Io parlo. Io penso.

Lo Newspeak o Neolingua è il linguaggio immaginato da George Orwell nel suo romanzo 1984. Lo scopo che il regime si prefigge, attraverso l’introduzione di questa nuova lingua, è quello di rendere impossibile anche solo pensare atti di ribellione: il vocabolario e la grammatica di questo linguaggio sono infatti ridotte all’essenziale, e i pensieri eretici risultano quindi non solo proibiti, ma anche privi di senso.
L’assunto che muove questa invenzione di Orwell è che l’uomo pensa attraverso le parole e quindi che senza parole non si possono neppure avere i pensieri. Continua a leggere “Io parlo. Io penso.”

Tutta la verità

Che cosa è la verità?
La prima risposta, quella immediata e ingenua, è la corrispondenza con la realtà. Così recitano infatti quelle meravigliose opere non filosofiche che sono i dizionari: “rispondenza piena e assoluta con la realtà effettiva” (Devoto-Oli), “l’essere vero, caratteristica di ciò che è conforme alla realtà” (De Mauro).
Ovviamente il problema filosofico è solo spostato: cosa è la realtà? Come accertare quale è la realtà effettiva? Lo spostamento non è da poco: è la differenza tra l’affermare “Giulio Cesare non è morto cadendo da cavallo perché in realtà è stato assassinato” e “Giulio Cesare non è morto cadendo da cavallo perché così non è scritto nei libri di storia”. Continua a leggere “Tutta la verità”

L’orgoglio del pregiudizio

Pregiudizio è una parola con una brutta fama: avere dei pregiudizi è considerata brutta cosa, ed ancora più brutto è essere una persona piena di pregiudizi.
Tuttavia andando a leggere il dizionario, arbitro imparziale sulle questioni di significato delle parole, si scopre che il pregiudizio è semplicemente l’opinione non basata sulla conoscenza diretta.

È quindi chiaro che il pregiudizio è una necessità: non è possibile non avere pregiudizi. Continua a leggere “L’orgoglio del pregiudizio”

Origini

Il termine scarlatto, in origine, indicava un tipo di tessuto pregiato, forse una lana molto fine. Un tessuto così prezioso, ovviamente, veniva tinto impiegando esclusivamente materiali altrettanto preziosi: era quindi usuale vedere il tessuto color cremisi, ossia tinto con il raro estratto dell’insetto chermes.
Col tempo il termine passò dall’indicare un tessuto di colore indeterminato al riferirsi ad un colore specifico, quello che ancora adesso è chiamato rosso scarlatto. Continua a leggere “Origini”

Comprensione

Il filosofo tedesco Wilhelm Dilthey (nato nel 1833 e morto nel 1911) è noto, nei manuali di storia della filosofia, per la contrapposizione tra spiegazione e comprensione: all’interno del suo vasto progetto di critica alla ragion storica, le scienze umane si differenziano dalle scienze naturali proprio in questo: le prime comprendono, le seconde spiegano; le prime ricorrono ai concetti di valore e di significato, le seconde invece si limitano a cause e conseguenze; le prime richiedono una conoscenza interna dei fenomeni, le seconde una conoscenza esterna. Continua a leggere “Comprensione”

Negare l’evidenza

Commissariato di polizia. Una giovane ed affascinante signora entra e si rivolge all’agente di guardia.

Agente: Buongiorno, in cosa posso esserle utile?

Sofia: Buongiorno, mi chiamo Sofia e dovrei fare una denuncia. Continua a leggere “Negare l’evidenza”

Non credere ai propri occhi

Al mondo esistono solo due generi di cose: le sostanze e gli accidenti; se una cosa non è né l’una né l’altra, allora semplicemente non è una cosa, non esiste, è un non-ente.

Così argomentava Don Ferrante nei Promessi Sposi e, grazie ai suoi argomenti, dimostrava, sul finire del XXVII capitolo, l’inesistenza del contagio: la peste non si propaga, si manifesta. Non ha quindi alcun senso la prevenzione, come bruciare le vesti degli ammalati e rintanarsi in casa, essendo tutta una questione di cattiva influenza degli astri.
La storia è nota: alla fine il contagio vi fu, e Don Ferrante morì “come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle”. Continua a leggere “Non credere ai propri occhi”

Luce e ombra

L’oscurità nasconde: non sappiamo cosa c’è all’interno di una stanza buia. Qualsiasi cosa si trovi al suo interno, non viene vista, non è possibile conoscerla. Ma basta accendere la luce, illuminare il locale, perché tutto risulti chiaro e comprensibile.
Questo semplice evento è forse la migliore illustrazione della potente e diffusa metafora della luce come conoscenza contrapposta all’oscurità come ignoranza.

Platone è forse il primo ad utilizzare questa potente immagine evocativa: nel mito della caverna (Repubblica, libro VII), la fonte della conoscenza è appunto la luce, la brillante e purtroppo lontana luce del fuoco. Senza questa luce, che è l’idea del bene, gli uomini incatenati vivrebbero nell’oscurità completa, non vedrebbero e non conoscerebbero nulla; grazie ad essa vedono e conoscono, anche se, per colpa delle catene, la loro vista è limitata alle ombre, insoddisfacente via di mezzo tra la luce diretta e l’oscurità totale. Continua a leggere “Luce e ombra”

L’estintore di Feyerabend

Riassunto. Il mondo è una gigantesca Biblioteca di Babele. Occorre una guida per orientarsi e decidere quali libri conservare, quali leggere e quali, invece, bruciare.
La ricerca di questa guida è stata, finora, infruttuosa: Socrate e Cartesio non sono stati di aiuto. Mentre ci si apprestava a cercare la soluzione tra le pagine di altri importanti filosofi, un curioso individuo si è introdotto nella discussione: Paul Karl Feyerabend. Continua a leggere “L’estintore di Feyerabend”

Non ci credo, non ti credo

Cartesio invita a compiere un gesto all’apparenza semplice, in realtà terribilmente complesso: dubitare di tutto. La vera conoscenza non può che iniziare dal dubbio radicale e totale: immaginare che tutte le nostre conoscenze siano sbagliate, una mera illusione, un inganno.
La realtà potrebbe essere radicalmente diversa da quella che, intuitivamente, ci appare: il mondo potrebbe non esistere, il nostro corpo potrebbe essere molto diverso o, addirittura, potrebbe non esserci affatto.
Per quanto assurde possano sembrare queste ipotesi, occorre prenderle in considerazione, valutarle. Continua a leggere “Non ci credo, non ti credo”