“Giocava al casinò con i soldi della società”, titola un quotidiano a proposito di un caso di appropriazione indebita. Dettaglio ribadito anche nell’attacco dell’articolo: “I soldi che sottraeva alla sua società li avrebbe usati per scopi personali. In particolare per giocare al casinò”.
Il filosofo che è in me non può non chiedersi – davvero, non è una domanda retorica –: cambia qualcosa, dal punto di vista valutativo, sapere che quei soldi sono stati utilizzati per il gioco d’azzardo? Li avesse spesi per comprarsi una casa o una collezione di libri antichi cambierebbe qualcosa nel nostro giudizio? Me lo chiedo sia dal punto di vista morale (quanto dobbiamo biasimare il ladro) che penale (quanto dura deve essere la pena da infliggere).