Coscienza laica

Marcello Pera viene intervistato da Barbara Jerkov per Il Messaggero:

A proposito di coscienza: il cardinal Bertone ha richiamato i cattolici a non rifugiarsi dietro alla libertà di coscienza a scapito dei valori.
«Purtroppo la libertà di coscienza è un’arma molto insidiosa, porta alla transazione su quelli che sono valori non negoziabili. […]»

Se per Bertone la libertà di coscienza è un rifugio, e ci può anche stare, per Pera si tratta addirittura di un’arma insidiosa. Roba da proibirne l’uso.

Certo che lei è un ben strano tipo di laico, se lo lasci dire presidente.
«Sono laico perché l’essere credente non dipende da noi, ma da una visita che ognuno di noi un giorno potrebbe ricevere. Credere invece nei valori che il cristianesimo ha portato nella storia, deve essere una fede di tutti».

Sono d’accordo: la fede non dipende da noi ma da una visita.
Quello che non ho capito è se, per avere fede nei valori che il cristianesimo ha portato nella storia, devo ricevere una visita da parte di Dio o di Bagnasco, il nuovo presidente della CEI.

Il potere dell’arte: da Dolce e Gabbana a Sanremo

Max Klinger, Della morte (seconda parte)

Prima riflessione

Sabato sono andato a Ferrara per visitare la mostra Il Simbolismo. Da Moreau a Gauguin a Klimt, a Palazzo dei Diamanti fino al 20 maggio 2007.

Per raggiungere la città si è deciso di evitare l’autostrada, noiosa e monotona, e di affidarsi alla provinciale che costeggia il Po: il viaggio si allunga, ma non diventa un semplice spostamento desideroso di trasformarsi in teletrasporto istantaneo. Arrivati a Ferrara, un lauto pranzo a base di salama da sugo e una visita del centro: il Castello Estense, la statua di Savonarola, la cattedrale. Si assapora il tessuto della città, scoprendo le strade volute dal duca Ercole I e realizzata da Biagio Rossetti.
Approfittando del biglietto combinato, si visita anche il museo Giovanni Boldini.
Purtroppo non c’è stato tempo per Palazzo Schifanoia e i suoi bellissimi affreschi. Continua a leggere “Il potere dell’arte: da Dolce e Gabbana a Sanremo”

Difesa della verità

Dal sito dell’UAAR:

La commissione per l’istruzione della Knesset, il Parlamento israeliano, ha ieri condannato il libro dello storico italo-israeliano Ariel Toaff «Pasque di sangue» e gli echi negativi che questo ha suscitato. La commissione, al termine di una discussione alla quale hanno preso parte alcuni deputati di diversi partiti e alcuni accademici, ha approvato con tre voti a favore e uno contrario una risoluzione di condanna formulata dal suo presidente, il rabbino Michael Melkior (partito laburista). «Il libro e gli echi che ha suscitato – afferma la commissione – hanno causato danni agli ebrei, alla professione di storico in Israele e alla verità scientifica per l’offesa alla verità che c’è nel libro e nei suoi echi». «Il libro – continua la commissione – non meritava di esser scritto e pubblicato e la Knesset e la commissione istruzione della Knesset condannano nel modo più fermo il libro e gli echi da questo provocati». La commissione infine chiede che si verifichi la possibilità di creare «un sistema di controllo scientifico perché non escano cose che sono del tutto contrarie alla logica umana, all’etica umana e alla verità scientifica».

Dire il falso, ossia in definitiva sbagliarsi, è offendere e danneggiare la libertà. Impedire ladiffusione di una idea, per quanto malsana e inopportuna, è invece onorare e difendere la verità.

Quando tutto ciò diventa tragicamente vero, vuol dire che c’è qualcosa che non va.

Dio, Vitiello e i frigoriferi

Maurizio Colucci dedica parte del suo tempo alla nobile opera di diffusione, sul suo Novissimo blog, di alcune opere di Richard Dawkins e Sam Harris dedicate alla religione.
Entrambi gli autori hanno una posizione decisamente critica. Harris, in particolare, si sofferma sui danni e i pericoli della fede, anche quella moderata e laica. (Personalmente, credo che ad essere pericolose siano le persone, non le idee o le fedi).
A Malvino è piaciuto soprattutto un passaggio effettivamente molto interessante, che non si può non citare:

Immaginate che il vostro vicino creda di avere, sepolto nel suo giardino, un diamante grande come un frigorifero. Gli chiedete perché, e lui risponde: «Ma non capisci? Questo diamante dà alla mia vita un enorme significato». Oppure: «La mia famiglia va matta per le riunioni che facciamo in giardino cercando di scavare per tirarlo fuori ogni domenica. E tu ci vuoi togliere questa cosa?». Oppure immaginate che risponda: «Non vorrei vivere in un universo in cui non ci fosse un diamante nel mio giardino grande quanto il mio frigorifero». Per me è chiaro, immediatamente chiaro, che queste risposte sarebbero inadeguate. Profondamente inadeguate. Sono in realtà le risposte di un pazzo. O di un idiota. Eppure, prendete lo stesso identico ragionamento e trasportatelo nel campo della religione, e queste risposte hanno immenso prestigio. Anzi, fino a che non sostieni un qualche ragionamento di questo tipo, è impossibile per te essere eletto in una carica politica nel nostro paese.

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Abiure antiche e moderne

Ramin Jahanbegloo, il filosofo iraniano imprigionato mesi fa per non meglio precisate attività  di spionaggio, è stato finalmente liberato.
Pare abbia riconosciuto i suoi errori, confessato le sue colpe e chiesto perdono.
Non so perché, ma notizie come questa mi ricordano qualcosa:

Io Galileo, fìg.lo del q. Vinc.o Galileo di Fiorenza, dell’età mia d’anni 70, constituto personalmente in giudizio, e inginocchiato avanti di voi Emin.mi e Rev.mi Cardinali, in tutta la Republica Cristiana contro l’eretica pravità generali Inquisitori; avendo davanti gl’occhi miei li sacrosanti Vangeli, quali tocco con le proprie mani, giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l’aiuto di Dio crederò per l’avvenire, tutto quello che tiene, predica e insegna la S.a Cattolica e Apostolica Chiesa. Ma perché da questo S. Off.o, per aver io, dopo d’essermi stato con precetto dall’istesso giuridicamente intimato che omninamente dovessi lasciar la falsa opinione che il sole sia centro del mondo e che non si muova e che la terra non sia centro del mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere ne insegnare in qualsivoglia modo, ne in voce ne in scritto, la detta falsa dottrina, e dopo d’essermi notificato che detta dottrina è contraria alla Sacra Scrittura, scritto e dato alle stampe un libro nel quale tratto l’istessa dottrina già dannata e apporto ragioni con molta efficacia a favor di essa, senza apportar alcuna soluzione, sono stato giudicato veementemente sospetto d’eresia, cioè d’aver tenuto e creduto che il sole sia centro del mondo e imobile e che la terra non sia centro e che si muova; Pertanto volendo io levar dalla mente delle Eminenze V.re e d’ogni fedel Cristiano questa veemente sospizione, giustamente di me conceputa, con cuor sincero e fede non fìnta abiuro, maledico e detesto li sudetti errori e eresie, e generalmente ogni e qualunque altro errore, eresia e setta contraria alla S.ta Chiesa; e giuro che per l’avvenire non dirò mai più ne asserirò, in voce o in scritto, cose tali per le quali si possa aver di me simil sospizione; ma se conoscerò alcun eretico o che sia sospetto d’eresia lo denonziarò a questo S. Offizio, o vero all’Inquisitore o Ordinario del luogo, dove mi trovarò.

Giuro anco e prometto d’adempire e osservare intieramente tutte le penitenze che mi sono state o mi saranno da questo S. Off.o imposte; e contravenendo ad alcuna delle dette mie promesse e giuramenti, il che Dio non voglia, mi sottometto a tutte le pene e castighi che sono da’ sacri canoni e altre constituzioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate.

Così Dio m’aiuti e questi suoi santi Vangeli, che tocco con le proprie mani.

Io Galileo Galilei sodetto ho abiurato, giurato, promesso e mi sono obligato come sopra; e in fede del vero, di mia propria mano ho sottoscritta la presente cedola di mia abiurazione e recitatala di parola in parola, in Roma, nel convento della Minerva, questo dì 22 giugno 1633.
Io, Galileo Galilei ho abiurato come di sopra, mano propria.

La morale di Oscar Wilde

Nella calda mattinata di una assolata giornata estiva, due persone percorrono di buona lena il sentiero di montagna che porta al passo di XXXXX.

Lui: Oggi fa molto caldo: forse era meglio rimandare a domani la passeggiata.

Lei: Cammina pigrone: voglio arrivare al passo per l’ora di pranzo. Ti concedo solo dieci minuti di pausa, ma non prima di mezz’ora.

Lui: Nessuno ci obbliga ad arrivare fino al passo: possiamo anche fermarci prima.

Lei: Zitto e cammina.

Quaranta minuti dopo.

Luiappoggiando lo zaino e sedendosi su una grossa pietra: Adesso ci riposiamo un po’.

Lei: Va bene

Proibito (Pillole BUR)Lui apre lo zaino e prende un libro e una bottiglia d’acqua, che inizia avidamente a bere.

Lei: Non bere tutta l’acqua! E non vorrai metterti a leggere: non possiamo fare una sosta di un’ora!

Lui: Va bene, lascerò un po’ d’acqua anche per dopo. E ho intenzione di leggere solo cinque minuti: ho acquistato ieri un libro che sembra molto interessante.

Lei: Come si intitola?

Lui: Proibito – La libertà di parola da Socrate a Nelson Mandela. Appartiene alla collana Pillole BUR: contiene alcuni testi di vari autori che hanno conosciuto, in un modo o nell’altro, la censura. Socrate e Gesù Cristo, ad esempio, condannati a morte per quello che hanno detto, oppure Nelson Mandela e Oscar Wilde, che finirono in carcere per le loro idee. Continua a leggere “La morale di Oscar Wilde”

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il proibire

Prima premessa.
L’Ucoii (Unione comunità ed organizzazioni islamiche in Italia) ha comprato una pagina pubblicitaria su Quotidiano Nazionale, Giorno, Resto del Carlino e Nazione del 19 agosto. Il contenuto della pagina è un delizioso parallelo storico tra Israele e il nazismo: Ieri stragi naziste – oggi stragi israeliane, Marzabotto uguale Gaza uguale Fosse Ardeatine uguale Libano.
Mohamed Nour Dachan, presidente dell’Ucoii, riconosce la durezza del linguaggio, ma dice che era “l’unico modo per far passare il messaggio alla gente altrimenti vittima di una informazione distorta, di un terrorismo mediatico” (Repubblica).
Innumerevoli le reazioni di sdegno e protesta; alcuni propongono di dichiarare fuori legge l’ucoii o almeno escluderla dalla consulta islamica.

Seconda premessa.
Il 28 luglio Mel Gibson è stato fermato dalla polizia per eccesso di velocità e guida in stato di ebrezza; durante l’arresto, l’attore si è lasciato andare a insulti antisemiti. Il giudice lo ha condannato a tre anni di carcere e un anno di terapia disintossicante dall’alcol.
La Anti-Defamation League ha duramente condannato la reazione di Gibson e, nonostante le scuse e i pentimenti, la carriera cinematografica dell’attore e regista è molto probabilmente terminata. Continua a leggere “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il proibire”

Colpo di testa

Breve riassunto dei fatti, a beneficio di quei pochi che leggeranno questo testo tra qualche settimana, quando tutta la questione si sarà, finalmente, sgonfiata.
Durante la finale dei mondiali di calcio, disputata da Italia e Francia, quando mancano pochi minuti alla fine dei tempi supplementari, il difensore italiano Marco “Matrix” Materazzi dice qualcosa, verosimilmente degli insulti, all’attaccante francese Zinédine “Zizou” Zidane e quest’ultimo reagisce colpendo il primo con una violenta testata.
L’arbitro non ha visto ma, una volta informato sembra da un assistente, espelle il calciatore francese.

Sui risvolti sportivi della vicenda non ho molto da dire: nella assoluta ignoranza delle usanze e dei regolamenti calcistici, mi astengo da qualsiasi opinione.
Sugli aspetti non sportivi, invece, si possono fare un paio di osservazioni interessanti. Continua a leggere “Colpo di testa”

Scritture e letture

Winston Smith è un normale impiegato in un normale ministero. Normale, ovviamente, è riferito all’inquietante futuro tratteggiato da George Orwell in 1984: Winston lavora infatti per il Ministero della Verità, e il suo lavoro consiste appunto nel preservare e diffondere la verità, ossia l’opinione di Big Brother, alterando libri e giornali. Continua a leggere “Scritture e letture”

Intervista a Popper

A volte, mettendo ordine nella libreria, ci si imbatte casualmente in qualche testo curiosamente attuale e interessante, del quale tuttavia ci si era quasi del tutto dimenticati. Saggi sulla tolleranza, a cura di S. Mendus e D. Edwards, una raccolta di scritti di vari autori sul tema della tolleranza, è uno di questi: scritto più di vent’anni fa, è forse una lettura più interessante adesso che negli anni ’80.
Uno degli autori è Karl Popper: immaginiamo una intervista impossibile su questo tema. Continua a leggere “Intervista a Popper”