Lo stile del disgusto

Rabbia, disgusto, paura… è normale che atti coma la pedofilia suscitino emozioni forti.
È, o almeno dovrebbe essere, un po’ meno normale lasciarsi trasportare a queste emozioni, augurando le peggio cose a chi è anche solo sospettato di questi atti e auspicando la reintroduzione di torture e pena di morte. Ma si sa che capita, soprattutto sui social media, per cui non mi hanno stupito i vari “bestia!”, “buttare via la chiave” e “castrazione!!!” a corredo della notizia di un processo per atti sessuali con fanciulli (questo il reato secondo il codice penale svizzero).

Quello che mi ha stupito è la persona che ha deciso di manifestare il proprio disgusto con una gif animata presa da un reality show:

Stigma virtuale

A me dispiace, per quel ragazzo di cui non ricordo il nome intervistato da non so quale emittente dopo i disordini di Milano.1
Dispiace non perché penso che sia innocente o un bravo ragazzo. Semplicemente, penso non meriti tutto quello che gli accadrà. E gliene accadranno, di cose.
E anche a lungo. Molto a lungo, perché i giornali che hanno riportato il suo nome non finiranno semidimenticati in qualche emeroteca come in passato, ma rimarranno accessibili come se fossero stati scritti ieri. Accessibili in tutto il mondo: pure al polo sud, i pinguini con lo smartphone potranno scoprire le sue gesta. Continua a leggere “Stigma virtuale”

  1. In realtà lo so, il nome dell’emittente, e pure quello del ragazzo. E anche se non li sapessi, basterebbe una breve ricerca online per trovarli. Ma non voglio. []

Aperti in sé stessi

È una di quelle espressioni in grado di abbattere la mia voglia di proseguire la lettura di un testo: appena leggo che le persone con lo smartphone sono “chiuse in sé stesse” ho l’impulso di lasciar perdere il resto; se poi queste persone “non si rendono conto della realtà che le circonda”, resistere è quasi impossibile. Continua a leggere “Aperti in sé stessi”

Il novello Principe

Per un altro verso, se è vero che in uno Stato democratico il pubblico vede il potere più che in uno Stato autocratico, è altrettanto vero che l’uso degli elaboratori elettronici, che si va estendendo e sempre piú si estenderà, per la memorizzazione delle schede personali di tutti i cittadini, permette e sempre piú permetterà ai detentori del potere di vedere il pubblico assai meglio che negli Stati del passato. Ciò che il novello Principe può venire a sapere dei propri soggetti è incomparabilmente superiore a ciò che poteva sapere dei suoi sudditi anche il monarca piú assoluto del passato.

Norberto Bobbio, 1981 (voce ‘Pubblico/privato’ nell’Enciclopedia Einaudi, ora in Stato, governo, società: Frammenti di un dizionario politico)

Certo, quello che Bobbio non poteva proprio prevedere era che i “novelli principi” non sarebbero stati governi di Stati sovrani, ma delle aziende private di nome Facebook e Google, e che le schede sarebbero state riempite di dati personali dai cittadini stessi; però l’idea che il passaggio citato sia stato scritto nel 1981 – quando i computer più avanzati erano fatti così – è comunque notevole.

Tu chiamale se vuoi emozioni

Il Corriere della Sera online – sulla scia di altri siti d’informazione – ha introdotto una sorta di “valutazione emozionale” delle notizie: per ogni articolo gli utenti possono stabilire se sono indignati, tristi, preoccupati, divertiti o soddisfatti. Continua a leggere “Tu chiamale se vuoi emozioni”

“Non capiscono internet”

Sono abbastanza nauseato dai sedicenti intellettuali della rete che, di fronte a una qualsiasi analisi o proposta politica o legislativa che non condividono e che riguarda internet, la condannano senza appello con la lapidaria sentenza “non capiscono la rete”.

Non perché non sia vero – sicuramente chi fa certe proposte ha scarse conoscenze della rete – ma perché quel “non capiscono la rete” mi risuona come elitario e inconcludente. Come se, invece di cercare le (presunte o reali) difficoltà, dicessero “noi conosciamo internet, noi conosciamo la rete, voi non potete neppure nominarla”.

Emoticon (quasi) per tutti

Tra le emoticon che Apple ha inserito nei suoi iPhone e iPad, ce ne sono alcune ‘di coppia’:

foto

Coppia eterosessuale senza figli; coppia eterosessuale con pargolo; coppia omosessuale maschile, coppia omosessuale femminile.
La parità si vede anche da queste piccole cose. Unico appunto: mancano le coppie omosessuali con figli.1

  1. E poi non capisco bene perché l’unico a portare i baffi è il maschio-padre. []

Io e gli Adobe DRM

Premessa

Quello che segue è il breve resoconto di una piccola disavventura personale con un libro elettronico ‘lucchettato’ con AdobeDRM. La parola chiave, qui, è personale: non è una riflessione generale né sul diritto d’autore, né sul sistema elettronico per gestire il diritto d’autore sviluppato da Adobe.
Quello che mi è capitato è probabilmente capitato solo a me, e non escludo che esistano soluzioni più semplici di quelle da me adottate.

Come leggo gli ebook

Sono il felice possessore di un iMac, un iPad e un Amazon Kindle.
Grazie allo schermo E Ink il Kindle è lo strumento di lettura migliore; lo schermo dell’iPad è meno riposante e leggibile, soprattutto in pieno sole, ma riesco comunque a leggere per diverso tempo senza stancare troppo gli occhi. Continua a leggere “Io e gli Adobe DRM”

Come cambia il web

Questo sito ultimamente ha subito un po’ di cambiamenti, ad iniziare dal dominio di primo livello – insomma, lestinto.it è diventato adesso lestinto.ch – e dalla grafica.
Ho comunque mantenuto invariati gli indirizzi dei vari articoli, senza cancellarne nessuno, anche se probabilmente adesso sono in disaccordo con quanto scritto anni fa.
Del resto, sono cose che ho pubblicato, come recita il pulsante, virtuale, che premo ogni volta che ho finito di scrivere. Ho resto pubblico qualcosa, e mi sembra giusto mantenerlo, anche se il pubblico in questione è formato da lettori potenziali che non diventano mai attuali. Continua a leggere “Come cambia il web”