella frase?

    Se posso intuire, afferma qualcosa come: “La razionalità e la parola sorgono e irrompono con un salto qualitativo e non è sensato pensarle come lo sviluppo di qualcos’altro.”

    Ma potrei sbagliare: gli aforismi, come le ombre, li capisci solo se poggiano su uno sfondo.
    bye! Eno

    Ps: Ma anche questo è un aforisma… 😉

  11. io invece adesso mi aspetto qualcosa (appena la curia si sarà pronunciata) sulla “clonazione delle scimmie”- che per il 98.5% del tempo sono una cosa completamente diversa dall’uomo, ma quando serve ci si ricorda che se si può clonare un macaco si apre la via alla clonazione dell’uomo. soprattutto dell’uomo-macaco (dalle mie parti i nonni davano del “macaco” ai bambini esagitati e iperattivi)

  12. alex: Se non erro, tra uomo e scimmia vi è un salto ontologico e quel 98,5% significa poco, mancando in ogni caso la scintilla divina. In teoria, la curia può benissimo lasciar perdere e dedicarsi ad altro…

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