Fermare il tempo

Sono il felice possessore di un orologio chiamato Tempi Moderni, i cui grossi ingranaggi citano Charlie Chaplin nel bel mezzo della libreria.

L’altro giorno uno dei libri è caduto bloccando il movimento delle ruote dentate.
Siccome nulla accade per caso, il volume che ha fermato il tempo è  il Poema sulla natura di Parmenide:

Parmenide

Resta solo un discorso della via:
che “è”. Su questa via ci sono segni indicatori
assai numerosi: che l’essere è ingenerato e imperituro,
infatti è un intero nel suo insieme, immobile e senza fine.
Né una volta era, Nè sarà, perché  ora insieme tutto quanto,
uno, continuo. Quale origine, infatti, cercherai di esso?

Severino ne sarebbe contento.

Corvo della Nuova Caledonia

Il mio unico obiettivo in questo capitolo è mostrare che non vi è alcuna differenza fondamentale tra l’uomo e i mammiferi superiori per quanto riguarda le facoltà mentali.

Charles Darwin, Origine dell’uomo, 1871, capitolo II

Questo corvo della Nuova Caledonia (Corvus moneduloides), che non è neppure un “mammifero superiore”, non solo utilizza un pezzo di metallo per estrarre un contenitore pieno di cibo dal tubo, ma incurva il metallo per meglio agganciare la scatoletta:

Giù dalla poltrona

Out of the Armchair and into the Streets (giù dalla poltrona e nelle strade) è il titolo dell’Inno della Filosofia Sperimentale, movimento filosofico scoperto grazie a Caminadella:

La Filosofia Sperimentale, per gli amici X-phi, sembra una rivoluzione, e per certi aspetti lo è: mettere alla prova le proprie idee, evitando il passaggio dal “A me sembra così” a “Per noi è così”. Bruciare la poltrona e andare nelle strade a interrogare le persone. Continua a leggere “Giù dalla poltrona”

Umanesimo scientifico

Rudolf CarnapIl Circolo di Vienna non è passato alla storia per la sua riflessione etica e sociale. Ovviamente l’idea di fare piazza pulita della metafisica ha importanti implicazioni sulla vita, ma sono, per così dire, implicazioni negative: stabiliscono cosa non si può dire, ma non cosa di può, o si deve, dire.

Scopro, su Librescamente che, almeno Rudolf Carnap, aveva una visione indubbiamente positiva:

Penso che quasi tutti noi condividessimo come cosa ovvia, su cui non c’era pressoché bisogno di discutere, questi tre punti: in primo luogo, la concezione che l’uomo non ha protettori né nemici soprannaturali e che, pertanto, qualsiasi cosa si possa fare per migliorare la vita è compito dell’uomo stesso; in secondo luogo, la convinzione che l’umanità è in grado di cambiare le condizioni di vita in maniera tale che molte delle sofferenze attuali possono essere eliminate, e che la situazione esterna ed interna di vita dell’individuo, della comunità e, infine, dell’umanità sarà essenzialmente migliorata; in terzo luogo, la concezione che ogni azione deliberata presuppone conoscenza del mondo, che il metodo scientifico è il metodo migliore per acquistarla e che la scienza deve, pertanto, essere considerata uno degli argomenti più preziosi per il miglioramento della vita.

Continua a leggere “Umanesimo scientifico”

Gravità e Gravitazionismo

Alcuni secoli fa, in Inghilterra, esisteva un giornale, fantasiosamente chiamato The Newspaper, sul quale scriveva un cronista esperto in faccende religiose. Questo cronista teneva un diario che, come usava all’epoca, veniva stampato in parecchie copie e appeso lungo una lunga sbarra di metallo nei principali centri cittadini: come dicevano gli inglesi, veniva “messo on line”. Continua a leggere “Gravità e Gravitazionismo”

Recensioni Filosofiche

È uscito il numero di dicembre di Recensioni Filosofiche.

Numero particolarmente interessante: dai Dilemmi Morali di Carla Bagnoli, interessante testo recensito da Sarin Marchetti, all’intrigante Filosofia: Istruzioni per l’uso di Ermanno Bencivenga, recensito da Stefano Franceschini passando per Ottavia Spisni che scrive dell’ottimo manuale di logica di Francesco Berto Logica da zero a Gödel e Paul Watzlawick, Guardarsi dentro rende ciechi, recensito da Rodolfo Ciuffa.

Menzione a parte per la bella recensione di Francesca Rigotti a Maurizio Ferraris, La fidanzata automatica: assolutamente da leggere.

Creazione e redenzione

Lei e Lui sono tranquillamente seduti sul divano. Lui accende il televisore, giusto in tempo per sorbirsi alcuni secondi del TG2:

Lui: La barba di Darwin e il Dio di Michelangelo…Lei: Un titolo notevole, vero?

Lui: Efficace. Penso che anche Richard Dawkins sceglierebbe il Dio di Michelangelo, nel senso dell’affresco della Cappella Sistina, a una barba decisamente fuori moda. Continua a leggere “Creazione e redenzione”

Quattro secoli dopo

GalileoLa sala dell’Arciconfraternita del Museo Diocesano di Milano ha ospitato quattro serate dedicate a Galileo Galileo.
Il direttore del museo ha ricordato che quella sala, un tempo, era la sede dell’inquisizione. L’inquisizione che, poco meno di quattro secoli fa, costrinse Galileo ad abiurare, oggi lascia lo spazio a una riflessione sull’eresia della parola.

Non so dire perché, ma questo pensiero, più delle belle parole di Giulio Giorello, Sergio Givone e Aldo Giorgio Gargani, mi ha rallegrato. Per uno strano effetto, finito l’interessante incontro, ho sentito il bisogno di camminare e ammirare Milano: dal Museo Diocesano, in Corso San Gottardo, sono arrivato fino a Piazza Cavour: le colonne di San Lorenzo, via Torino, il Duomo, la Galleria, piazza della Scala, via Manzoni.
Milano a volte è una città terribile. Questa sera, non so dire perché, è stata adorabile.

In fila per tre

In fila per tre

Mi ricordo ancora quando, alle scuole elementari, la maestra ci spiegò come capire se un numero è divisibile per 2: se l’ultima cifra è pari, ossia se è 0, 2, 4, 6 oppure 8, il numero è divisibile, altrimenti no.
Mi era subito sembrata una regola ovvia: sommando in continuazione due posso ottenere, per le decine, le centinaia e così via, tutte le cifre che voglio, quindi posso tranquillamente ignorare tutte le cifre del numero tranne l’ultima.
Anche la divisibilità per 5 non mi sembrò difficile da comprendere: se l’ultima cifra è 0 oppure 5 il numero è divisibile, altrimenti no.
Poi la maestra ci spiegò come stabilire se un numero è divisibile per 3. Un numero è divisibile per 3 se lo è anche la somma di tutte le sue cifre.

Per funzionare, funziona: 567 (= 189×3) è divisibile per 3 e 5+6+7 = 18; 13705 non è divisibile per tre (13705 : 3 = 4568 con il resto di 1) e infatti 1+3+7+0+5 = 16.
Il problema è che a me tutto questo suonava misterioso e quasi magico.
Mi ricordo che immaginai la seguente scena. Un gruppo di matematici, tutti con una lunga barba bianca e lo sguardo spiritato, seduti intorno a un tavolo cercano una regola per la divisibilità per 3. Uno, quasi scherzando, dice «proviamo a sommare le cifre». Gli altri scoppiano a ridere e, per prendere in giro il collega, provano davvero a sommare le cifre di alcuni numeri, e scoprono che, dannazione, funziona! Provano con vari numeri e alla fine, dopo una giornata a fare somme, si arrendono: la regola è valida.

Non penso di aver esposto le mie perplessità alla maestra, che d’altra parte non riesco a immaginare cosa avrebbe potuto rispondermi.
Avrebbe potuto ricorrere al dogma: è così e basta, non fare domande. Oppure avrebbe potuto confondermi ancora di più le idee spiegandomi, ad esempio, la regola per capire se un numero è divisibile per 11: occorre vedere se la differenza tra la somma delle cifre pari e quella delle cifre dispari è un multiplo di 11 (16137 è divisibile per 11: (1+1+7)-(6+3) = 0). A questo punto non avrei più fatto domande.

Proseguendo gli studi non ho mai incontrato nessuno che mi fornisse una dimostrazione di questa cosa curiosa della divisibilità per 3, lasciandomi nel mistero più assoluto e, soprattutto, lasciandomi il dubbio che la scena immaginata anni prima non fosse poi così lontana dalla realtà: non si sa bene perché, ma funziona, e una regola che funziona ce la teniamo ben stretta!

Finalmente ho scoperto la verità. Se vi interessa, continuate a leggere. Continua a leggere “In fila per tre”

Demarketing

Se il marketing si occupa degli incrementi dei consumi, il demarketing si occupa, al contrario, del loro contenimento: fare demarketing significa scoraggiare l’acquisto di un determinato prodotto.

L’obiettivo è sempre lo stesso: aumentare i profitti. Il demarketing cerca di raggiungere questo obiettivo seguendo altre strade: scoraggiare le vendite di un prodotto significa, ad esempio, puntare sulla qualità (della merce, ma anche dei clienti) invece che sulla quantità, oppure favorire le vendite di un altro prodotto più redditizio, eccetera.

Un ottimo esempio di marketing e demarketing viene dalla Svizzera.

Marketing

Come vendere la Svizzera ai ricchi turisti occidentali?
Con un bello slogan, tanto per cominciare: «Svizzera. Semplicemente naturale».

Poi serve una bella idea. Ad esempio un concorso sugli avvenenti maestri di sci:

Scopri le mille meraviglie naturali della Svizzera. Come i paesaggi invernali stupendamente innevati. O le imponenti vette delle montagne. Oppure i nostri attraenti maestri di sci che trascorreranno volentieri una giornata sulla neve insieme a te. Qui scopri dove e come puoi incontrarli.

Demarketing

Come non vendere la Svizzera, ad esempio, a quei pezzenti dei nigeriani?
Ci vuole uno slogan efficace e comprensibile: «leaving is not always living» (in italiano: «partire non sempre significa vivere»). E uno spot, da trasmettere durante la partita di calcio Svizzera – Nigeria:

Conclusioni

Il demarketing funziona: dopo aver visto lo spot la mia opinione della Svizzera è cambiata, in peggio.
Tuttavia, temo di non rappresentare il target di questa campagna pubblicitaria voluta, è bene tenerlo presente, dall’Ufficio federale della migrazione.