Dio, Vitiello e i frigoriferi

Maurizio Colucci dedica parte del suo tempo alla nobile opera di diffusione, sul suo Novissimo blog, di alcune opere di Richard Dawkins e Sam Harris dedicate alla religione.
Entrambi gli autori hanno una posizione decisamente critica. Harris, in particolare, si sofferma sui danni e i pericoli della fede, anche quella moderata e laica. (Personalmente, credo che ad essere pericolose siano le persone, non le idee o le fedi).
A Malvino è piaciuto soprattutto un passaggio effettivamente molto interessante, che non si può non citare:

Immaginate che il vostro vicino creda di avere, sepolto nel suo giardino, un diamante grande come un frigorifero. Gli chiedete perché, e lui risponde: «Ma non capisci? Questo diamante dà alla mia vita un enorme significato». Oppure: «La mia famiglia va matta per le riunioni che facciamo in giardino cercando di scavare per tirarlo fuori ogni domenica. E tu ci vuoi togliere questa cosa?». Oppure immaginate che risponda: «Non vorrei vivere in un universo in cui non ci fosse un diamante nel mio giardino grande quanto il mio frigorifero». Per me è chiaro, immediatamente chiaro, che queste risposte sarebbero inadeguate. Profondamente inadeguate. Sono in realtà le risposte di un pazzo. O di un idiota. Eppure, prendete lo stesso identico ragionamento e trasportatelo nel campo della religione, e queste risposte hanno immenso prestigio. Anzi, fino a che non sostieni un qualche ragionamento di questo tipo, è impossibile per te essere eletto in una carica politica nel nostro paese.

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I mercanti e il tempio

Milano, stazione Lambrate. Mentre aspetto il tram noto un curioso manifesto pubblicitario:

Cristo è speranza per il futuro

Non è mia intenzione mancare di rispetto a chi ha fede in Cristo, però a me Cristo è speranza per il futuro ricorda molto Dash lava più bianco e Un diamante è per sempre. Un linguaggio pubblicitario che, sinceramente, mi pare quanto di più inappropriato ci possa essere.
C’è pure un sito internet: www.informacristo.org, nel quale si scopre che c’è di peggio:

Prova Cristo

Viene in mente la cacciata dei mercanti dal tempio (Gv, 2, 14-16).
Qui però bisognerebbe cacciare i sacerdoti dal mercato.

Il buono, il brutto e il cattivo

Bioetica segnala un interessante articolo di Sam Harris sul Boston Globe: “Do We Really Need Bad Reasons To Be Good?”, “Abbiamo davvero bisogno di cattive ragioni per essere buoni”?

L’autore, laureato in filosofia ed esperto di tradizioni religione occidentali e orientali, si interroga sul legame tra religione e moralità: è davvero necessario credere in Dio per essere buoni?
La risposta è, ovviamente, negativa (sorprende che qualcuno si prenda la briga di scriverlo sui giornali, ma forse in questa sorpresa si pecca di ingenuità). Continua a leggere “Il buono, il brutto e il cattivo”

Paradossi paradossali

George Edward Moore fu un importante, anche se poco noto, filosofo inglese. Le sue opere più famose sono Principia Ethica, edito nel 1903, e A Defence of Common Sense, pubblicato nel 1925.
Moore è soprattutto conosciuto per il concetto di fallacia naturalistica e per il paradosso che porta il suo nome. Continua a leggere “Paradossi paradossali”

Il mondo senza Dio

Etsi Deus non daretur, come se Dio non ci fosse.
Questo motto caratterizza la modernità, l’illuminismo, e infatti Benedetto XVI, da sempre critico nei confronti della modernità, ha in più occasioni proposto il capovolgimento di questo principio: anche i non credenti dovrebbero agire come se Dio ci fosse.
Del rapporto tra cristianesimo e modernità si occupa una puntata di Fiumi dell’Eden, la trasmissione della radio svizzera dedicata alle religioni. A discutere sul tema vi è, oltre al teologo e pastore valdese Paolo Ricca, il sociologo delle religioni Carlo Prandi, il quale propone una lettura diametralmente opposta a quella di Ratzinger.

La modernità, ossia l’agire in autonomia, come se Dio non ci fosse, non è in opposizione al cristianesimo, bensì la diretta conseguenza: è la religione cristiana ad aprire la strada alla modernità e al laicismo.
Questo passaggio avviene in due mosse.
La prima mossa è l’introduzione di una temporalità lineare, in opposizione alla visione circolare del tempo:vi è un inizio e, soprattutto, una fine e, banalmente, senza di essi non vi può essere progresso.
La seconda mossa è la caduta: Adamo viene cacciato dal paradiso terrestre, per l’uomo non c’è più l’Eden divino, ma un mondo autonomo, desacralizzato, nel quale deve agire. Da questa seconda mossa nasce la scienza, la grande conquista della modernità.

Questi elementi, tuttavia, caratterizzano anche ebraismo ed islamismo, religioni alle quali è difficile cucire addosso il motto etsi Deus non daretur, motto che è comunque difficile legare ai cristiani ortodossi.
Carlo Prandi, almeno nei limiti della intervista radiofonica, sembra aver identificato una condizione necessaria ma non sufficiente, e la domanda di base rimane aperta: cristianesimo e modernità, o fede e ragione.

Tecnica e religione

La religione nell’era della tecnica: è questo il tema di una interessante puntata della trasmissione Fiumi dell’eden, con intervista ad Emanuele Severino ed Umberto Galimberti.
Entrambi gli autori sono convinti che la relazione tra tecnica e religione non possa che essere conflittuale, e che alla lunga il vincitore del conflitto non potrà che essere la tecnica, anche se al momento la religione, o meglio la religiosità, sembra avere una certa reviviscenza.
La religione è dunque destinata all’eclissi?
Può essere. Intanto nasce Googlism, o la Chiesa di Google (The Church of Google), con tanto di Sacre Scritture, gli irrinunciabili dieci comandamenti e, ovviamente, la dimostrazione che Dio esiste e si chiama Google.
È chiaramente uno scherzo. Però uno scherzo sul quale riflettere.

Ringrazio Fulvia Leopardi per la scoperta della Church of Google.

Dubbi incomprensibili

Giuliano Ferrara, il noto giornalista italiano, è stato invitato al Meeting di Comunione e Liberazione del 2005. L’editore Solfanelli pubblica adesso il testo del suo intervento, insieme ad altri due saggi intitolati Noi “atei devoti” insofferenti del laicismo e In che senso e perché adesso Machiavelli deve convertirsi.

Il titolo del libricino è Non dubitare contro la religione laicista, in riferimento ad uno dei temi dell’ultimo capitolo: la necessitò di rinunciare al dubbio sistematico tipico dell’etica laica.
Questo è comunque solo uno degli aspetti della complicata analisi di Ferrara, il cui nodo principale è una lunga e accalorata critica a quello che si può chiamare laicismo ideologico.

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Quando il numero ha importanza

S’il n’y avait en Angleterre qu’une religion, son despotisme serait à craindre; s’il n’y en avait que deux, elles se couperaient la gorge; mais il y en a trente, et elles vivent en paix et heureuses.

Se in Inghilterra vi fosse una sola religione, ci sarebbe da temere il dispotismo; se ve ne fossero due, si scannerebbero a vicenda; ma ve ne sono trenta, e vivono felici e in pace.

Voltaire, Lettres Philosophiques, Lettre VI. Sur les presbytériens, 1733

E se lo stesso valesse non solo per l’Inghilterra, ma per tutti i popoli? E se non si limitasse alle religioni, ma anche, ad esempio, ai partiti politici?
Un solo partito: dispotismo; due partiti: guerra; trenta partiti: pace e felicità.

Troppo semplice?

Cronaca teologica

Helen Joy Davidman era una scrittrice ebrea, comunista e atea, almeno lo era fino alla fine degli anni ’40, quando avvenne la conversione al cristianesimo. Si sposò due volte: la prima con lo scrittore William Lindsay Gresham, la seconda con Clive Staples (C. S.) Lewis. Morì di cancro nel 1960, all’età di 45 anni.

Tutte le morti lasciano un vuoto, un vuoto che si riempie di dolore e che è impossibile da descrivere. Il secondo marito, C. S. Lewis, tenta questa impresa impossibile: prende un quaderno trovato per casa e inizia a scrivere, ad annotare, a tenere un diario del proprio dolore. Il risultato, pubblicato con lo pseudonimo di N.W. Clerk, è A Grief Observed, in italiano Diario di un dolore. Continua a leggere “Cronaca teologica”

Musica e spiritualità

Breve resoconto dell’incontro su Musica e spiritualità, tenutosi presso l’aula magna Università degli Studi – Milano Bicocca il 19 marzo 2006.

Il tema centrale dell’incontro, dedicato alla memoria di Alessandro Nangeroni, studioso e ricercatore di temi antropologici e religiosi, è la musica come linguaggio spirituale e quindi universale, segno di unione dei popoli. Gli organizzatori hanno giustamente pensato di inserire, tra un intervento e l’altro, degli interessanti momenti musicali e spirituali. Continua a leggere “Musica e spiritualità”