Niente cervello

Al FestivalFilosofia di quest’anno ho avuto il piacere di seguire, in compagnia di alcuni amici, la conferenza dello psicologo e neuroscienziato Gerd Gigerenzer.
Riassumendo in due parole, è stata una interessante e convincente apologia delle decisioni intuitive, che secondo Gigerenzer funzionano meglio dei lunghi e complicati ragionamenti con cui a volte cerchiamo di sostituire le nostre impressioni e sensazioni.

Non metto in dubbio che, in diverse occasioni, il ragionamento, per quanto potenzialmente più preciso, sia troppo lento e troppo sensibile alla carenza di informazioni; non sono sicuro che queste situazioni siano così diffuse come Gigerenzer sembra pensare; sono invece convinto che giustificare agli altri le proprie scelte, almeno quelle pubbliche, e disporre di argomenti presentabili sia una buona cosa, anche se questa pretesa può portare le persone a scartate opzioni che, intuitivamente, reputiamo migliori delle alternative.

Ma a darmi più da pensare è stata una battuta dello studioso tedesco. Dal momento che gli sportivi professionisti giocano meglio quando non prestano attenzione alle proprie azioni, Gigerenzer consigliava ai tennisti in svantaggio di complimentarsi con l’avversario: “Oggi il tuo rovescio è imbattibile, come lo fai?”.
Mi sono chiesto: agire così è un imbroglio, qualcosa che i regolamenti dovrebbero proibire? Dopotutto, immagino che sia proibito distrarre l’avversario, ad esempio abbagliandolo con il riflesso del sole sulla racchetta o pagando uno del pubblico perché suoni una tromba durante la partita.
E ancora: immaginiamo che un giocatore, per evitare questo effetto, beva un particolare anestetico che addormenta unicamente alcune zone cerebrali “superiori”, responsabili del ragionamento cosciente, impedendogli così di meditare sui propri movimenti peggiorando il gioco. Questo anestetico, ammesso che possa esistere, sarebbe una sostanza lecita o illecita?